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foto AC Monza / Buzzi
foto AC Monza / Buzzi

Il Monza procede a piccoli passi, il pareggio a Verona muove la classifica, ma dietro vincono. La squadra di Palladino, sul balcone più famoso del mondo, racimola un punto solo, poco per quanto si legge dai numeri della partita. Dopo il pareggio casalingo con la Sampdoria, il Monza, fallisce a metà un altro scontro fondamentale per togliersi definitivamente dalla zona calda. 

Per la prima volta da un po’ di tempo Palladino conferma in toto l’undici della giornata precedente. D’altronde il detto “squadra che vince non si cambia” ha comunque un valore, seppur solo psicologico. La nota positiva di questi mesi è la condizione di Petagna, in casa degli scaligeri l’attaccante biancorosso mette in atto un’altra prestazione di grande spessore e qualità: tecnica ma anche fisica. Il 37 si conferma il faro dell’attacco biancorosso, una squadra che ha imparato a girare intorno alla propria boa.

Primo tempo 

Il Verona di Zaffaroni, grande ex della partita, e salutato caldamente dai brianzoli in trasferta, parte con il coltello tra i denti. La vittoria casalinga dello Spezia contro l’Inter mette pressione agli scaligeri che per credere alla salvezza sono costretti a cercare i tre punti. La bravura di Palladino, e dei suoi, è nel non cadere nella tentazione di seguire il Verona in una partita che si sarebbe potuta trasformare in un continuo ribaltamento di fronte. Solita pazienza e buona capacità di palleggio, arma in più di un Monza attento e maturo. Che Palladino abbia portato calma, gioco e molta fiducia lo si nota dall’atteggiamento in campo. Il Monza, quando la partita lo consente, tiene volentieri il pallone tra i piedi, obbligando la squadra avversaria a rimanere sempre concentrata. Infatti, il modo migliore per difendersi è, e rimane, mantenere il possesso della palla. La prima frazione scivola via con pochi pericoli corsi dal Monza, si conta una sola azione pericolosa del Verona. Ad attaccare i biancorossi fanno fatica, perché i padroni di casa sono bravi a rientrare non appena perdono il pallone. Il loro riferimento offensivo Gaich è il primo ad interrompere, con falli o meno, le ripartenze biancorosse. Le uniche due volte che il Monza arriva ad avere il mirino puntato sulla porta è quando il pallone passa dai piedi di Ciurria. In entrambe le occasioni, però, il Fante mastica il tiro non creando alcun pericolo a Montipò. 

Secondo tempo 

Il vantaggio, a sorpresa, per quanto visto, arriva dai padroni di casa. Un’azione fatta di rimpalli e quantomeno fortunosa. La bravura del Verona è quella di crederci fino all’ultimo quando la palla arriva sui piedi di Verdi che batte un incolpevole Di Gregorio. Goal che potrebbe tagliare le gambe, d’altronde quando si tiene per tanto tempo il pallone tra i piedi e poi ci si trova sotto nel punteggio non è mai bello. E’ facile cadere nella tentazione di alzare il ritmo, tagliare qualche giro palla e trovarsi irrimediabilmente in affanno. Palladino e i suoi, però sono capaci di pazientare, fino all’ultimo, basti guardare i pareggi ottenuti con Inter e Sampdoria. Il gioco riprende e la trama non cambia con il Monza che fa la partita. Il pareggio, di logica conseguenza arriva, e lo fa anche prima di quanto ci si potesse aspettare, dopo soli quattro minuti. L’azione del goal biancorosso è di pregevole fattura, la palla si muove con i tempi giusti ed inseguendo i corridoi che si aprono nella difesa veronese. Sembra tutto semplice, ma così non è. Inizia Sensi che dalla tre quarti trova Petagna in posizione di boa, il 37 apre per Caprari, posizionato al vertice dell’area di rigore. L’ex della partita ha la lucidità di aspettare l’arrivo del treno Carlos Augusto, che di prima ritrova Sensi a centro area, il 12 appoggia in rete e la magia è compiuta. Il Monza riesce anche a trovare la rete del vantaggio subito dopo, con una serie di rimpalli fortunosa Caprari si lancia in solitaria verso Montipò e lo batte con freddezza. Il tutto viene annullato per un tallone di Petagna in fuorigioco, il calcio in epoca VAR è anche questo. 

L’occasione più grande per i brianzoli arriva, ancora una volta, da un’ottima sponda di Petagna che trova Pessina. Il capitano mette maschera e sci ed inizia il suo slalom in area di rigore veneta, degno della discesa libera di Cortina. La sua conclusione, però, va di poco alta, tutto quel che di buono si è visto sfuma in un qualcosa che sarebbe potuto essere: una rete di grande qualità, ma che in realtà non è stata. 

Stefano Masi