Pedemontana, arrivano i fondi per le tratte ma gli ambientalisti si ribellano: la situazione
Colombo e Sala: lotta per ambiente e tratta D breve

L’analisi del bilancio 2024 di Pedemontana rivela che l’azienda ha ricevuto un finanziamento di 839 milioni di euro, una cifra significativa ma non sufficiente a coprire l’intero fabbisogno di 1 miliardo e 741 milioni necessari per completare le tratte B2 e C. “Il bilancio dell’esercizio 2024 di Pedemontana lo conferma e la spalmata di cemento e asfalto si materializza sempre di più,” hanno dichiarato Colombo e Sala, sottolineando come i fondi siano stati utilizzati anche per rimborsare prestiti precedenti e pagare anticipi contrattuali. Nello specifico, 161 milioni sono stati erogati il 6 dicembre 2024 per rimborsare un prestito ponte, 566 milioni il 16 dicembre per un conto escrow, e 112 milioni lo stesso giorno per l’anticipazione al contraente generale. Tuttavia, la società ha chiuso l’anno con una perdita di 1,75 milioni di euro, evidenziando una situazione economica non rosea né nel breve né nel lungo termine.
Il ruolo della Banca Europea per gli Investimenti

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI), insieme ad altri istituti come la Cassa Depositi e Prestiti, ha avuto un ruolo chiave nell’erogazione dei fondi. In risposta a un’interrogazione del 3 marzo 2025 presentata da gruppi ambientalisti, la BEI ha confermato la parziale erogazione del prestito destinato alla realizzazione delle tratte B2 e C. Questo sostegno finanziario rende le due tratte “molto difficilmente arrestabili,” come osservano Colombo e Sala, mentre la tratta D breve rimane un capitolo ancora aperto. Nonostante l’avanzamento del progetto, gli ambientalisti non demordono, concentrandosi su obiettivi alternativi per limitare i danni ambientali e promuovere la tutela del territorio.
Una visione alternativa per la Brianza
Pur accettando che fermare le tratte B2 e C sia ormai un traguardo lontano, Colombo e Sala propongono un’agenda ambiziosa per il futuro della Brianza. “Fermare le tratte B2 e C diventa sempre di più un miraggio,” hanno ammesso, ma il loro “sano realismo” e la passione per il territorio li spingono a contrastare la tratta D breve, che rischia di causare ulteriori devastazioni. Tra le proposte, spicca il progetto di una Barriera Verde per i Comuni di Arcore, Lesmo, Camparada e Usmate Velate, insieme alla tutela della zona umida del Laghettino di Bernate e all’ampliamento del bosco delle querce di Seveso e Meda. Gli attivisti chiedono anche l’istituzione di un Parco Regionale fluviale lungo il fiume Seveso, il raddoppio dei fondi per le compensazioni ambientali e un monitoraggio rigoroso della loro attuazione. Inoltre, insistono sulla bonifica da diossina lungo la tratta B2 e sull’uso delle monetizzazioni dei disboscamenti per interventi ambientali aggiuntivi.
Un invito alla mobilitazione collettiva
La lotta degli ambientalisti si basa su una visione di una Brianza diversa, lontana dal modello di sviluppo rappresentato da Pedemontana, un’infrastruttura che considerano imposta dall’alto e dannosa per territori già fragili. Colombo e Sala sottolineano l’importanza del sostegno della comunità: “Il sostegno di quanti hanno a cuore la difesa di ambiente e territorio sarà determinante.” Con progetti concreti e un impegno costante, gli attivisti continuano a opporsi a un’opera che ritengono insostenibile, invitando i cittadini a unirsi per costruire un futuro più verde e responsabile per la Brianza.