x

x

foto Buzzi
foto Buzzi

L’ultima partita della stagione tra le mura amiche del Monza si trasforma in un incubo, si prospettava una festa: ma non è stato così. Il primo vero caldo si affaccia sulla Brianza, il gioco ne risente, il fiato dei ventidue in campo si fa presto corto. Ad un passo dall’ottavo posto la rincorsa del Monza di Palladino si stoppa contro la voglia di salvarsi del Lecce. I biancorossi cambiano due giocatori rispetto alla trasferta vittoriosa di Reggio Emilia: Caldirola out per somma di ammonizioni viene sostituito da Marlon. Mentre Sensi lascia il posto a Rovella, in questo caso si tratta di scelta tecnica. 

Festa solo in tribuna 

La prima frazione termina con uno zero a zero che lascia comunque spazio a qualche considerazione. Il Lecce parte molto bene, impostando la partita cercando di alzare fin da subito i ritmi. La chiave tattica di Baroni è Banda, posizionato come esterno sinistro del tridente offensivo salentino. La posizione avanzata e le qualità atletiche del 22 giallorosso obbligano Ciurria a giocare con gli occhi anche dietro la testa. L’esterno biancorosso non può spingere come fa di solito. Correre a tutto campo diventa estremamente difficile, complice anche il primo caldo, che, come detto, taglia il fiato. Il Monza di Palladino fatica a trovare il modo per aggirare il Lecce. Il centrocampo biancorosso, composto dalla coppia Pessina-Rovella, si trova sempre in inferiorità numerica rispetto al trio leccese. Molte volte sia Caprari che Dany Mota sono costretti ad abbassarsi per cercare il pallone. Questo porta ad isolare Petagna, il quale da solo contro Umtiti e Baschirotto può ben poco. Il numero 37 si trova contro un duo difficile da superare: veloce ed estremamente fisico. 

Dramma danese

Il pubblico dell’U-Power Stadium ha capito presto che un pareggio non sarebbe stato un risultato così malvagio. Nella ripresa Rovella e Petagna fanno spazio a Sensi e Birindelli. Ciurria si alza sulla linea dei trequartisti, il Monza ne guadagna di imprevedibilità grazie all’attacco più mobile. Al 61° minuto Caprari e Dany Mota lasciano il campo per Gytkjaer e Vignato. La voglia dei due subentrati si vede, i biancorossi non indietreggiano. Anzi, avanzano, mettendo alle strette il Lecce. Ad un certo punto Palladino pesca dalla panchina un Colpani in forma, che in pochi minuti prende in mano la squadra. Il 28, su una bella giocata in profondità di Pessina, corre verso l’area di rigore ospite. Baschirotto tenta un intervento disperato, nel quale prende sì il pallone, ma dopo aver travolto lo stesso Colpani. Quella che porta al tiro dagli undici metri è l’unica azione da “Monza” che vedremo in tutta la partita. Dal dischetto si presenta Gytkjaer, rigore lasciato all’unanimità al danese sia dalla panchina che dallo stesso Pessina. Il destino, però riesce ad essere davvero beffardo, quasi sadico se ci si pensa. La scelta di lasciar calciare Gytkjaer non è data solo dal fatto che per lui si tratta dell’ultima partita in casa con il Monza. Il numero 9, nella passata stagione, si è presentato più volte dal dischetto, senza mai sbagliare. Ma questa volta il destino indossa i guanti di Falcone, i quali deviano il pallone fuori dallo specchio. Come se non bastasse, al termine del recupero lo stesso Gytkjaer causa il rigore che darà al Lecce la vittoria e la salvezza nella massima serie. 

Nessun rimpianto

Non ci sentiamo di condannare la scelta di Palladino nel far tirare il rigore a Gytkjaer, il danese lo meritava. Era giusto concedere questa occasione a quello che è diventato l’uomo promozione. Vorremmo anche fare un appello: che questa non diventa la scusa per dimenticare quanto di buono fatto dal numero 9 per il popolo biancorosso. Ad un anno dalla doppietta di Pisa il destino si è rovesciato, ma anche questo è il calcio. Il sogno ottavo posto non si è comunque spento.

 

Stefano Masi