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Il papà di Matteo Pessina, Fabio, ha concesso una bella intervista a "Il Giorno", firmata Dario Crippa. Ne riprendiamo qui alcuni stralci:

Esordisce il Sindaco di Monza Dario Allevi, amico di famiglia: "L’ho visto crescere. Un ragazzo d’oro".

Un pensiero poi di papà Fabio sulla prima convocazione in Prima Squadra col Monza nel 2013:

"Saltammo le vacanze, o meglio mandai moglie e figlia al mare e io rimasi con lui: prima in ritiro e poi ad agosto nel caldo soffocante di Monza per gli allenamenti a Monzello. Ma ricordo con immenso piacere quei giorni e il rapporto fra noi due che si rafforzava".

L'argomento si sposta sul presente, e la convocazione per Euro 2020:

"La vita di una calciatore è anche questo, ricordo il messaggio di Matteo che mi annunciava che Mancini non lo aveva convocato. I genitori servono a questo: non solo quando le cose vanno bene, ma nei momenti difficili, quando magari ti riscaldi tutta la partita e non entri mai o alla domenica vai in Tribuna. Gli ho mandato un messaggio di incoraggiamento (la poesia "Se" di Kipling. n.d.r). Ci sono alti e bassi. Poi è arrivata la convocazione. I momenti di esaltazione vanno condivisi".

"Matteo ha sempre voluto fare il calciatore, la sua passione. Lo ricordo a due anni col ciuccio che pensava solo alla palla. A cinque anni dovemmo portarlo alla Dominante, iniziò così. Poi al Monza cinque anni dopo, il timore di noi genitori era che inseguisse una carriera che in pochi casi porta a qualcosa. I patti sono sempre stati chiari: il Vangelo è la scuola, il calcio deve restare un hobby. Se non prendi buoni voti, salti l'allenamento".

"E' stato difficile tenere Matteo a Monza. Lo venivano a cercare tutti i grandi club, prendevano i suoi compagni, lui li vedeva andare via ed era tentato di seguirli, ma noi abbiamo sempre preteso che restasse a casa, facesse le cose con calma e non partisse giovanissimo".

Poi l'aneddoto sull'Inter quando aveva 16 anni:

"Gianluca Andrissi ci mostrò il fax dell'Inter. E gli fece un discorso molto chiaro 'L'Inter ti vuole a ogni costo, ma se resti qui ti convochiamo in Prima e ti alleni coi giocatori professionisti, imparerai il calcio vero'. Col Monza è cresciuto, ha preso le botte che si prendono nel calcio minore, ha fatto la vera gavetta fuori dai circuiti delle giovanili dei grandi club".

"Il 2015 fu un anno durissimo, negli spogliatoi volavano coltelli con giocatori con famiglia che non prendevano stipendio da mesi, i tifosi portavano i panini. Matteo era stupito, ma anche quella è stata un'esperienza che è servita. Il fallimento paradossalmente sono stati la fortuna di Teo, i giocatori si sono svincolati e lui si è ritrovato catapultato in Prima Squadra con Fulvio Pea. Da capitano della Berretti a giocare in C per salvarsi..'.

"E dopo il fallimento è arrivato Galliani. Lo voleva ancora una volta l'Inter, ma Galliani è stato convincente: suo padre era stato amministratore di condominio del mio, gli disse non aveva scelta, doveva andare al Milan. Da lì in poi io e mia moglie non ci siamo persi una partita. Per gli Europei vedremo, abbiamo i nostri rituali, mia moglie è napoletana, silenzio di tomba durante le partite".

"Il ricordo più emozionante forse l'esordio al Brianteo nel gennaio 2015. Il nonno era mancato da un anno: Matteo aveva 17 anni, fece un gol e fu il migliore in campo".