Monza: la serie B, Bianchessi ed il rimpianto del silenzio, Galliani e le tre scimmiette giapponesi
Sacralità e profanità: due “habemus” a confronto

Invece no, il silenzio è stato interrotto. Purtroppo, aggiungo. Perché, dopo aver sentito le parole di Mauro Bianchessi, avrei preferito il silenzio. Perché il silenzio impedisce di dire cose senza il minimo senso logico e totalmente irrazionali come quelle dette ieri dal ds del Monza.
Dichiarazioni surreali e confusione gestionale
“Da domani mattina si parlerà col dottor Galliani per progettare un immediato ritorno in A. Apprendo da voi giornalisti che la società è in vendita, ma noi vogliamo fare una squadra forte”.
Credo che bastino queste poche parole per comprendere che le dichiarazioni sembrano battute di un film comico o di una rappresentazione del teatro dell’assurdo degli anni Cinquanta. Nella testa di chi ha un minimo senso della logica, il carro non si antepone mai ai buoi e le case non si costruiscono partendo dal tetto.
Come si può accettare di sentirsi dire che c’è un progetto se non si sa ancora nulla della nuova proprietà? E poi, in questo possibile nuovo assetto Galliani e Bianchessi saranno confermati?
Deduco che ci siano due possibilità:
La società sia già passata di mano (o manchi pochissimo) e i due siano stati confermati nei rispettivi ruoli.
Oppure che Bianchessi pecchi di ordine logico e cronologico e sia stato mandato allo sbaraglio in conferenza stampa da un Galliani ancora assente perché affascinato dalla rappresentazione delle tre scimmiette della cultura giapponese: in cui la prima non vede, la seconda non sente, la terza non parla.
Il peso del passato e la leggerezza del presente
Quel che possiamo fare oggi è prendere nota delle dichiarazioni e dei silenzi. Ricordando che gli anni berlusconiani nella storia dell’AC Monza sono stati quelli in cui si sono raggiunti i traguardi più elevati, quelli in cui il centro sportivo di Monzello e lo stadio Brianteo sono stati brillantemente ammodernati, quelli in cui la squadra biancorossa ha raggiunto il punto più alto della propria storia sportiva, diventando assoluta protagonista di una bellissima favola.
Ma, come spesso accade nella vita, sono bastati pochi mesi perché, scomparso Silvio Berlusconi, il Monza perdesse tutto il suo charme e tornasse nei ranghi. Niente di grave, ci mancherebbe. La serie cadetta è quella in cui il Monza si ritrova storicamente più presente e a suo agio. Ma c’è modo e modo di retrocedere, ed il Monza 2024/2025 ha scelto il peggiore: quello in cui abbondano irrazionalità e assurdità e scarseggiano buonsenso ed equilibrio.
Il rischio dell'oblio e la memoria corta
In meno di dodici mesi si è cancellato il lavoro di diversi anni. Un vero peccato perché, è bene ricordarlo, gli eventi più recenti sono quelli che restano in mente più nitidamente, mandando in secondo piano i momenti positivi più lontani.
Sarà difficile riavere quell’intensità di affetto che la città e la Brianza hanno avuto verso i colori biancorossi negli ultimi anni. So che questo non è il pensiero di chi siede nei piani alti di Monzello, ma nessuno mi farà mai accettare la tesi strampalata, fatta circolare ad hoc, che siano stati i tifosi ad abbandonare il Monza, piuttosto che una società che si è chiusa a riccio su sé stessa.
Meglio una verità dolorosa che una bugia comoda
Che bello se, tra qualche giorno, qualcuno finalmente ci dicesse cosa c’è davvero dietro l’angolo. Meglio tardi che mai. E meglio una verità che può far male che una bugia che illude. Paolo Corbetta