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Non è facile analizzare la partita che il Monza ha disputato contro il Pordenone. Lo svantaggio iniziale (prima volta in questo campionato) dopo nemmeno venti secondi ha indubbiamente stravolto il tema tattico e psicologico della gara. In pratica è come se la squadra biancorossa fosse già scesa in campo partendo dal risultato di 0-1. A memoria, non ricordiamo un gol così veloce nella storia di quelli subiti. Da quel momento, sono cominciate due partite anziché una. Il Monza ha dovuto rinunciare a ogni possibile tattica, avendo come principale e immediato obiettivo quello di pareggiare. E ha commesso, purtroppo, un errore che poteva costare davvero caro. Ha portato i due difensori laterali, Donati e Carlos Augusto, sulla linea degli attaccanti, lasciando scoperta la retroguardia nelle veloci e micidiali ripartenze del Pordenone. Bellusci e Bettella sono stati presi più volte in infilata dagli attaccanti friulani, finendo per ballare paurosamente dalla salsa alla rumba, tanto per restare in tema...  Con il senno di poi, occorreva un po’ più di calma e ragionamento. C’era tutto il tempo per riprendersi dallo choc iniziale giocando con razionalità e senza affanno, invece i biancorossi hanno cominciato ad attaccare in modo compulsivo e disordinato, esponendosi di continuo ai contropiede friulani e rischiando così un’imbarcata epocale. A fine primo tempo, con un solo gol da rimontare a fronte delle pazzesche palle gol del Pordenone per impinguare il risultato, si è capito che ieri gli dei del calcio avevano una qualche simpatia nascosta per i nostri colori. E allora la musica è cambiata, come spesso raccontano le storie del pallone nei momenti in cui l’imponderabile va a braccetto di un pizzico di follia. Il pareggio finale è sostanzialmente giusto, perché nel secondo tempo il Pordenone ha quasi smesso di giocare. O meglio: ha smesso di fare il Barcellona, tornando a fare il Pordenone. E il Monza ha cominciato a giocare da Monza: accorciando gli spazi tra i reparti, cercando le cosiddette “geometrie verticali”. Gioco più fluido, più razionale, più concreto: la scoperta dell’acqua calda, insomma. E con un pizzico di volontà e di cinismo in più, chissà... Ma gli dei del calcio, evidentemente, avevano esaurito il loro bonus simpatia per i nostri colori. Giusto così. Perché forse la vittoria avrebbe finito per cancellare con un colpo di spugna i difetti che questa partita ha lasciato in eredità a Brocchi e compagnia cantante. Il Monza sta studiando per diventare grande, ma non lo è ancora. Certo è importante essere lì, virtualmente a meno quattro dalla vetta (se si batterà il Vicenza nel recupero del 2 dicembre) con la voglia di salire ancor di più i gradini della classifica. A patto però non solo di studiare, ma di riuscire anche a imparare in fretta ...

Gianni Santoro - https://www.facebook.com/100X100Monza