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La corsa fatale

Schianto fatale

Un'auto di lusso che sfreccia a oltre 200 km/h su una strada di periferia. Una famiglia che torna a casa dopo una giornata di lavoro e di scuola. Un impatto violento che spezza una vita e ne cambia altre per sempre. Questo è quanto è accaduto il 14 giugno 2023 a Casal Palocco, nella zona sud di Roma. Matteo Di Pietro, 23 anni, youtuber noto per i suoi video sui motori e le auto di lusso, era alla guida di una Lamborghini Urus, un suv da 650 cavalli. In un tratto di strada a doppio senso, ha perso il controllo del mezzo e ha invaso la corsia opposta, schiantandosi contro una Fiat Panda. A bordo della Panda c'erano una madre e i suoi due figli, di 5 e 7 anni. Il più piccolo, Alessandro, è morto sul colpo. Gli altri due sono rimasti feriti, ma non in pericolo di vita.

Il processo

Oggi, a otto mesi di distanza, si è svolta l'udienza preliminare per Matteo Di Pietro, accusato di omicidio stradale aggravato e lesioni. Il giovane, assistito dall'avvocato Antonella Benveduti, ha scelto di patteggiare una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione, evitando il processo. Secondo la ricostruzione della procura, Di Pietro avrebbe guidato in modo imprudente, negligente e imperito, violando le norme sulla circolazione stradale. In particolare, avrebbe superato il limite di velocità consentito e invaso la corsia opposta, causando l'impatto con la Panda. Il giudice ha accolto la richiesta di patteggiamento, ritenendo congrua la pena proposta.

Le scuse

Durante l'udienza, Matteo Di Pietro ha chiesto di poter parlare al giudice e alla famiglia della vittima. Con la voce rotta dall'emozione, ha espresso il suo dolore e le sue scuse per quanto accaduto. Ha ammesso la sua responsabilità, come aveva già fatto durante l'interrogatorio, e ha manifestato la sua volontà di impegnarsi in futuro in iniziative a favore della sicurezza stradale. Un "obiettivo sociale", come lo ha definito lui stesso, per sensibilizzare i giovani sui rischi della guida spericolata. A riferirlo è stata la sua avvocata, Antonella Benveduti, che ha sottolineato il suo atteggiamento collaborativo e ravveduto.

La pena

Matteo Di Pietro non andrà in carcere, ma dovrà scontare la sua pena ai servizi sociali. Secondo la sua difesa, si tratta di una condanna in linea con le finalità del nostro ordinamento, che prevede la rieducazione e la risocializzazione dei condannati. Principi fondamentali, sanciti dalla Costituzione, e importanti per valutare la correttezza di questa pena. Tuttavia, nessuna pena potrà mai cancellare il dolore e il vuoto lasciati dalla morte di un bambino innocente. Un bambino che aveva tutta la vita davanti e che è stato strappato alla sua famiglia da una follia senza senso.