Keita fa Sciarra, il Monza vince vicino ad Anagni: lo schiaffo al Frosinone vale 3 punti (0-1)
Primo colpo stagionale in trasferta per la squadra di Bianco, che vince e convince contro il Frosinone. Mentalità e gioco brillante, ma c'è da migliorare in fase realizzativa. L'analisi del match.

La storia è un pozzo misterioso: offre spunti e possibilità di legare il presente al passato, pindaricamente, rovistando nella cattedrale dei ricordi. E in cattedrale si trasforma il Benito Stirpe, teatro dell’incontro tra Frosinone e Monza.
A pochi passi da Anagni, dove il 7 settembre 1303 andò in scena l’oltraggio più celebre di sempre, quello che Giacomo Colonna, detto Sciarra, rifilò – moralmente, e forse non solo – a Papa Bonifacio VIII. Ottavo, come il turno di Serie B in cui va si consuma la sfida fra i ciociari e i brianzoli, con Keita Balde che imita Sciarra e percuote la compagine di Alvini con uno schiaffo al pallone, quasi al volo, su ribalzo del tiro di Azzi stampatosi sul palo. Ed è proprio il fattore “palo” – fantozzianamente – a decidere il risultato, con Zilli che vede la sua conclusione infrangersi sul legno alla sinistra di Thiam.
Nel mezzo, o meglio, in tutto l’arco della partita il Monza fa valere la sua superiorità, qualitativa e quantitativa, di personalità e spessore, con una prova di forza da squadra vera, unita e (finalmente) conscia del proprio bagaglio tecnico-caratteriale.
Nella valigia i biancorossi infilano 3 punti e tornano in Brianza con una vittoria meritata, seppur con qualche brivido nel finale, espugnano un fortino, quello frusinate, che non cadeva da 10 giornate e dalla sconfitta contro il Sudtirol per 3-0 del 26 gennaio 2025.
È stata la mano di Paolo Bianco, che battezza il suo ex club e mette la griffe sul primo successo esterno in campionato dei brianzoli.
Partita orchestrata, condotta e gestita dal Monza, che gioca un calcio attivo e proattivo, sincronizzato, con l’idea di attaccare e difendere in blocco, come i Moschettieri di Dumas: “Tutti per uno, uno per tutti”, fino alla fine.
Con l’urlo di Azzi nel recupero, su salvataggio di Pessina dopo un pallone sanguinoso perso dal capitano a centrocampo, a suggellare un’esultanza corale – di società, giocatori e tifosi – che regala felicità.
Una vittoria scolpita sulle transizioni, positive e negative, del Monza, rapidissimo a leggere le situazioni e a imbastire con lucidità la manovra, architettando trame di gioco con intelligenza e sfruttando le combinazioni per liberare il campo.
L’obiettivo è far uscire dai blocchi i difensori avversari e creare superiorità, territoriale e posizionale. Perché le transizioni, insieme alla reattività sul cambio di possesso sono decisive e indirizzano le gare.

Monza in transizione, vittoria di transizioni
Riprendere il cammino, con entusiasmo ed energia. Archiviato lo stop per gli impegni delle Nazionali, il Monza prosegue il suo percorso a Frosinone.
Senza Alvarez e Galazzi infortunati, ma con diversi recuperi, Bianco conferma il 3-4-2-1, un sistema flessibile e dinamico, aperto ai meccanismi del 3-5-2 in fase di possesso e del 5-3-2 senza palla, con uno dei due trequartisti a fungere da ago della bilancia tra i reparti: Thiam tra i pali, Izzo, Ravanelli e Carboni nel terzetto difensivo, Obiang e Pessina in mediana, Birindelli e Azzi sulle fasce, Colpani e Keita alle spalle di Mota unica punta.
Alvini opta per il 4-2-3-1: Palmisani in porta, A. Oyono, Monterisi, Calvani e Bracaglia nella linea arretrata, Koutsoupias e Calò in mediana, Ghedjemis, Grosso e Masciangelo nel trio di rifinitori e Raimondo centravanti.
“Le transizioni sono diventate cruciali. Quando l’avversario è organizzato difensivamente, è molto difficile segnare. Il momento in cui perde la palla, può essere l’occasione per sfruttare la possibilità di trovare qualcuno fuori posizione. Allo stesso modo, quando noi perdiamo il pallone dobbiamo reagire immediatamente… I giocatori devono imparare a leggere la partita, a capire quando pressare e quando ritornare alle loro posizioni difensive. Tutti dicono che le palle inattive facciano vincere le partite, ma io penso che siano più determinanti le transizioni”.
Le parole di Josè Mourinho, che risalgono ai tempi della sua permanenza al Chelsea, intercettano un aspetto fondamentale nel calcio moderno: le transizioni, ossia gli intervalli di possesso tra una squadra e l'altra che, se sfruttati correttamente, possono diventare risolutivi, come nel caso del match dello Stirpe.
È il Monza a guidare le transizioni, e la sua metamorfosi, vincendo grazie a un'ottima transizione.
Dal lancio di Carboni, sulla seconda palla vagante, è Capitan Pessina a voltare scenario, guidando la ripartenza che propizia il gol di Keita. Come? Con una fitta rete di passaggi, di prima intenzione, a coinvolgere tutti i reparti, da Izzo in difesa a Keita in attacco, convalidando il peso del gioco associativo e di una mentalità “verticale” che sta germogliando nella squadra.
Azione da manuale dei biancorossi, con Keita a connettersi coi centrocampisti e portare fuori posto il suo opposto, Obiang a scambiare con Pessina e correre verso la porta, e l’apertura di Pessina a innescare l'invenzione di Azzi da cui nasce tutto. Contro i Canarini, senza il Canario, è Keita a trascinare il gruppo, con una rete di capitale importanza, da bomber, nella mattonella preferita dell’infortunato Alvarez. Tap-in in area e vantaggio del Monza, che stappa il risultato al 38' dopo un primo tempo di iniziativa e amministrazione, con un costante presidio nella metà campo gialloazzurra e diverse occasioni confezionate.
Il Frosinone fatica a uscire dal guscio e quando lo fa non ha argomenti da inserire nel dibattito coi brianzoli, onnipresenti in campo e ricettivi a visualizzare le situazioni.
Il Monza si muove coi tempi giusti, occupa gli spazi al millimetro e applica i principi impartiti dal proprio allenatore. Pressing, riaggressione, struttura equilibrata e una vocazione offensiva: i biancorossi giocano con nerbo, si distendono in contropiede e scivolano puntualmente all'indietro raddoppiando, o addirittura triplicando, la marcatura sul portatore di palla e togliendo ragionamento alla manovra ciociara.
C'è intesa nella due fasi, c'è determinazione nel lottare su ogni pallone, c'è intensità e ritmo a sostenere l'intero apparato. E soprattutto c'è la volontà di conquistare la vittoria a tutti i costi, anche soffrendo - forse troppo - ma battagliando con anima e cuore.

