Serie A divisa sul nuovo pallone arancione: ecco i 5 modelli che hanno fatto la storia
Il nuovo pallone arancione della Serie A divide tifosi e giocatori. Ecco perché è nato il caso e quali sono i cinque palloni più iconici della storia del calcio
La Serie A ha presentato il nuovo pallone invernale Puma Orbita Hi-Vis, caratterizzato dal colore arancione fluo. Una scelta nata per migliorare la visibilità e aggiornare l’immagine del torneo, ma che ha innescato un dibattito immediato. Sui social, negli stadi e persino nelle conferenze stampa, il pallone è diventato un argomento caldissimo: non più un semplice strumento di gioco, ma un simbolo che divide.
Tra chi lo promuove e chi lo boccia
Una parte degli addetti ai lavori lo considera un passo avanti: più leggibile nelle condizioni di scarsa luminosità, più riconoscibile anche nei campi invernali più rovinati, più vicino allo stile “tech” che la Lega sta cercando di costruire.
Dall’altra parte, però, si è formato un fronte critico compatto: per molti è “troppo acceso”, “troppo fluo”, “difficile da seguire in TV”. Le riprese in 4K, su alcuni impianti, restituiscono un’immagine quasi abbagliante che ha fatto lamentare più di un tifoso.
Le proteste dei portieri e i problemi tecnici
Le osservazioni più pesanti arrivano dai portieri: con pioggia, riflessi LED e velocità elevate, l’arancione fluo produrrebbe un leggero effetto scia che complica la lettura della parabola. Alcuni difensori riferiscono le stesse difficoltà sulle palle alte, soprattutto nelle partite serali.
C’è poi una considerazione molto pratica: sui campi invernali più secchi e ingialliti, il contrasto non è sempre così netto come promesso dagli studi preliminari.
Una storia che si ripete
Non è la prima volta che un pallone crea una tempesta. Ogni modello innovativo nasce sotto il tiro incrociato delle opinioni: accadde al Jabulani, accadde al Fevernova, accadde al Teamgeist. E proprio mentre l’Italia discute dell’arancione fluo, vale la pena ricordare quali sono i cinque palloni più iconici della storia, quelli che da polemiche sono diventati leggenda.
Jabulani: il pallone più discusso della storia
Il Jabulani, protagonista del Mondiale 2010, è ancora oggi l’esempio perfetto di come una novità possa dividere. Costruito con soli otto pannelli termo-modellati e dotato di una superficie Grip’n’Groove progettata per stabilizzare il volo, in realtà si comportò all’opposto: traiettorie imprevedibili, cambi di direzione improvvisi, tiri che scivolavano nell’aria come colpi di biliardo.
Fu massacrato dai portieri, sfruttato dagli attaccanti, reso immortale dall’estetica futuristica e dai Mondiali più chiacchierati del decennio. Un pallone odiato, poi amato. Oggi iconico.
Tango: il modello che ha definito un’epoca
Tra il 1978 e il 1982 il Tango ha scritto la grammatica visiva del calcio. La sua grafica a triadi creava un effetto ottico avvolgente che è diventato immediatamente riconoscibile.
Costruito in cuoio sintetico e cucito a mano, garantiva resistenza e sensibilità. Non era il più tecnologico, ma rappresentava l’essenza stessa del pallone: semplice, elegante, eterno. Ancora oggi è uno dei simboli assoluti del calcio mondiale.
Azteca: la rivoluzione sintetica del 1986

Nel Mondiale di Messico ’86 arrivò l’Azteca, primo pallone interamente sintetico della storia.
La sua grafica, ispirata alla cultura azteca, è diventata iconica. La struttura multistrato garantiva resistenza all’acqua e una durata superiore ai modelli precedenti.
Ma soprattutto, è il pallone di Maradona: della Mano de Dios, del Gol del Secolo, della più grande prestazione individuale mai vista in un Mondiale. L’Azteca non è solo un pallone: è un frammento di storia del calcio.
Fevernova: il taglio netto col passato
Il Fevernova del 2002 fece scalpore per la rottura estetica totale col passato.
Abbandonava la tradizione per scegliere colori accesi, forme più ampie e un’anima interna in schiuma progettata per migliorare precisione e potenza. Molti giocatori lamentarono una leggerezza eccessiva, ma proprio quella caratteristica permise giocate spettacolari e partite piene di episodi imprevedibili. È il pallone che ha aperto la porta al design moderno.
Teamgeist: perfezione e ricordi mondiali
Il Teamgeist del 2006 è considerato uno dei palloni più equilibrati mai creati. I pannelli termosaldati assicuravano un volo pulito e preciso, mentre la superficie liscia migliorava la sensibilità al tocco.
Ma il suo valore vero è emotivo: è il pallone del rigore di Grosso, dell’urlo di Berlino, della quarta stella italiana. Ogni italiano che lo guarda rivive un momento preciso della propria vita.
Il verdetto del campo arriverà presto
Le polemiche continueranno, i commenti si aggiorneranno a ogni weekend, ma alla fine sarà sempre il campo a parlare. Il pallone arancione potrà piacere o infastidire, ma farà il suo percorso come hanno fatto tutti i suoi predecessori: prima contestati, poi rivalutati, infine ricordati.
Perché nel calcio funziona così: ciò che oggi divide, domani diventa parte della memoria collettiva. E questo pallone, nel bene o nel male, la sua traccia l’ha già lasciata.



