La BCE sorride a Marina Berlusconi: l'importante novità per la primogenita di Silvio
Dopo dieci anni di blocco, la Bce autorizza Marina e Pier Silvio Berlusconi a esercitare i diritti di voto Fininvest sulla quota Mediolanum.
Dopo dieci anni di attesa, la Banca centrale europea ha dato il via libera definitivo alla famiglia Berlusconi per la piena gestione della quota Fininvest in Banca Mediolanum.
La decisione mette fine al lungo contenzioso aperto nel 2014 e consente a Marina e Pier Silvio Berlusconi di tornare a esercitare tutti i diritti di voto sul 30% del capitale dell’istituto fondato da Ennio Doris.
Un passaggio simbolico e operativo che chiude la successione ereditaria di Silvio Berlusconi e restituisce alla holding di famiglia il pieno controllo delle sue partecipazioni bancarie.
Il via libera della Bce dopo dieci anni di blocco
La Bce ha autorizzato Marina e Pier Silvio Berlusconi a detenere e gestire le partecipazioni qualificate in Banca Mediolanum S.p.A. e Banco Mediolanum S.A., dopo aver verificato la piena conformità della governance Fininvest ai requisiti di vigilanza europea.
Il provvedimento chiude così un capitolo lungo un decennio, durante il quale i diritti di voto Fininvest erano stati sospesi per la perdita dei requisiti di onorabilità dell’allora azionista di riferimento, Silvio Berlusconi, in seguito alla condanna per frode fiscale.
«È una decisione che sancisce la solidità della governance Fininvest e la correttezza dell’iter successorio», spiegano fonti vicine all’Autorità di Francoforte.
La nuova era Berlusconi in Mediolanum
Con l’ok di Francoforte, Marina e Pier Silvio Berlusconi possono ora rivalutare la presenza della famiglia nella governance della banca.
Secondo fonti finanziarie, i due nuovi azionisti intenderebbero designare propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, ma solo alla scadenza naturale del board, prevista con l’approvazione del bilancio 2026.

Nel frattempo, Fininvest e la famiglia Doris starebbero valutando di ripristinare il patto parasociale sciolto nel 2019 per effetto dei provvedimenti di vigilanza di Banca d’Italia e Bce.
Quel patto garantiva oltre il 51% del capitale e consolidava uno storico legame industriale e familiare tra i due gruppi, ora tornati in piena sintonia.
Perché la quota Fininvest era stata congelata
La vicenda nasce nel 2014, quando Banca d’Italia sospese i diritti di voto di Fininvest, ritenendo Silvio Berlusconi privo dei requisiti di onorabilità per effetto della condanna definitiva.
L’anno successivo la Bce confermò il divieto, congelando i diritti oltre il 9,9% del capitale, pur in presenza di una quota effettiva del 30%.
Solo nel 2022 la Corte di Giustizia europea accolse il ricorso di Fininvest, stabilendo che non si trattava di una nuova acquisizione ma della conservazione di una partecipazione preesistente, quindi non soggetta retroattivamente alle regole introdotte dopo.
Da quella sentenza è iniziato il percorso che ha portato al “disgelo” della quota del 20% rimasta per quasi dieci anni priva di diritti di voto.
Un nuovo equilibrio tra Fininvest e Mediolanum
Con la decisione della Bce, Fininvest torna ad avere piena rappresentanza nell’azionariato di Mediolanum, confermando la solidità patrimoniale e la trasparenza della sua governance.
Il gruppo Berlusconi consolida così la sua posizione storica nella banca dei Doris, oggi tra i principali player del risparmio gestito europeo, con un ebitda di oltre 500 milioni e un rapporto di capitale primario (CET1) superiore al 20%.



