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Foto Unica Tv
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Credo sia inutile dire che molti di noi si sono addormentati sabato notte pensando che uno dei sogni sportivi più belli di sempre fosse già stato vissuto, ad occhi completamente aperti e prima ancora di coricarsi. Anzitutto perché il clamoroso successo del Monza sull’Inter a San Siro sarà ricordato come una delle pagine più indimenticabili nell’ultracentenaria storia della società biancorossa. Poi, la considerazione più importante a livello pratico, perché con i tre punti sui nerazzurri i ragazzi di Palladino suggellano la stagione quasi perfetta di una squadra debuttante in serie A, che si ritrova a otto giornate dalla fine del campionato con una salvezza virtualmente acquisita.

Mi piace pensare che ci sia un segno del destino nel Monza che “sbanca San Siro” (copyright La Gazzetta dello Sport). Non è infatti un caso che ci sia un chiaro marchio MB (Monza e Brianza) ad identificare questo successo, nel segno di un riscatto verso la grande Milano che, non solo calcisticamente, ha sempre guardato con rispetto  ma  con un certo altezzoso distacco alle vicissitudini delle nostre zone. Mi piace ricordare che il gol vincente sia stato realizzato da quel Luca Caldirola nato a Desio, che il capitano biancorosso Matteo Pessina sia un monzese doc al pari di quell’Adriano Galliani che è testa, anima e cuore della società di Monzello. E con un Di Gregorio, cresciuto nelle giovanili nerazzurre al pari di Caldirola, assoluto protagonista nel mantenere inviolata la porta biancorossa.

Come ha scritto l’ottimo collega Dario Crippa in un suo post, mi piace pensare che quei tanti bambini, oggi uomini, che qualche decennio fa venivano derisi per il tifo esclusivo verso un Monza che navigava tra Serie B e C, si prendano oggi la meritata rivincita. E mi piace pensare che, per questa prima esperienza nella massima categoria e in particolare per il successo alla Scala del calcio, possano gioire ed essere orgogliosi anche coloro che non ci sono più e che, quando erano in vita, hanno sempre dedicato tempo, amore e passione verso i colori biancorossi. Me li sono visti virtualmente tifare da lassù, come se fossero stati anche loro al terzo anello di San Siro, in mezzo a chi ha incoraggiato come sempre con calore e costanza i giocatori del Monza.   

Non ho volutamente commentato l’andamento del match con la squadra di Inzaghi. L’eclatante esito finale ha mandato tutto in secondo piano e deviato la mia analisi. Guardo oltre e penso ai vantaggi che questa salvezza virtuale può concedere. Nel programmare il futuro e nell’allestire il miglior Monza possibile per l’anno prossimo. Con un Palladino in panchina, verso il quale la società deve essere riconoscente. Sempre e comunque in minor misura di quanto il tecnico debba essere grato ad una dirigenza che ha creduto in lui da subito (“Palladino non è un traghettatore” la parole di Galliani lo scorso settembre alla sua nomina) nonostante la palese inesperienza.  

Paolo Corbetta