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Secondo il “Pigmalione” George Bernard Shaw, “il calcio è l'arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”. Senza se e senza ma, lo scrittore irlandese e premio Nobel per la letteratura aveva ragione. A distanza di decenni la sua affermazione continua risuonare nel Duomo del football come un precetto liturgico, comandamento cristallizzato di una dottrina abbracciata da milioni di fedeli. Non a caso Pier Paolo Pasolini, intellettuale del Novecento, ne sottolineava la complessità e l’esposizione, sostenendo quanto il calcio fosse una vera e propria rappresentazione sacra, “una religione sostitutiva di tipo laico, con una sua ritualità, i suoi simboli, le sue cattedrali, le sue sette”. 

A edificare questa tesi fu un altro Nobel per la letteratura, Albert Camus, il portiere-filosofo che adorava il calcio alla follia. Per sua stessa ammissione: “non c’è un altro posto al mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio”. 

Qualcuno potrebbe banalizzare la questione dicendo che si tratta di uno sport in cui 22 persone corrono dietro a un pallone. Ma non è così perché il calcio, citando il leggendario coach del Liverpool Bill Shankly, è “molto, molto di più”.

Il capitano del Monza Matteo Pessina

Il calcio non ha nessuna legge

È un linguaggio coi suoi poeti e prosatori, luogo magico che non ammette scienze esatte, è arte che trascende l’immaginazione. E che cos’è l’arte se non il tentativo di esplorare il coraggio, la passione, il rispetto, il sacrificio, l’orgoglio e le confessioni umane più segrete? Nel calcio non c’è nulla di scontato, la sua bellezza è estemporanea, imprevedibile, universale. La gente idolatra il calcio “perché non ha nessuna verità, nessuna legge”. Lo assicurava Michel Platini, lo conferma il tempo. 

Tutto in 90 minuti, o per meglio dire 90 più recupero. 
Una storia, tante storie…che talora si ripetono. 
Come nel caso di Sassuolo-Monza: 19 maggio 2023, 2 ottobre 2023. 

Per la seconda volta in meno di 5 mesi, la squadra di Palladino si impone al Mapei Stadium in formato Re de Sass(uolo) grazie al gol decisivo di un brianzolo. 
La scorsa stagione fu Matteo Pessina a timbrare il match point in zona Cesarini, lunedì sera è toccato a Lorenzo Colombo, autore di una prestazione eccellente e al suo primo sigillo in maglia biancorossa. 
Non solo. Nello stesso giorno di un anno fa, il 2 ottobre 2022 il Monza superava a Marassi la Sampdoria per 0-3: fu il primo successo esterno in Serie A per il club e la prima vittoria in trasferta da allenatore per Palladino.

Da sinistra: Berardi, Kyriakopoulos, L. Colombo e Thorstvedt 

90 minuti, un tempo a testa

Ma torniamo al passato recente e alla sfida tra neroverdi e biancorossi. Una partita combattuta e un tempo per parte. I padroni di casa centrano l’approccio nei 45 minuti iniziali, risultano più determinati e spartani degli ospiti e marciano spediti verso la porta di Di Gregorio

Dionisi opta per 4-3-3 asimmetrico, che si riannoda in 4-2-3-1 con Thorstvedt impiantato come trequartista alle spalle di Pinamonti. Pressing costante e intensità, fraseggio svelto e protezione delle linee di passaggio: il Sassuolo sfrutta le defezioni del Monza per ripartire con transizioni rapide e di strappo. Al 17’ gli emiliani si riappropriano della sfera e pungono sull’out di destra con Laurienté, costringendo i biancorossi ad una copertura massiccia con ben 7 pedine riversate in area di rigore. 
Al segmento arretrato a 5 (con un Caldirola avanzato di qualche metro) si aggiunge l’ottimo Gagliardini, filtro efficace e frangiflutti indispensabile, “l’uomo in più” (vi ricordate il film di Paolo Sorrentino?) a sbarrare la strada agli avversari. Il suo salvataggio è provvidenziale poiché arena il forcing del Sassuolo e consente ai suoi compagni di rimettersi in posizione. 

La chiusura di Gagliardini che spezza il forcing del Sassuolo - Foto: DAZN

Un gigante tra i pali

La tenaglia del Sassuolo si fa sempre più schiacciante, ma il Monza resta a galla con compattezza e attenzione, anche grazie alle parate d’autore di Michele Di Gregorio, portiere-fortezza tra i migliori in Italia.

Alle reiterate sortite neroverdi, i brianzoli rispondono con un paio di squilli pericolosi, su tutti il tiro a giro di Ciurria prontamente smanacciato da Consigli
La formazione di Palladino produce una buona fase di non possesso, trasmettendo a Dany Mota il compito di infastidire centralmente Boloca, play opposto e primo costruttore in mediana, spesso arretrato a ricevere il pallone dai difensori. Una situazione ben visibile al 30’ sul fraseggio basso del Sassuolo, a partire da una rimessa dal fondo, con tutti i giocatori schierati in marcatura preventiva. 
Senza reti, la prima frazione si chiude 0-0.

