Morgan, a Monza arriva la svolta: la decisione del giudice dopo anni di accuse
L'artista è stato assolto: la decisione chiude la lunga vicenda legata allo sfratto del 2019 e alle frasi pronunciate in quei momenti di forte tensione
L’universo culturale legato alla città di Monza continua a richiamare l’attenzione pubblica anche quando al centro non c’è la musica, ma vicende personali che hanno segnato un artista molto conosciuto sul territorio. Le dinamiche giudiziarie, soprattutto quando riguardano figure note, diventano spesso terreno complesso da raccontare, tra carte processuali, ricostruzioni e testimonianze dirette.
In questo scenario, i risvolti umani si intrecciano con gli aspetti tecnici, offrendo una fotografia che non si limita al fatto, ma tocca emozioni, contesti e percorsi personali.
Il caso in questione ha coinvolto non solo un musicista legato a Monza, ma anche un momento che lui stesso ha definito profondamente doloroso.
Ed è proprio durante quel frangente che si sono originati i comportamenti finiti al centro del giudizio.

Assoluzione Morgan dopo processo per oltraggio a pubblico ufficiale
La vicenda giudiziaria che aveva portato Morgan (nome d'arte di Marco Castoldi), cantautore monzese di 52 anni, a processo per oltraggio a pubblico ufficiale si è conclusa con l’assoluzione da parte del Tribunale di Monza. L’imputazione riguardava quanto accaduto nel 2019 durante lo sfratto dalla sua abitazione di via Adamello, nel corso del quale – secondo l’accusa – l’artista avrebbe rivolto agli agenti della Polizia di Stato epiteti come «mostri, ignoranti», «boia» e «becchini». La Procura aveva chiesto una condanna a nove mesi, mentre il suo avvocato, il monzese Roberto Iannaccone, aveva sostenuto che il musicista non avesse riconosciuto quegli uomini come poliziotti poiché in borghese.
Morgan, in aula, aveva ribadito: «Quel giorno ero in grande sofferenza psicologica. Quelle persone non le avevo identificate come poliziotti perché non si erano qualificate come tali, non erano in divisa, e uno di loro mi riprendeva con una telecamera in mano». L’artista aveva spiegato che quella casa non era solo un’abitazione, ma «il suo studio di registrazione e fonte di ispirazione di una vita». Altre espressioni contestate, come «mostro», sarebbero state rivolte, secondo la difesa, all’acquirente dell’immobile e non agli agenti. L’ufficiale giudiziario, destinatario dei termini «boia» e «becchino», avrebbe semplicemente chiarito di svolgere il proprio lavoro, al che l’artista aveva aggiunto: «A quel punto io gli ho detto che in pratica era come un boia, un becchino».
Morgan aveva inoltre definito il proprio linguaggio «sarcastico, burlesco, ironico, teatrale», citando anche Pier Paolo Pasolini quando parlò dei «poliziotti figli di poveri», pur ritenendo che gli studenti universitari del 1968 fossero dalla parte della ragione. Nessuno dei tre agenti si era costituito parte civile per il risarcimento.
Sfratto Morgan da Monza nel 2019 e la vicenda giudiziaria
Il procedimento si inseriva nella cornice del pignoramento avviato dall’ex compagna Asia Argento per il mancato pagamento degli alimenti della figlia. La giornata dello sfratto fu particolarmente movimentata: davanti alla palazzina si radunarono curiosi, giornalisti e sostenitori. In quel contesto, l’artista disse di trovarsi «in uno stato di profonda sofferenza nel lasciare quella che era non solo la mia casa, ma anche il luogo di lavoro, dove avevo lo studio di registrazione e i miei strumenti».
Il giudice Valentina Schivo ha stabilito che non vi fu oltraggio a pubblico ufficiale, condividendo la linea difensiva secondo cui l’artista non sarebbe stato in grado di identificare come agenti persone prive di segni distintivi. Morgan è attualmente coinvolto anche in un diverso procedimento davanti al Tribunale di Lecco per stalking e diffamazione nei confronti della cantante brianzola Angelica Schiatti, nel quale ha recentemente versato un assegno di 100mila euro come offerta risarcitoria.



