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Durante il confronto di martedì 29 luglio, i vertici della Peg Perego hanno comunicato il no alla richiesta di un nuovo semestre di cassa integrazione, misura che era stata messa sul tavolo dal Ministero del Made in Italy. Una doccia fredda per i lavoratori, che arriva a pochi giorni dai segnali positivi emersi al tavolo romano.

Confermati anche 95 licenziamenti su 244 dipendenti, un taglio netto che riguarda quasi il 40% della forza lavoro. Le rappresentanze sindacali parlano ora di “fumata nerissima” e di una trattativa arrivata ormai al punto di rottura.

Sindacati amareggiati per lo stop al piano di rilancio

"Peg sta sbattendo la porta in faccia ai suoi lavoratori", ha dichiarato Adriana Geppert della Fiom Cgil Brianza. "Ma anche alle istituzioni e ai sindacati. La direzione ha bloccato di fatto il percorso di rilancio disegnato la scorsa settimana con il ministero".

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Secondo Geppert, l’azienda avrebbe rinunciato a un’occasione concreta per evitare soluzioni traumatiche: “Anche i fondi pubblici sarebbero stati disponibili, ma sono legati alla tutela occupazionale”.

Uscite volontarie e incentivi economici

Nel corso dell’incontro, i vertici dell’azienda hanno invece rilanciato la proposta di uscite volontarie incentivandole con qualche mensilità. Tuttavia, secondo quanto emerso, Peg Perego ha ribadito di non avere le risorse economiche necessarie per attivare gli ammortizzatori sociali, pur avendone diritto.

Un ragionamento che ha ulteriormente irrigidito la posizione sindacale, già provata dai precedenti tentativi di dialogo senza riscontri.

Occupazione in bilico e clima teso

"Gli ammortizzatori sociali ancora possibili andrebbero utilizzati per i processi di riqualificazione e transizione industriale – ha aggiunto Geppert –. Invece ci parlano di costi del sito, facendo presagire nuove manovre".

Secondo i sindacati, la strada del rilancio sarebbe ancora percorribile, ma legata a doppio filo alla volontà dell’azienda di salvaguardare l’occupazione. Oggi, durante le assemblee in fabbrica, saranno gli stessi operai a decidere come proseguire.

Fino a oggi, oltre alle mobilitazioni interne, sono stati organizzati due scioperi e sono state coinvolte le istituzioni comunali, provinciali, regionali e statali. Il percorso, però, appare sempre più in salita.


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