In fase di non possesso Dany Mota tallona a uomo Boloca (a metà frame sulla destra) - Foto: DAZN

Una ripresa da leoni

Nel secondo tempo la musica cambia e il Monza alza notevolmente il baricentro amplificando il volume della manovra in ampiezza, con frequenti giocate sulle corsie e la consueta alternanza tra quinti e sotto punte. Ciurria e Colpani aumentano i giri del proprio motore, Kyriakopoulos e Mota entrano dentro il campo mandando in tilt il reparto intermedio neroverde. 
La svolta arriva dalla panchina: Machin e D’Ambrosio rilevano Pessina e Andrea Carboni, con il conseguente spostamento di Caldirola a sinistra. 
Al 55’ c’è un’azione che riassume perfettamente il calcio coordinato e monolitico di Palladino, con circolazione dal basso a stanare gli avversari e occupazione/attacco dello spazio liberato. È emblematico lo sgancio dalle retrovie di Pablo Marì, che porta via l’uomo ed esegue un movimento frontale a Lorenzo Colombo, il quale esce dal blocco per raccordare il gioco e smistarlo sulle fasce. 
Il difensore spagnolo prosegue la corsa verso la porta del Sassuolo, con l’esterno greco che preferisce non forzare il lancio e consegnare un filtrante rasoterra al 9 biancorosso. Il tiro di Colombo viene respinto da Consigli ma è il preludio dell’ascesa insistente del Monza.

Lo sgancio di Pablo Marì a liberare spazio e gioco. Il suo affondo si conclude nell'area avversaria - Foto: DAZN

Grande azione, grande gol

Al 65’ il match si scioglie: i biancorossi si cimentano in un possesso palla prolungato nella propria metà campo e inducono 8 uomini del Sassuolo - di cui 4 in diagonale - a uscire in pressione. A quel punto Caldirola legge esattamente l’azione e verticalizza per Colombo con un sventagliata calibrata in profondità. Il vimercatese vince il duello con Ruan e si invola verso la porta, dribbling secco su Erlic e rasoterra a perforare Consigli. Iniziativa personale da grande attaccante per Colombo, che mette in vetrina il meglio del suo repertorio.

Il lancio di Caldirola in profondità per Colombo nell'azione del vantaggio del Monza - Foto: DAZN 

Entra il Papu Gomez e illumina

Sullo 0-1 la squadra di Palladino prova a sferrare il colpo del KO. 
Nell’ultimo quarto di gara debutta con la camiseta biancorossa il Papu Gomez, che entra e piazza subito una progressione devastante a tagliare i reparti avversari. 
Tutto nasce da una rimessa laterale di Birindelli, con Vignato che scende a ricevere la sfera e libera alle sue spalle lo spazio per l’incursione del campione del mondo argentino. Una mossa che genera superiorità numerica e avvia la ripartenza del Monza, svincolando Birindelli alla conclusione. Il suo sinistro, però, finisce alto sopra la traversa.

L'incursione di Gomez che apre il campo per Ciurria. L'azione si conclude col tiro alto di Birindelli - Foto: DAZN

All’85 minuto c’è un altro sussulto del Monza, sempre su invenzione geniale di Gomez che mette un pallone sopra la testa dei difensori e manda Colombo in porta. Controllo orientato, rientro sul mancino e fiondata nell’angolino. È 0-2 per il Monza ma il Var annulla per offside del centravanti brianzolo.

Dopo 5’ di recupero l’arbitro Zufferli manda tutti sotto la doccia: il Monza trionfa con merito e resta imbattuta negli scontri in Serie A col Sassuolo (1 pareggio, 2 vittorie).

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Il lancio di Gomez per Colombo nell'azione dello 0-2 annullato per offside - Foto: DAZN

Palla a terra e lanci lunghi: le armi verticali del Monza

È ormai evidente quanto il gioco del Monza sia fondato sul possesso palla, vocazione e necessità di una squadra che cerca incessantemente di rompere il puzzle tattico degli avversari; un tassello imprescindibile nella grammatica palladiniana, peso specifico di una proposta miscelata sull’estetica e la sostanza. Che poi, a ben vedere, è l’archetipo comune di tanti allenatori moderni, da Cruijff a Sacchi, da Lippi e Gasperini, da Guardiola a Klopp, da Sarri a Spalletti (ecc.). E, prima di tutti, del Barone Nils Liedholm, tecnico biancorosso nella stagione 1968/69, un gentiluomo carismatico che amava ribadire un cosa importante: “se la palla l’abbiamo noi, gli altri non possono segnare”. 
E proprio su questo concetto ha preso forma il RisiKo dei brianzoli in terra emiliana, merito di un secondo atto high-tech, dinamico e autorevole, a piegare le frange nemiche con una variazione sul tema del gioco, palla a terra e lanci lunghi a ingigantire l’effetto sorpresa.

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Raffaele Palladino durante la conferenza stampa post Sassuolo-Monza

Nel segno di Palladino

Prestazione maiuscola dell’equipe di Palladino, organizzata e audace, equilibrata e granitica. Tecnica e tattica vanno a braccetto, la forza del collettivo è alberata secondo i principi di un calcio prismatico e verticale, accordato alla sinfonia offensiva. 

La griffe di Palladino c’è e si vede: è lui il centro di gravità permanente del Monza, l’elemento decisivo per guidare il gruppo ad alzare l’asticella e custodire una mentalità vincente. 
L’esterna di Reggio Emilia consegna ai brianzoli 3 punti d’oro che scacciano le voci dei più scettici e restituiscono entusiasmo all’ambiente in vista della gara casalinga con la Salernitana; un match complesso in cui serviranno concentrazione, cura dei dettagli e ancor più intensità nella preparazione settimanale. 
L’obiettivo è tenere alto il livello di performance e dare continuità ai risultati. 
Perché, parole di Marcello Lippi: “vincere è sempre importante ed è raramente frutto del caso. Puoi essere fortunato una volta, due, ma le vittorie sono sempre il frutto di un lavoro, di un gruppo formato al quale si contribuisce come allenatore.”

Di Andrea Rurali