Cassazione, nessun legame tra Berlusconi e Cosa Nostra: “Un teorema illogico”
La Suprema Corte respinge il ricorso della procura di Palermo e conferma: nessuna prova di rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia.

La Corte di Cassazione mette la parola fine a uno dei capitoli giudiziari più lunghi e controversi della storia italiana.
Con una decisione definitiva, i giudici hanno escluso ogni legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra, respingendo il ricorso della Procura generale di Palermo che aveva chiesto la sorveglianza speciale e la confisca dei beni dell’ex senatore di Forza Italia e dei suoi familiari.
La decisione: “Un teorema illogico e indimostrato”

Nelle motivazioni, la Cassazione ha definito le ipotesi dell’accusa come “un teorema illogico e non dimostrato”, confermando integralmente le precedenti sentenze della Corte d’Appello di Palermo e del Tribunale di primo grado.
Già in quelle fasi, i giudici avevano chiarito che “non è risultata mai provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa Nostra nelle imprese berlusconiane, né all’inizio né in seguito”.
La Suprema Corte ha inoltre ritenuto “illogica e priva di fondamento” la tesi secondo cui Berlusconi avrebbe versato denaro a Dell’Utri per comprarne il silenzio su presunti rapporti con la mafia.
Secondo i giudici, i riconoscimenti economici all’ex senatore erano da attribuire unicamente alla loro amicizia personale e al legame professionale di lunga data.
Il verdetto definitivo: fine di un capitolo giudiziario
Con questa pronuncia, la Cassazione chiude definitivamente il procedimento e respinge ogni tentativo di collegare Forza Italia e il suo fondatore a dinamiche mafiose.
Una sentenza che smentisce anni di illazioni e che conferma la linea già espressa in sede di appello: nessuna prova concreta è mai emersa a sostegno dell’ipotesi di contatti o accordi con la criminalità organizzata.
Le reazioni politiche: Tajani parla di “menzogne cancellate”
Immediato il commento del vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha definito la sentenza «una decisione che cancella anni di menzogne e calunnie».
Tajani ha parlato di «un atto di giustizia che rende onore alla memoria di Silvio Berlusconi, vittima di accuse infondate e di un accanimento giudiziario durato decenni».