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"Basta poco
A fare bella figura
Basta poco
Basta esser buoni la domenica mattina"

È la realtà di questa vita, cantava Vasco Rossi nel suo omonimo pezzo, riproduzione dell'anafora e di un modello fondato sulla ripetizione. 
A come i tre campionati in massima serie, B come “basta poco a scendere in cadetteria.

Sono le 16.49 del 4 maggio 2025 e con lo 0-4 subito dall'Atalanta, il Monza saluta la Serie A. Game Over, B Side. 
"Arrivederci Amore, ciao", tanto per citare il titolo dello splendido noir di Michele Soavi, un saluto alla categoria faticosamente raggiunta dopo 110 anni di storia e abbandonata nel giro di 36 mesi. L'amore, invece, quello dei tifosi, è sempre più grande. 
Una retrocessione che profuma di addio, anche se il direttore Bianchessi - a sorpresa - nella conferenza a fine gara precisa che l'intenzione è quella di “costruire una squadra forte, molto forte” per centrare la promozione.

Nella prima domenica di maggio, tra sole e nuvole, il Monza esce di scena nel modo peggiore possibile, incamerando una rovinosa debacle e 4 gol al passivo. Tutto ampiamente prevedibile, in linea con la stagione. E a fine gara, l'assenza di lacrime racconta esattamente il prosciugamento emotivo dei giocatori, in pochi davvero toccati dalla situazione. 
Per molti, o forse tutti, in un clima di rassegnazione generale, il triste epilogo rappresenta una liberazione, la fine di una sofferenza che è durata troppo tempo.

In campo, last but not least, le solite sviste, una sequela imprecisioni, letture inesatte, equivoci negli interventi, cantonate tecniche, malintesi, disordine tattico, crollo mentale e una tremenda fatica a esprimere il gioco in fase offensiva. Eppure i margini per incidere erano tutt'altro che risicati, con un'Atalanta dal baricentro alto e permissiva nel concedere spazi in ripartenza. Ma come in tutto l'arco del campionato, in biancorossi riescono a distendersi in transizione ma non capitalizzano, infrangendosi sul portiere avversario o concludendo a distanza dai pali.

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Samuele Birindelli in azione - Foto: E-Mage Studio

Spazi aperti, Atalanta cinica

"Che cos'è la difesa? Difendere è una questione di quanto spazio devo difendere. Tutto ruota intorno ai metri, tutto qui."

È sempre Johan Cruijff a puntualizzare il discorso e a ricordare che nel calcio è tutta una questione di spazi, da difendere e da attaccare. 

La posizione dei giocatori è il mezzo per mettere in crisi le retroguardie. Con gli esterni in massima ampiezza, le squadre costringono gli avversari a difendere una zona più estesa, liberando maggior spazio al centro del campo. 
L'Atalanta esprime al meglio questo concetto, sviluppando gioco sui lati per poi convergere al centro. 

Gasperini si affida al collaudatissimo 1-3-4-2-1, con Carnesecchi tra i pali, Djimsiti, Hien e Kossounou in difesa, De Roon e Ederson in mediana, Bellanova e Zappacosta sulle fasce, Lookman e De Ketelaere alle spalle di Retegui. 
Nesta ripropone l'1-3-5-2, con Pizzignacco in porta, Pereira, Caldirola e Palacios nel terzetto arretrato, Castrovilli, Bianco e Akpa-Akpro al centro, Birindelli e Kyriakopoulos ai lati, Mota e Caprari in avanti.

La gara si sblocca dopo 12' e a passare in vantaggio è l'Atalanta, con un'azione che rispetta il legame spazio-tempo. Retegui si allarga sulla destra e trascina fuori dai blocchi Caldirola, vede l'inserimento in area di De Ketelaere e lo serve. Il belga ex Milan supera in dribbling nello stretto Pereira e trafigge Pizzignacco. 
Al 16' è l'italo-argentino a sciupare una grossa occasione in area di rigore, ma il suo tiro finisce abbondantemente fuori dallo specchio. Caldirola si fa male (guaio al flessore), al suo posto entra Brorsson.
Al 18' il Monza costruisce la migliore occasione della sua partita, con uno strappo centrale di Bianco, coast to coast a bucare il muro nerazzurro e a sfornare l'assist per Birindelli che, in area, incrocia troppo il destro e manda la palla sul fondo.

Al 23' la Dea raddoppia e lo fa sfruttando una clamorosa incomprensione tra Pereira e Castrovilli. L'ex Lazio chiude il triangolo Lookman-Retegui, il pallone resta vangante in area e ad approfittarne è De Ketelaere che, di sinistro, fulmina Pizzignacco sul suo palo. 

In campo gli spazi aumentano e i biancorossi cercano di approfittarne, costruendo un'altra occasione al 35' con un cutback di Birindelli per Caprari. Questa volta è Carnesecchi ad opporsi. 

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Palla vagante, pericolo costante: il patatrac della difesa del Monza favorisce il raddoppio di De Ketelaere - Foto: DAZN

Stesso copione, altri due gol per la Dea

Nella ripresa Forson e Lekovic rilevano Castrovilli e Pereira. Al 47' arriva il tris atalantino, con un triangolo a campo aperto: lancio di Djimsiti per Retegui, spizzata di testa del centravanti della Nazionale e palla nello spazio per Lookman, con Lekovic in ritardo sulla corsa. Davanti al portiere il nigeriano è freddissimo e si sinistro deposita in rete. 
Partita in ghiaccio, risultato blindato.

