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Milan Djuric in Torino-Monza Foto: Facebook AC Monza
Milan Djuric in Torino-Monza Foto: Facebook AC Monza

“Esiste una distanza troppo grande fra il calcio giocato e il calcio seguito attraverso i mezzi di comunicazione. È un po' come la pallina bianca della roulette. Certo, è determinante il punto in cui si ferma la pallina, però attorno c'è tutto un mondo di persone con interessi e aspettative. È come se il calcio fosse una narrazione riveduta e corretta”.

In un'intervista del 2013 concessa a La Gazzetta dello Sport, l'attore e regista Ascanio Celestini raccontava così la sua idea di calcio e sport, evidenziando uno scollamento tra il gioco e il racconto mediatico. Sulle stesse pagine di quel giornale (il cui proprietario è il medesimo del club granata) che, nel commentare Torino-Monza, ha calpestando tristemente l’onestà intellettuale smarrendo la bussola dell'obiettività. On topic: che male c'era a scrivere che il rigore su Ricci non era netto o che il penalty su Dany Mota poteva essere assegnato esattamente come il gol di Rodriguez all'andata? In sintesi: credibilità desaparesida, faziosità a priori ed ennesima occasione sprecata.

Il match dell'Olimpico Grande Torino è finito inevitabilmente in una zona grigia, paludosa e greve, dove le polemiche hanno tolto l'attenzione al calcio giocato e al campo. Perché la sfida fra granata e biancorossi è stata “macchiata” da decisioni arbitrali piuttosto opinabili, tre episodi chiave che hanno indirizzato il risultato a favore dei padroni di casa. 

Torino Monza 1-0
Una panoramica dello stadio Olimpico Grande Torino

"Il silenzio è d'oro, la parola d'argento"

In certi casi la virtù più grande è rappresentata dalla signorilità, dalla capacità di placare la collera del vento attraverso il self control o il savoir-fare.
Perché, come insegnano gli antichi proverbi, William Shakespeare e Renè Clair: "Il silenzio è d’oro”. Un concetto che esalta l’arte dell’eloquenza e il potere dei gesti, senza dimenticare che "la parola è d’argento”. E laddove il linguaggio verbale non riesce ad essere efficace, trasferendo il messaggio in modo trasparente, ecco che subentra la comunicazione visiva, con i suoi codici e le funzioni, con le immagini a catturare l’evidenza e abbattere i dubbi, come teorizzato da Jakobson nel XX secolo.

Silenzio pasquale, immagini chiare: è questa la via scelta da Adriano Galliani ai microfoni delle emittenti televisive dopo il triplice fischio di Aureliano. Poche parole, mirate, a sottolineare i fotogrammi rilevanti e ad esprimere disappunto sul mancato intervento del VAR.

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La foto di ritmo del Monza prima della partita

Gioco alle spalle e profondità

Torino-Monza non è una semplice sfida, ma un duello fra due formazioni desiderose di imporre la propria legge e prendersi l'intera posta in palio.

3-4-1-2 per Juric, 4-2-3-1 per Palladino. Il Monza parte subito forte e al 2' costruisce la prima occasione. Classica opzione da dietro per i biancorossi, più immediata e imprevedibile, con un lancio profondo ad attaccare la linea difensiva granata alle spalle. Da destra Birindelli disegna una traiettoria lunga sull'asse per la corsa nello spazio di Colpani, con 8 uomini del Toro nella metà campo brianzola. Il Flaco si smarca di Rodriguez, rientra sul mancino e calcia in porta dal limite dell'area, ma il suo tiro è facile preda di Milinkovic Savic.

Come da copione, i granata cercano l’uno contro uno e giocano a uomo, attirando gli avversari nella morsa del pressing per poi colpirli da tergo. Bellanova è la spina nel fianco di A. Carboni, con Tameze primo costruttore da dietro e rimorchio offensivo sulla corsia destra. Zapata non incide e viene schermato puntualmente da Izzo, Pablo Marì è saldo al suo posto e Gagliardini si muove nell’ombra.

