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metro monza

A innescare il nuovo scontro è stato Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega al Pirellone, che ha puntato il dito contro chi – a suo dire – frena l’avvio dei cantieri.

Alessandro Corbetta
Alessandro Corbetta

“Non c’è nessuna guerra tra territori – ha dichiarato – ma la M5 è oggi l’opera più matura, con un progetto già pronto e il pieno sostegno degli enti locali. È naturale procedere da subito con le risorse disponibili, senza perdere altro tempo”.

Per Corbetta, non si tratta di competizione con altre opere, come la M4 verso Segrate, ma di una questione di priorità tecnica:

“La M5 serve un bacino di utenza vastissimo, collega Monza e Brianza a Milano e rappresenta una svolta concreta per migliaia di pendolari”.

Sassoli (Lombardia Migliore): “Così il PD ci costa 80 milioni l’anno”

Duro anche l’intervento di Martina Sassoli, consigliera regionale di Lombardia Migliore, che denuncia l’immobilismo politico:

“Continuare a tenere congelati 1,3 miliardi già stanziati per la M5 significa sprecare soldi dei cittadini. Sommando extracosti e fondi per la M4, parliamo di 2,3 miliardi fermi. Con i tassi d’interesse attuali, il costo di questa immobilità supera gli 80 milioni di euro l’anno”.

Per Sassoli, il problema è legato a una gestione ideologica che non guarda alle necessità del territorio:

“Bloccare risorse già disponibili non vuol dire risparmiare, ma generare danni economici enormi. È tempo di smettere con i rinvii e guardare davvero al futuro”.

Nel mirino anche il sindaco Sala

La polemica si allarga e arriva fino a Giuseppe Sala, sindaco di Milano, chiamato in causa da Sassoli sui 420 milioni di euro già stanziati dal MITE per la M4:

“Vedremo se il sindaco Sala avrà qualcosa da dire in merito. Qui si parla di amministrazione responsabile, non di ideologia”.

I cittadini aspettano risposte

Mentre la politica si divide, la realtà per i cittadini resta fatta di traffico, inquinamento e tempi di spostamento insostenibili. Il prolungamento della metro 5 fino a Monza, oltre a ridurre l’impatto ambientale, rappresenterebbe un salto di qualità per la mobilità dell’intera area metropolitana.

Il timore, però, è che i fondi già disponibili restino bloccati ancora a lungo, con costi economici e sociali che continuano a crescere, lasciando pendolari e aziende in attesa di un cambiamento che tarda ad arrivare.