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C'è poco da dire, il nome di Silvio Berlusconi resterà per sempre legato a quello del Milan, un binomio che per quasi trent'anni ha scritto pagine importantissime del calcio italiano. Ma oggi la storia è diversa, e Berlusconi si è da tempo congedato da Milanello per cominciare una nuova cavalcata in quel di Monza, dove nel giro di un lustro è riuscito a condurre la squadra per la prima volta in massima serie. Con lui, neanche a dirlo, il fedele compagno di una vita Adriano Galliani, artefice in egual parte di questo piccolo grande miracolo sportivo costruito mattone dopo mattone.

 Non sono mancati gli ambiziosi proclami dirigenziali nella frenetica estate dell'atteso debutto tra i grandi, vissuto da Berlusconi e Galliani con l'emozione di un bambino al suo primo giorno di scuola, senza dubbio insolito per chi è stato capace di vincere praticamente tutto nei decenni precedenti, lasciando soltanto le briciole agli avversari. E così che a Monza, distante una manciata di chilometri dalla caotica Milano, si è ricostruita quella magica atmosfera che aveva fatto sognare il popolo rossonero tra gli anni ottanta e la fine dei duemila, un incantesimo che tra le mura del Brianteo ha ripreso vita a dispetto delle critiche di chi pensava impossibile fare calcio ad alti livelli nella ridente Brianza

È per questo motivo che il confronto tra quel Milan e questo Monza è tutt'altro che sacrilego. La sfida di oggi non sarà un semplice amarcord, il presente contro passato per Silvio e Adriano, ma rappresenterà la consapevolezza di aver fatto la storia in due realtà così diverse ma allo stesso modo ambiziose ed estremamente complesse. Perché se da un lato ci sono fior fior di coppe dall'altro c'è una squadra che magari trofei non li vincerà mai, ma che è riuscita ugualmente a regalare un sogno che per più di cent'anni i padri e i nonni della Brianza hanno solamente accarezzato.

 Si parla di scudetto, di un più concreto piazzamento europeo, ma Berlusconi e Galliani il traguardo più grande a Monza l'hanno già raggiunto: hanno permesso a migliaia di Bagaj  piangere, soffrire e gioire nelle curve di Serie A, una chimera trasmessa di generazione in generazione fino allo spezzarsi di quella che sembrava un'interminabile maledizione. Non è già questo un successo capace di pareggiare tutti i trofei vinti in rossonero? Una città intera dice di sì.