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Nel calcio italiano esistono etichette che accendono il dibattito più di una classifica. Una di queste è quella di campione d’inverno, una definizione che accompagna da sempre il racconto della Serie B e che spesso divide tifosi e addetti ai lavori. C’è chi la considera un segnale forte, quasi una proiezione di ciò che verrà, e chi invece la relega a semplice fotografia di metà stagione.

Il fascino di questo traguardo sta proprio nella sua ambiguità: può essere un trampolino o un’illusione. La storia del campionato cadetto nelle ultime 10 stagioni, fatta di rimonte, crolli improvvisi e colpi di scena, insegna che nulla è davvero scritto a gennaio.

Analizzare i precedenti, però, aiuta a capire se il primato al giro di boa abbia un reale peso specifico o se resti solo una soddisfazione statistica. Ed è proprio dai numeri che emerge un quadro meno scontato di quanto si possa pensare.

Tifosi Monza a Modena

Serie B e campione d’inverno: chi è in corsa nel 2025/26

Manca una sola giornata in Serie B per decretare il campione d’inverno e la corsa resta apertissima. In lizza ci sono Frosinone, Monza e forse anche Venezia, con diverse combinazioni ancora possibili. Gli arancioneroverdi, in particolare, possono ancora agganciare i ciociari a quota 38 punti e sfruttare eventualmente lo scontro diretto favorevole e la differenza reti.

Il titolo di campione d’inverno in Serie B incorona la squadra che chiude al comando il girone di andata, ma non assegna alcun vantaggio regolamentare. È un riconoscimento simbolico, che però spesso viene letto come un indizio sul destino della stagione. Ma i precedenti raccontano una realtà più complessa.

Campione d’inverno e promozione in Serie A: i precedenti

Negli ultimi anni, il titolo di campione d’inverno ha avuto esiti molto diversi. Un esempio virtuoso è quello del Sassuolo, che nella scorsa stagione ha chiuso l’andata a 43 punti e ha poi confermato il primato fino al termine, a quota 82, conquistando la promozione in Serie A da primo assoluto.

Non sempre, però, il copione è lo stesso. Emblematico (e come dimenticarlo?!) il caso del Pisa 2021/22: nerazzurri campioni d’inverno con 38 punti, ma terzi a fine stagione a quota 67, superati dal Lecce e costretti ai playoff, persi in finale proprio contro il Monza.

Nel 2018/19 il Palermo dominò l’andata con 37 punti, ma chiuse secondo dietro al Brescia e fu poi travolto da una pesante penalizzazione per illecito amministrativo, che lo escluse dai playoff e lo fece precipitare fino alla Serie D. Stesso epilogo amaro anche nel 2017/18, ancora con i rosanero campioni d’inverno ma sconfitti nella finale playoff dal Frosinone.

Andando più indietro, nel 2016/17 l’Hellas Verona chiuse davanti a tutti il girone di andata, ma la SPAL ribaltò la classifica vincendo il campionato; i gialloblù salirono comunque in Serie A da secondi. Situazione simile per il Cagliari 2015/16: primato d’inverno, ma titolo finale al Crotone, con promozione diretta comunque centrata.

Non mancano però i casi in cui il campione d’inverno in Serie B ha confermato tutto: il Parma 2023/24, il Frosinone 2022/23, l’Empoli 2020/21, il Benevento 2019/20 e lo stesso Sassuolo hanno trasformato il primato di metà stagione in una vittoria finale.

Il bilancio parla chiaro: nelle ultime dieci stagioni prese in analisi, il campione d’inverno è salito in Serie A almeno sette volte, ma solo in cinque casi ha chiuso il campionato da primo. Un segnale incoraggiante, ma non definitivo.

Serie B, il titolo d’inverno tra illusione e realtà

La morale è evidente: il campione d’inverno in Serie B rappresenta un buon auspicio, non una sentenza. Il girone di ritorno può cambiare tutto, tra cali di rendimento e l’incognita dei playoff. In un campionato così lungo ed equilibrato, il vero traguardo resta quello di primavera.