Nella ripresa il Frosinone alza il baricentro e consolida il possesso, con il Monza predisposto a contenere e ripartire, massimizzando le transizioni. La spinta dei Leoni si fa insistente, ma l'applicazione estrema dei brianzoli non fa crollare il muro difensivo e la porta resta inviolata, con Thiam che respinge il tiro dal limite di Calò e osserva il pallone stamparsi sul palo al 94' su conclusione di Zilli.
Spavento in extremis che si traduce nell'inefficacia dei biancorossi davanti alla porta, con 9 conclusioni nello specchio - di cui due a ridosso dell'area piccola e quattro in totale dal versante sinistro di Azzi, con quattro centrali e una a destra - e una sola rete segnata. Un dato da correggere sensibilmente, perché le partite vanno chiuse e blindate, togliendo la possibilità agli avversari di rimanere in corsa fino all'ultimo.
Dopo 6' di recupero Rapuano manda le squadre sotto la doccia: Frosinone-Monza termina 0-1.

Sulla strada giusta
La sosta delle Nazionali porta consiglio, ma coesione, amalgama, feeling e spirito di squadra. Elementi che, nell'ultimo mese, stanno circolando nel sangue del Monza con una certa persistenza.
Dal secondo tempo contro il Padova, la squadra di Bianco sembra aver switchato intraprendendo l'iniziativa e la strada giusta. Un Monza diverso rispetto all'inizio, soprattutto in termini di attitudine e condivisione del sacrificio, nell'interpretazione all'unisono delle due fasi e nella voglia di raggiungere insieme l'obiettivo. Gli esempi più significativi sono gli anticipi e le uscite palla al piede dei difensori (in particolare Izzo e Ravanelli, sia col Catanzaro sia col Frosinone), indice di una mentalità che si sta consolidando e una sintonia nel gioco, a cui tutti partecipano, attaccando e difendendo insieme, nessuno escluso. Con la consapevolezza di ciò che serve per affrontare un il campionato cadetto, le partite e le dirette contendenti.
Se è vero, come diceva Osvaldo Soriano, che “il calcio è dubbio costante e decisione rapida”, è altrettanto vero che, per dirla alla Boskov, “se non segni, non vinci”.
Il Monza, però, i dubbi li risolve velocemente, segna e vince: ancora di “corto muso, disputando il miglior primo tempo e la miglior partita della stagione, convincente sul piano del gioco e nell’atteggiamento, da squadra centrata che non molla e combatte per 90’.
I biancorossi sfoderano una prestazione brillante a livello fisico e ottengono il terzo clean sheet, con organizzazione tattica e grande propensione a lavorare sugli anticipi, ma sprecano troppe occasioni, con 9 tiri su 20 nello specchio della porta e un solo gol fatto.
C’è da migliorare, tanto, nella precisione e nella freddezza in area, aumentando la media realizzativa in rapporto alla chances generate.
La strada è quella giusta, come sottolineato prima del match da Paolo Bianco, facendo leva su quelle motivazioni che devono essere – e sono - il corpo e l’anima del gruppo.
Sabato 25 ottobre sarà tempo di conferme: al Monza il compito di lanciare un segnale al campionato nella sfida all’U-Power Stadium contro la Reggiana.
A cura di Andrea Rurali