Massimo Moratti: ‘Berlusconi mi voleva sindaco’. E poi svela tutto su Milan e Inter...
“Mi disse: ‘Davvero con la sinistra?’”. Moratti racconta aneddoti e rispetto per Berlusconi, tra politica, calcio e la scelta di vendere i club

Moratti descrive il legame con Berlusconi come caratterizzato da simpatia reciproca e stima, pur in presenza di visioni politiche e personali molto diverse. Anche Berlusconi, racconta, gli propose un coinvolgimento politico, come già aveva fatto qualcun altro in passato, ma la risposta fu negativa. Moratti sottolinea di aver sempre ammirato la vitalità e la genialità dell'ex patron rossonero.
Un rapporto di simpatia, anche lui mi chiese di fare il sindaco. Mi disse: “Ma dove vai, con quelli lì? Davvero? Con la sinistra?”. Rinunciai pure quella volta, con una dichiarazione la sera stessa. Ecco: un buon rapporto. Due modi di vivere la vita, due modi diversi, ma ho ammirato la sua vitalità, la sua genialità
Le divergenze non scalfirono la correttezza
Nonostante le idee differenti, Moratti ricorda una rivalità improntata alla lealtà e alla correttezza. Entrambi, dice, hanno dato molto per le rispettive squadre. Unico dettaglio su cui mostra scetticismo: l’idea che Berlusconi potesse davvero tifare per entrambe le squadre di Milano.
Di grande lealtà e correttezza. Entrambi abbiamo dato tanto per il bene dei nostri colori e malgrado avessimo idee diverse la simpatia reciproca non era in discussione. Anche se non gli ho mai creduto quando diceva di tifare per entrambe le squadre di Milano…
Le cessioni di Inter e Milan: una scelta condivisa
Sia Moratti che Berlusconi decisero, a un certo punto, di cedere le loro società. Una scelta dettata da ragioni economiche, dovuta all’esplosione dei costi e al disallineamento tra passione e ambizione. Entrambi optarono per aprire la strada a proprietà internazionali. Moratti, tuttavia, resta convinto che una guida familiare sia più chiara e funzionale, anche per una squadra che deve vincere.
Ragioni economiche. Abbiamo visto, tutti e due, l’esplosione dei costi e una passione che non teneva il passo delle ambizioni. Ho sempre pensato che fosse giusto cedere a società internazionali. Adesso si preferiscono i fondi: però, diciamolo, un gruppo familiare, una proprietà precisa, sono comunque un punto di riferimento più semplice, anche per la squadra che deve vincere le partite.

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