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Fulvio Pea
Fulvio Pea

Intercettato dai microfoni di Monza-News, l'ex allenatore dei biancorossi, attualmente direttore tecnico della nazionale albanese, Fulvio Pea ha parlato dell'attuale momento del sodalizio brianzolo. Queste le sue parole. 

Il Monza ambisce a diventare una big del calcio italiano. Crede che il percorso di crescita intrapreso dalla famiglia Berlusconi potrà portare i biancorossi in Europa nel prossimo futuro? 

"Decisamente sì, la proprietà ha sempre mantenuto le promesse fatte. Parliamo di una società forte che in queste stagioni ha dimostrato di conoscere a menadito il gruppo di lavoro, migliorandolo e puntellandolo per dare la possibilità alla piazza di giocarsela contro tutti". 

Galliani e Berlusconi hanno vinto la loro scommessa con Palladino, come già successo con Sacchi e Capello ai tempi del Milan. Se il futuro di Palladino dovesse essere lontano dalla Brianza, affiderebbe la panchina a un giovane emergente o a un tecnico affermato? 

"Chi ha gestito fino a oggi il Monza ha fatto un grande lavoro, non credo abbiano bisogno dei miei consigli. Credo che la dirigenza brianzola abbia esperienza e qualità sufficienti per mettere la persona migliore al posto giusto. Sono certo che in futuro il Monza riuscirà a raggiungere anche l'Europa, se possa accadere già quest'anno purtroppo dipende da fattori esterni" 

A Monza è esploso in questa stagione Carlos Augusto, sempre più oggetto del desiderio delle grandi del calcio. I brianzoli dovrebbero provare a trattenerlo per fare il salto di qualità o la sua cessione potrebbe consentire alla società di investire sul mercato? 

"Non penso che la proprietà abbia bisogno di incassare per fare un nuovo mercato in estate. Credo invece che il Monza, per come è organizzato, possa essere un ottimo trampolino di lancio per giocatori che vogliono rilanciarsi o per giovani che desiderino proporsi al grande calcio. La cessione di Carlos Augusto potrebbe starci benissimo per le strategie future del club". 

Lei ha lavorato con gente come Mourinho, Marotta, Paratici e tanti altri. Cosa e quanto le hanno insegnato queste esperienze? 

"Sono stato molto fortunato a lavorare con diversi pezzi da novanta del mondo del calcio. Mi hanno dato tanto dal punto di vista umano e tecnico. Quando affianchi o vedi da vicino persone con quelle capacità oltre a rimanerne affascinato nel loro modo di lavorare ti attira anche qualcosa dal punto di vista tecnico, poi ovviamente tutto dipende dal contesto in cui ti ritrovi a operare. Nel senso che, se tu vedi allenare Milito non è la stessa cosa quando ti ritrovi ad allenare giocatori di altre categorie, come è successo a me per esempio. Sono esperienze che sicuramente mi hanno lasciato qualcosa ma spesso quel qualcosa non sono riuscito utilizzarlo vista data differenza tra i club dove hanno lavorato loro e quello dove ho lavorato io". 

A Monza è stato artefice di un'impresa sportiva senza precedenti. Avrebbe mai immaginato un futuro così roseo per il club? 

“No. Quello che abbiamo vissuto nell'annata 2014-2015 è stato veramente un colpo basso dal punto di vista sportivo. Il presidente che c'era prima aveva fatto molto bene negli anni precedenti, ciò che è successo è stato qualcosa di grosso che ha condizionato la vita di questo ex presidente. Però, come si suol dire, quando si chiude una porta si apre un portone. Di fronte a un fattaccio così negativo, si è spalancata la chance più grande della storia del Monza”.