Al 54' Ederson si divora il 4-0, mentre al 76' è ancora Carnesecchi a negare il gol della bandiera al Monza, respingendo il colpo di testa di Forson su cross di Mota. Al 76' entra Maldini e qualche istante dopo, a tu per tu con Pizzignacco, fallisce il match ball. A siglare il poker è Brescianini all'88, con un palla nomade in area dopo una rintuzzata alla rinfusa di Brorsson.

Al 90'+2' Pairetto fischia tre volte e manda le squadre sotto la doccia: Monza-Atalanta termina 0-4 e i brianzoli dopo tre stagioni scivolano in Serie B.

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Triangolo a campo aperto e palla nello spazio: l'azione che genera lo 0-3 di Lookman, con Lekovic in ritardo sulla marcatura - Foto: DAZN

Al cuor non si comanda

I proverbi non mentono. È proprio vero che Al cuor non si comanda, un adagio citato persino da Umberto Saba nel suo Canzoniere.

Fa male, tanto. Soprattutto per l’evoluzione della stagione, una lenta e inesorabile caduta negli abissi, con errori sommari da cima a fondo - vertice e base della piramide - a sancire una retrocessione a tre giornate dal termine del campionato. E il fatto che la B sia arrivata così tardi fotografa perfettamente il gioco al ribasso e il livello delle concorrenti alla lotta salvezza. Che, però, a differenza del Monza non hanno mai smesso di battersi e sono ancora vive, pronte a fiondarsi nel rush finale. 

Bastava poco, davvero poco. Serviva gareggiare fino alla fine, anziché crogiolarsi sugli allori con la convinzione in pectore di essere superiori alle altre pretendenti e, di conseguenza, immacolati al cultura del combattimento.

Troppa prosopopea, poca sostanza. Tante parole, pochi fatti. 
E poi il silenzio - assordante, primitivo, devastante - a calare sul cielo biancorosso senza appello.

Vincere aiuta a vincere, ma anche perdere aumenta il vuoto a perdere. Con le scorie negative e il morale azzerato a condizionare la testa, l'approccio, il percorso. Ed è così che si è consumata la regressione biancorossa, figlia degli sbagli e degli errori a catena, con palesi difficoltà nel correre ai ripari e trovare la quadra.

Nel mentre sfilano le gare, fioccavano le sconfitte, svanivano i punti e si assottigliavano le possibilità di risalita.

Dalle sabbie mobili dell’ultimo posto il Monza non è mai uscito, posto fisso sulla 20esima casella della classifica e uno spirito battagliero evaporato gara dopo gara.

E poi la partita della matematica, in casa all'U-Power Stadium, con la Dea a condannare la squadra della Regina Teodolinda e rispedirla in B.

Un sogno partito da lontano e giunto all’apice con la promozione nel 2022 nel segno di Silvio Berlusconi. Un sogno spezzato e tradito dal presente, con la passione e l’entusiasmo trasmessi dal Presidente a lasciare il posto al distacco e alla freddezza, un concetto asettico senza volume né voce.

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La sciarpata della Curva Davide Pieri

Ti amo anche (e soprattutto) se vinci

L’agonia è terminata, finalmente. Un pasto metabolizzato razionalmente da mesi, ma mai veramente col cuore. Il verdetto, chiaramente, pesa come un macigno ma è nelle difficoltà che si misura la fede, forgiata sul mantra del “ti amo anche se vinci” tanto caro ai tifosi. Ma anche a Marcelo Bielsa, che attraverso la sua storia personale ha raccontato l'importanza imprescindibile del sentimento a priori nel calcio: 

"Quando vivevo in Messico ho conosciuto un basco che era stato esiliato. L’esilio ti allontana dai tuoi luoghi ed è molto doloroso, insomma lui era uno specialista nella sofferenza. Gli chiesi “Cos’è la cosa più importante per un uomo?
Essere amato senza condizioni“, mi disse.
Ecco, il tifoso vero è così: ti ama in cambio di nulla. C’è una frase che ho letto a Siviglia e ho avuto all’inizio difficoltà a capire: “Ti amo anche se vinci“. Cioè il rifiuto alla ricompensa (la vittoria) per aumentare il significato del legame affettivo. Cioè non importa nemmeno la vittoria, ti amo in cambio di nulla. Ed è una cosa meravigliosa".

Amore incondizionato, nella buona o nella cattiva sorte: è questa la dimensione del tifoso, sempre pronto a sostenere il proprio club a prescindere da tutto. Come la Curva Davide Pieri, splendida nella sua onnipresenza sugli spalti, in ogni stadio d'Italia.
Perché dirigenti, giocatori, allenatori vanno, ma il Monza resta ed è solo dei suoi supporter. Con rispetto, dignità, passione e umiltà: valori che nel calcio non devono mai mancare, a tutti i livelli, in campo e fuori. 

Per fortuna la stagione è quasi terminata, poi sarà il momento di voltare pagina, con la speranza che il prossimo anno sia quello della restaurazione. Il mancato obiettivo impone una riflessione profonda, unita a una programmazione sensata e alla volontà di costruire una realtà sostenibile - di idee sportive e senza opportunismi di procure - disputando un campionato onorevole, di valore e rivalsa. 
Con un allenatore giusto e una squadra competitiva, di esperienza e talento, per provare a riscattare l'annata amarissima e tornare (presto, si spera) nel paradiso della A.

A cura di Andrea Rurali