Da calciatore a operaio, la nuova vita dell'ex Monza Franchino: 'Per ora calcio messo da parte, di questi tempi..'
L'ex terzino destro del Monza Gabriele Franchino (75 caps dal 2012 al gennaio 2015) ha lasciato, momentaneamente, il calcio per diventare operaio nel settore confezionamento della riseria Morgante-Aedi di Lenta. Le parole del calciatore nativo di Gattinara, in Valsesia, a La Stampa-Ed Vercelli:
"Il calcio? Per ora l’ho messo da parte e bado al mio lavoro in riseria. Di
questi tempi bisogna pensare alle cose importanti".
"Oggi lavoro a 250 metri da casa e non ho alcun rimpianto. Al momento ho uncontratto di apprendistato e spero di poter ottenerne unoa tempo indeterminato. Al calcio ricomincerò a pensarequando tutto si sarà sistemato, magari già dalla prossima stagione. Certamente non sarà più tra i professionisti: faccio la cosiddetta giornata, con turni dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, dal lunedì al venerdì e, quando serve,anche al sabato. Però sono fortunato: ho così poca strada da fare che
riesco sempre a tornare a casa per pranzo".
"Con la dirigenza della Pro Vercelli avevo un accordo di rinnovo automatico in caso di raggiungimento di un determinato numero di presenze, che però non è avvenuto per via dell’interruzione improvvisa dello scorso campionato. La nuova proprietà,quindi, non ha preso in considerazione un mio eventuale rinnovo, ma questo nel calcio ci sta: ognuno segue il proprio progetto tecnico. In estate ho così valutato le varie offerte: a 29 anni, solitamente, i ruoli come il mio in C vengono affidati ai giovani e temevo che sarebbe stato difficile trovare proposte serie. Così ho accettato a occhi chiusiquella Vigor Lamezia, dove avevo già giocato da giovanissimo e che grazie all’imprenditore Felice Saladini stava costruendo uno squadrone per tornare in
fretta dall’Eccellenza ai professionisti".
"Con l'interruzione Covid però, le rose di C erano ormai completate e con una D a singhiozzo, è diventato impossibile trovare squadra. Ho fatto molte riflessioni con me stesso: dovevo prendere una decisione importante, non potevo starmene con le mani in mano. Anche per mia moglie Eleonora.
Allora ho cercato e trovato l’impiego in riseria: va bene così".
"La foto di Como (del novembre 2019 in cui viene immortalato mentre, con la casacca vercellese, è ricoperto di fango dopo la battaglia sul campo, n.d.r.) ce l'ho incorniciata. E' il mio orgoglio, perché scattata con la maglia della squadra per cui ho sempre tifato e che ho indossato senza l'aiuto di nessuno, contando solo sulle mie forze, come dico sempre a mio papà Raul, il mio primo tifoso. E io continuo a seguire e a tifare: sarebbe un sogno se la Pro vincesse i playoff".