Monza, ancora polemiche per la nomina del nuovo questore: la posizione di Sinistra Italiana
LabMonza e Sinistra Italiana contestano la nomina di Filippo Ferri, ma il ministro Piantedosi lo difende.

Ferri ha fatto la sua prima apparizione ufficiale il 2 giugno, durante le celebrazioni della Festa della Repubblica tenutesi nel cortile d’onore della Villa Reale di Monza. All’evento hanno partecipato i sindaci della provincia, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Tuttavia, la presenza del nuovo questore ha subito rinfocolato le polemiche, con cittadini e associazioni che hanno manifestato il loro dissenso in modo spontaneo, senza creare disordini. LabMonza e Sinistra Italiana hanno denunciato identificazioni avvenute durante la cerimonia nei confronti di chi protestava pacificamente, sottolineando l’importanza di garantire la libertà di espressione come principio costituzionale e dovere civile.
Il passato di Ferri e le critiche alla nomina

Il nome di Filippo Ferri è legato ai gravi eventi del G8 di Genova, quando, nel 2001, fu coinvolto nei fatti della scuola Diaz. Nel 2012, la Cassazione lo ha condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi per falso aggravato e calunnia, con un’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Questa condanna è al centro delle proteste di LabMonza e Sinistra Italiana, che considerano la nomina di Ferri una scelta inaccettabile. Le due realtà politiche hanno definito “irricevibile” la risposta del ministro Piantedosi, che, a margine di un incontro bilaterale a Madrid, ha minimizzato la condanna, parlando di “episodi che in qualche modo gli furono attribuiti”. Per i critici, queste parole non solo sminuiscono la gravità dei fatti, accertati giudizialmente, ma umiliano le vittime di uno dei più gravi episodi di violenza istituzionale del dopoguerra, minando la fiducia nelle istituzioni.
La petizione e la mobilitazione popolare
La petizione contro la nomina di Ferri, che ha raccolto 14.000 firme, è stata un’iniziativa trasversale che ha coinvolto amministratori locali, esponenti del mondo della cultura, professionisti, associazioni e cittadini di diversa estrazione politica. Secondo LabMonza e Sinistra Italiana, questa mobilitazione rappresenta un atto collettivo nato dal basso, con un messaggio chiaro: le istituzioni devono essere credibili, trasparenti e degne di fiducia. La petizione è stata accompagnata da un’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra), ma, nonostante la pressione, il ministero ha confermato la nomina. Le due organizzazioni hanno promesso di mantenere alta l’attenzione sulla vicenda, denunciando non solo la scelta del questore, ma anche il linguaggio usato dal ministro, che sembra negare la verità storica e giudiziaria dei fatti di Genova.
Le voci a favore di Ferri
Non tutti, però, si oppongono alla nomina. Alcuni esponenti politici hanno difeso Ferri, sottolineando il principio della riabilitazione. Martina Sassoli, consigliera regionale e comunale di Noi Moderati, ha augurato buon lavoro al questore, evidenziando l’importanza di riconoscere il valore del reinserimento nella società per chi ha scontato la propria pena. Secondo Sassoli, continuare a stigmatizzare Ferri per errori passati rischia di compromettere i principi fondamentali della democrazia. A sostegno del questore si è espresso anche Andrea Monti, sindaco leghista di Lazzate, insieme ad altri sindaci della Lega della provincia. Monti ha criticato aspramente chi alimenta “cacce alle streghe”, definendo ipocriti coloro che invocano la democrazia solo quando fa comodo alla loro parte politica. Per questi amministratori, Ferri merita di essere giudicato per il suo operato attuale, non per un passato già scontato davanti alla giustizia.
Un dibattito che guarda al futuro
La nomina di Ferri continua a dividere Monza, riflettendo tensioni più ampie sul rapporto tra istituzioni, giustizia e fiducia dei cittadini. Mentre LabMonza e Sinistra Italiana attendono una risposta ufficiale del ministro in Parlamento, il nuovo questore ha iniziato il suo mandato in un clima di polemiche. La vicenda, che tocca temi delicati come la memoria storica e il ruolo delle forze dell’ordine, sembra destinata a rimanere al centro del dibattito, con i cittadini chiamati a riflettere sul significato di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni.