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"Bisogna essere preparati per giocare un calcio atletico. Anche perché, cos’è il calcio senza movimento?”
Nella riflessione del Sergente di Ferro Gigi Radice, scomparso il 7 dicembre di 7 anni fa, c’è tutta l’essenza del calcio e del gioco senza palla. Non inteso come fase di non possesso, ma come attitudine ad attaccare lo spazio e - con una corsa in profondità - chiamare il pallone per suggerire il passaggio al proprio compagno.
Movimenti senza palla che diventano fondamentali in partite in cui gli avversari tendono a sporcare il gioco con il pressing alto, tagliando le trame del palleggio e annebbiando la circolazione.

È questo il copione di Monza-Sudtirol, coi biancorossi che pareggiano la seconda gara consecutiva e con gli altoatesini che si confermano una squadra in formato trasferta.

Porta non Immacolata, eurogol di Maric in mezza rovesciata e pari in mischia di Odogwu: il Monza non blinda il punteggio, il Sudtirol ne approfitta e ripristina l'equilibrio, fissando il risultato sull'1-1.

Un match non entusiasmante, ridotto a una cornice tattica che toglie spettacolo, bellezza e emozioni (con l'unico momento toccante prima dell'inizio, nel ricordo della Curva a Davide Pieri, scomparso l'11 dicembre 1998), con poche conclusioni e tanti duelli a spezzettare il gioco. 

La squadra di Bianco non vince e tiene in bilico la lotta per la promozione, con un pari che lascia l'amaro in bocca e la sensazione di aver sprecato un'altra chance, quella piazzare lo strappo cima alla graduatoria e lanciare un segnale alle dirette concorrenti.

Nessun dramma, il pareggio non deve togliere entusiasmo (e polarizzare in negativo i giudizi dopo la recente esaltazione) a una squadra che ha dimostrato di avere le qualità per poter battere chiunque, in casa e in trasferta, con fame e mentalità.

monza sudtirol 1-1
Il capitano del Monza Matteo Pessina - Foto: MorAle

Monza appiattito, Sudtirol ordinato

"Avere sempre un piano B, perché non sempre le cose vanno come ci si aspetta". 

Dal pensiero di Jürgen Klopp, uno dei coach più influenti dell'era moderna, emerge il concetto di adattabilità, sia nella propria manovra sia nella lettura dei rivali, dove il controllo sull'atteggiamento prevale di gran lunga sugli eventi.
Avere un piano B è essenziale per non subire il piano A degli avversari, soprattutto in Serie B, dove molte squadre tendono a macchiare il gioco nel tentativo di ridurre le partite alla battaglia pura. C'è chi lo fa schierando il blocco basso e praticando il catenaccio, e c'è chi invece mantiene i reparti compatti e orienta la pressione per togliere ragionamento alla proposta altrui, senza rinunciare a ripartire in transizione per attaccare la porta.

È il caso del Sudtirol, una formazione che segue alla lettera la visione del suo allenatore e, lontano dalle mura bolzanesi, ha conquistato 6 punti in 13 giornate, fermando sul pareggio Catanzaro, Frosinone e Modena.

Dopo il 2-2 esterno contro la Juve Stabia, il Monza mette cerca di prendersi l'intera posta in palio all'U-Power Stadium contro gli altoatesini.

Senza gli infortunati Ravanelli, Colpani e Caprari e con Birindelli squalificato, Bianco si affida al consueto 1-3-4-2-1: Thiam tra i pali; Izzo, Delli Carri e Carboni nel terzetto arretrato; Obiang e Pessina in mediana, con Ciurria e Azzi sulle fasce; Maric e Keita alle spalle di Mota.

Castori conferma l'1-3-5-2 con in porta Adamonis; difesa composta da Kofler, El Kaouakibi e Veseli; a centrocampo Molina, Casiraghi, Tronchin, Martini, Zedadka; e in avanti Merkaj e Pecorino. 

Il Monza prova subito a rendersi pericoloso prima con Izzo e poi con Mota, che sfrutta l'appoggio sbagliato di Tronchin e calcia in porta all'ingresso in area di rigore, trovando la risposta in angolo di Adamonis. Al 22' è Thiam a respingere a mano aperta il colpo di testa di Merkaj, su azione costruita con intelligenza dal Sudtirol (tracciante lungo linea di Tronchin per Pecorino, apertura sulla sinistra dell'attaccante per Casiraghi e cross del 17 dell'Alto a rientrare in area).

