Manichini rossi davanti al Duomo a Monza: ecco il motivo che non ti aspetti
L'arte che denuncia i femminicidi invade il centro di Monza per l'8 marzo.

Dietro l'impatto visivo si nasconde un progetto complesso. L'installazione, intitolata "Donne in rosso", porta la firma dell'artista Elend Zyma, ma è frutto di una collaborazione inedita con i detenuti della Casa Circondariale di Monza. Mani abituate alle sbarre hanno dipinto quei manichini, trasformando un simbolo commerciale in un grido d'allarme.
Il rosso, come spesso accade, è un colore ambivalente: richiama il sangue delle vittime di femminicidio, una piaga che continua a macchiare il nostro paese, ma evoca anche la forza, la passione, la tenacia delle donne nel rivendicare i propri diritti. Come se ogni manichino, nella sua fissità inquietante, contenesse contemporaneamente la morte e la vita, la sofferenza e il coraggio.
All'opera hanno collaborato anche i bambini della scuola I.C. "Don Milani" di Vimercate e l'impresa sociale "Il Carro" di Monza, in un intreccio di generazioni e storie che arricchisce ulteriormente il significato dell'installazione.
La notte in cui le donne riconquistano la notte
Non si tratta solo di guardare. L'iniziativa prevede una partecipazione attiva, con la "Notte Rossa per le Donne" programmata per il 7 marzo dalle 18 alle 24. Una veglia simbolica accanto ai manichini, un modo per dire che la notte non deve fare paura, che può e deve essere riconquistata dalle donne.

Perché è proprio questo uno dei paradossi più dolorosi della nostra società: l'oscurità, che dovrebbe appartenere a tutti, diventa per molte donne un territorio proibito, pericoloso, da evitare. La notte rossa vuole ribaltare questa prospettiva, trasformando le ore buie in un momento di riscatto e autodeterminazione.
E poi, l'8 marzo alle 16, la performance musicale "Il Grido del Silenzio", composizione inedita del musicista Thierry Terranova, accompagnata dalla danza. Un titolo che racchiude perfettamente il senso dell'intera operazione: dare voce a ciò che troppo spesso resta inascoltato, far risuonare il silenzio delle vittime, trasformarlo in musica, in movimento, in vita.
I manichini rossi resteranno lì, immobili e urlanti nel loro rosso acceso, fino a domani. Poi spariranno, come tutte le installazioni temporanee. Ma chi li avrà visti, probabilmente, continuerà a vederli ancora per un po', sovrapposti alla normalità del sagrato vuoto.