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Il lancio in profondità di Birindelli per Colpani - Foto: DAZN

Torino-Monza, una partita a scacchi

Il primo tempo fra Torino e Monza è una vera e propria partita a scacchi, serrata e asfissiante, come “La grande partita” di Edward Zwick, studiata per contenere il nemico e provare a colpirlo a sorpresa, non subire gol nei primi 45' e sfruttare le falle avversarie per andare in rete aumentando il ritmo e l'intensità.

Juric è uno specialista nel togliere smalto agli avversari, imbrattando la tela tattica e mettendo gli altri nella condizione di esprimersi male. Palladino, che di Juric è amico ed estimatore, prepara con intelligenza la gara, ordinando ai suoi effettivi di preservare equilibrio e riconoscere il gioco, accortezza in fase di non possesso e qualità nel palleggio, aggressione e recupero palla, triangolazioni rapide e attacco della profondità. Proposte all’apparenza simili, ma di fatto diverse, che rispecchiano le caratteristiche dei due allenatori nel loro percorso da giocatori: calcio concreto e d’interdizione per il croato, calcio armonioso e offensivo per il mugnanese. Sciabola per il primo, fioretto per il secondo (come rammenta Paolo Corbetta nel suo editoriale). 

Il Monza prova a individuare le sezioni di campo migliori per pungere i granata e sviluppa la manovra a sinistra, con Akpa Akpro a supporto di Maldini durante il possesso e Pessina arretrato sulla mediana in fase di ripiego. Rotazioni costanti, fluidità nell’assetto e heatmap rovente sulla corsia mancina: le relazioni tra i giocatori diventano un fattore e le funzioni un valore. Djuric è il pivot ideale, pianta stabile in avanti, riferimento alto e uomo delle sponde, fisico e pulizia al servizio dei compagni. 

Al 34' il Monza confeziona l'azione migliore della gara, coordinata e tutta di prima, fulgido esempio dell'idea di gioco in velocità di Raffaele Palladino e degli automatismi di squadra: costruzione da dietro, verticalità, sponda del centravanti per il taglio interno del trequartista, apertura del campo e potenziale occasione.

Gagliardini riceve la sfera da A. Carboni e, a memoria, la indirizza verso Maldini. Il 27 biancorosso triangola con Djuric e si avventura nel mezzo scaricando poi a destra per Colpani. In progressione con la palla tra i piedi, il Flaco mette nel mirino Rodriguez, sterza al limite dell'area e conclude a giro sul secondo palo, trovando la doppia deviazione - provvidenziale - di Lazaro e Ricci. Ottima offensiva orchestrata dai brianzoli, che si muovono in sincronia, aprono il campo e puntano la porta, con 6 uomini in zona palla a insidiare i 6 granata schierati in area a proteggere Milinkovic-Savic.

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Azione di prima e in verticale del Monza, con il tiro di Colpani deviato - Foto: DAZN

Gara aperta, due occasioni per parte

Nel primo quarto d'ora della ripresa la partita si accende: al 50' Andrea Carboni segue il cross sul secondo palo di Colpani e gira di testa, ma Savic blocca agilmente la sfera. Sul rovesciamento di fronte, il Torino impensierisce due volte Di Gregorio, prima al 52' con un colpo di testa di Buongiorno su palla inattiva e poi al 53' con un tiro rasoterra di Okereke

Al 57' il Monza ha una chance enorme per passare sbloccare il match. Dany Mota entra in area con due avversari addosso e pennella uno spiovente nel mezzo per Djuric, che di testa deposita di poco a lato alla destra di Savic. Da notare 8 uomini del Torino contro 5 del Monza: i biancorossi sono in inferiorità numerica ma occupano meglio lo spazio, col 47 portoghese che ha un corridoio stretto di passaggio - più difficile - per Birindelli, leggermente più libero e posizionato a metà strada fra Ricci e Tameze, ma sceglie infine di crossare al centro.