La formazione di Bianco fatica a tenere il solito registro dominante, con i quinti Azzi e Ciurria sottotono, e un approccio corale troppo “morbido” sul piano dell’intensità e della cattiveria agonistica.

Al contrario, la squadra di Castori non si rintana nella sua area, ma alza la pressione, recuperando palloni nella metà campo brianzola e creando qualche grattacapo alla difesa avversaria.

Ad aprire le danze, al 32' è Mirko Maric - la mossa a sorpresa di Bianco - con una fantastica mezza rovesciata a bucare Adamonis. 

Nella ripresa il Monza perde ritmo e non riesce a raddoppiare, peccando in errori tecnici e nelle scelte negli ultimi 16 metri e, di fatto, lasciando il Sudtirol in partita. Al 74' è Odogwu a gelare l'U-Power Stadium con un tiro debole che carambola su Delli Carri e finisce in rete.

All'85' Petagna sfiora il gol del vantaggio, ma il suo colpo di testa di infrange sul palo (ottavo legno stagionale per i brianzoli).

Il piano A degli ospiti prevale sul piano A della capolista, che arranca nel trovare soluzioni alternative per risolvere l'incontro e finisce per farsi “imbruttire” dagli avversari.

Gioco frammentato, Sudtirol reattivo sulle seconde palle e una baragge costante a tagliare la manovra biancorossa: al triplice fischio di Ayroldi Monza-Sudtirol termina 1-1.

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L'attaccante del Monza Andrea Petagna - Foto MorAle

Troppa gestione, poco cinismo

Secondo pareggio consecutivo, 3 gol fatti e 3 subiti in due gare, e vantaggio dilapidato nei confronti del Frosinone, appaiato in vetta a 31 punti: il Monza si lascia scalfire dalle insidie e non riesce a vincere contro un avversario tignoso che, al contrario del falso ricordo, non specula e cerca di esprimere, con identità e equilibrio, le idee di gioco del suo allenatore.

La squadra di Bianco non esprime il suo gioco abitudinario, con quel mordente nel fiondarsi su ogni pallone e quegli automatismi che, soprattutto sulle catene laterali, depotenziano la produzione offensiva a ridosso della porta avversaria. Il rammarico è non aver “ammazzato” la partita con il colpo del 2-0 (le migliori occasioni sono quelle biancorosse) tenendo vivo il Sudtirol che, con merito, ha ristabilito la parità - seppur con una tripla carambola rocambolesca - evidenziando i demeriti della capolista. 

La vera soluzione è l'azione, giocare al massimo per rendere al meglio, senza dimenticare la prerogativa madre dei principi di gioco: l'umiltà. Un fattore che ingloba lo spirito di sacrificio, la capacità di difendere e attaccare insieme, di antepore il noi davanti all'io, di fare una corsa in più per aiutare i compagni e mettersi a disposizione della squadra. 

L'1-1 contro il Sudtirol porta il Monza a conquistare il decimo risultato utile consecutivo. Il pareggio non soddisfa Bianco e i biancorossi, ma non può minare le consapevolezze acquisite. Al contrario, deve essere fonte di incoraggiamento per affrontare le prossime gare, con ancora più stimoli e la voglia di tornare a vincere.

Perché, come sottolineava il poeta francese Alfred de Musset, per riuscire nel mondo bisogna prendere in considerazione tre massime: vedere è sapere; volere è potere; osare è avere.

Sabato 13 dicembre c’è il big match, in trasferta, contro il Venezia del grande ex Giovanni Stroppa: una partita che, a livello di testa, si prepara da sé e dove la somma in gioco è altissima.
Non solo per la classifica, ma per le dinamiche di un campionato imprevedibile che non ammette calcoli e cali di tensioni.

Ora è tempo di analizzare gli errori e lavorare sul dettagli, con la massima fiducia e le motivazioni che, come dichiarato da Bianco nella conferenza post-partita, devono accedere il fuoco e l’ambizione. E soprattutto con un precetto ben saldo nella mente: mai accontentarsi mai e chiudere le partite, togliendo possibilità e occasioni agli avversari (come accaduto contro il Sudtirol).

A cura di Andrea Rurali