'Quando Berlusconi mi chiamò per un pennarello verde': il retroscena dell'ex volto del Tg5
Guido Barendson ricorda gli anni d’oro della tv privata e il rapporto diretto con l’imprenditore

L’informazione televisiva italiana ha attraversato decenni di rivoluzioni. Dai telegiornali pionieristici alle redazioni private, fino alla nascita di nuove forme di racconto giornalistico, il cambiamento è stato continuo. Alcuni volti simbolo di quell’epoca hanno vissuto da protagonisti la stagione d’oro della tv commerciale, segnata da entusiasmo, sfide e intuizioni che hanno riscritto le regole del mestiere.
Una di queste voci è quella di Guido Barendson, ex conduttore del Tg5 e del Tg2, che in un’intervista a Fanpage.it ha ripercorso la sua carriera e rievocato episodi legati a Silvio Berlusconi, imprenditore e fondatore delle reti Mediaset, nonché oramai scomparso ex presidente del Monza.
Guido Barendson e il primo Tg di Silvio Berlusconi
Barendson racconta come nacque la collaborazione con la tv di Berlusconi:
Su un trafiletto lessi che aveva dato a Enrico Mentana l’incarico a fondare il telegiornale di Canale 5. Chiamai Enrico e con parecchia rapidità approdai agli esteri, con la carica di responsabile della cronaca internazionale.
Durante gli anni al Tg5, non mancarono episodi curiosi.
Una sera, terminata la rassegna, calò un silenzio improvviso in studio. Mi informarono che al telefono c’era il presidente e che voleva parlare con me. Alzai la cornetta e lui con modi gentili andò al sodo: “Signor Barendson, perché questa sera ha utilizzato l’evidenziatore verde?”. Gli risposi con tranquillità: “Perché quello giallo non lo avevamo”. E lui? Mi comunicò che dal giorno seguente avremmo avuto una ricca fornitura di pennarelli gialli. Era ancora il Berlusconi imprenditore, lontano dalla politica. Controllava tutto.
Con Silvio Berlusconi un rapporto diretto e senza pressioni
Barendson ha anche ricordato un altro curioso retroscena legato alla sua immagine:
Se mi chiese di tagliare i baffi? Certo (ride, ndr). Prese l’argomento in maniera spiritosa e gli spiegai che i baffi erano la mia firma. La sua non fu mai una vera pressione. Quella del padrone cattivo era una leggenda. Ad esempio, sapeva bene che non ero di destra, eppure mi assunse. Gli importava che fossi bravo.
Sull’impatto che Berlusconi ebbe nel mondo dell’informazione, Barendson ha aggiunto:
Quando nacque ‘Repubblica’, dalle parti del ‘Corriere’ ci fu una reazione miope: ‘Che ci frega, tanto quello che non viene pubblicato da noi è come se non esistesse’. Fu un errore strategico clamoroso perché ingaggiammo un testa a testa avvincente. Probabilmente Berlusconi fece questa riflessione, regalando così al Tg5 lunghi periodi di brillantezza. I duelli danno responsabilità a coloro che li vivono. Questa filosofia si è persa: editori e giornali non hanno più soldi.