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8 uomini del Toro contro 5 del Monza in area nell'azione non capitalizzata da Djuric - Foto: DAZN

Tutto in 5 minuti: il vantaggio granata e l'espulsione di Pessina

Dal 67' al 72' succede di tutto: cravattata lieve di Pessina su Ricci (simile a quella su Lautaro in Inter-Udinese) e rigore trasformato da Sanabria, doppio giallo ed espulsione per il capitano del Monza e partita in ghiaccio per i padroni di casa. 

Nonostante l’inferiorità numerica i brianzoli non si abbattono e reagiscono. Palladino modifica l’assetto, difesa a 3 e 4-1-1 davanti, e inserisce elementi offensivi e di gamba (Zerbin, Pedro, Mota) per agguantare il pareggio. Mosse che testimoniano la mentalità attiva e il calcio propositivo di Palladino. Un calcio lucido e avanzato che predilige l’azione all'inerzia speculativa, che presuppone l'iniziativa anche quando gli avversari fanno di tutto per sporcare, spezzare o mortificare il gioco. Perché se è vero che, come diceva Johan Cruijff, "senza possesso palla, non si vince”, è altrettanto vero l'assioma del Barone Nils Liedholm secondo il quale "se la palla l'abbiamo noi, gli altri non possono segnare". 

Il Monza si riversa in avanti e si espone al contropiede, concedendo ai granata l'opportunità di raddoppiare, ma Di Gregorio è bravo a respingere il tiro dalla distanza di Zapata.

Al 94’ Dany Mota è vittima dell’intervento in area di Lovato: il difensore rischia grosso prendendo palla e piede, Aureliano lascia proseguire e il Var non segnala irregolarità, valutando frettolosamente (e in modo inspiegabile) l'accaduto. Niente penalty ed epilogo servito: Torino-Monza termina 1-0.

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L'intervento in area granata di Lovato su Mota - Foto: DAZN

Sconfitta amara, orgoglio brianzolo

Il Monza torna a casa da Torino - la “Torino nera” dipinta da Lizzani nel poliziesco con Bud Spencer - con dispiacere e rammarico, ma con orgoglio e risolutezza.
Una sconfitta contraddistinta dalla direzione arbitrale, poco uniforme e non in giornata.  

Secondo KO nelle ultime sei gare e nono rigore fischiato a sfavore nel campionato in corso (primato condiviso con la Salernitana): i biancorossi escono dal campo con l'amaro in bocca ma la consapevolezza di essere una squadra unita e difficile da affrontare per chiunque. Probabilmente lo 0-0 sarebbe stato l'epilogo più sensato, considerati i valori delle due formazioni, le proposte di gioco e le occasioni costruite. Palladino supera tatticamente Juric, accordando ai granata poche soluzioni e chiudendo opportunamente gli spazi. Il Monza non vince ma sfodera una prestazione giusta e di carattere, solida e identitaria, centrata sul piano tecnico e mentale. 

Arrivati a questo punto, è doveroso aprire una piccola parentesi sull‘uso approssimativo della tecnologia: se davanti ad immagini oggettive (come le linee del fuorigioco o i tocchi palla-piede) si ricorre alla libera interpretazione, allora qual è lo scopo del Var? È uno strumento per correggere gli errori o aVARiare le decisioni? E inoltre: per quale motivo viene posto l'accento soltanto sui falli compiuti e non sulle simulazioni (o le scenate plateali), sempre più frequenti e insostenibili? Riflettiamo bene, o ancora meglio, Vediamoci chiaro, tanto per citare un Johnny Dorelli d’annata.

Per fortuna del Monza “C'è ancora domani” (se non lo avete visto, recuperate il film di Paola Cortellesi, disponibile su Sky e Netflix - Qui la recensione su CineAvatar.it): la classifica parziale tiene vive le ambizioni dei brianzoli e aperta la lotta per il settimo e ottavo posto.
5 squadre in 4 punti e due pass (si spera) per l’Europa: una corsa bellissima, agguerrita e avvincente, che animerà il finale di stagione; a partire dallo scontro diretto col Napoli in programma domenica 7 aprile alle ore 15 all’U-Power Stadium.

A cura di Andrea Rurali