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C’è un predatore silenzioso che da anni minaccia fiumi e laghi della Brianza. È enorme, adattabile, vorace. E quando arriva, l’equilibrio naturale salta.
Il pesce siluro non fa rumore, ma i suoi effetti sull’ecosistema acquatico sono devastanti. Per questo, nel Parco Regionale della Valle del Lambro, la sua presenza viene affrontata da oltre un decennio con un lavoro scientifico costante, fatto di monitoraggi, dati e strategie di contenimento che oggi mostrano risultati concreti.


Pesce siluro e biodiversità acquatica nel Parco Valle Lambro

Il pesce siluro (Silurus glanis) è il più grande pesce d’acqua dolce d’Europa: può superare i tre metri di lunghezza e i 150 chili di peso. Originario del Danubio, nei nostri ambienti è una specie alloctona invasiva, priva di predatori naturali e capace di alterare profondamente la biodiversità acquatica.

Nel Parco Valle Lambro, la sua diffusione ha interessato soprattutto il fiume Lambro e i laghi di Alserio e Pusiano. Qui il pesce siluro ha esercitato una pressione crescente sulle specie ittiche autoctone, riducendone drasticamente densità e varietà. Gli studi condotti dagli esperti del Centro Studi Biologia Ambiente e del Centro Tecnico Naturalistico hanno evidenziato impatti paragonabili a quelli causati da inquinamento ambientale e modifiche artificiali degli habitat.


Monitoraggio del pesce siluro e strategie di contenimento efficace

Dal 2012 il Parco Regionale della Valle del Lambro ha scelto una linea chiara: affrontare il pesce siluro con metodo scientifico e continuità. Monitoraggi sistematici, analisi dei dati e sperimentazione sul campo hanno portato alla definizione di protocolli operativi specifici per laghi e corsi d’acqua, sviluppati insieme a Regione Lombardia.

I numeri raccontano un impegno senza precedenti. Nel fiume Lambro, tra Merone e Inverigo, dal 2018 sono stati rimossi 693 esemplari di pesce siluro, con interventi concentrati tra Lambrugo e Merone. Nel lago di Alserio, solo tra ottobre 2024 e ottobre 2025, le operazioni hanno portato alla cattura di 64 siluri per un totale di 768 chili, incluso un esemplare lungo oltre due metri.

Durante il periodo riproduttivo, l’individuazione dei nidi e la rimozione mirata degli adulti ha permesso di fermare la crescita della popolazione. Anche nel lago di Pusiano, dal 2016, sono stati eliminati 538 individui di pesce siluro, per un peso complessivo di 6,8 tonnellate.


Specie autoctone e ritorno dell’equilibrio nel fiume Lambro

I risultati più incoraggianti arrivano però dall’ecosistema stesso. Dove il contenimento del pesce siluro è stato costante, le specie autoctone hanno ricominciato a prosperare. Nel fiume Lambro e nei laghi briantei tornano a essere presenti barbo, cavedano e tinca, indicatori chiave di una ittiocenosi in ripresa.

«Nel Parco Valle Lambro è attiva una strategia efficace per impedire l’espansione del pesce siluro e garantire la tutela della biodiversità acquatica», spiega Alessandro Marieni, ittiologo del Centro Tecnico Naturalistico. Un impegno condiviso dal presidente Marco Ciceri, che definisce il contenimento del pesce siluro una strategia ormai strutturale e indispensabile.

Un lavoro silenzioso, fatto di dati e interventi mirati. Ma fondamentale per restituire futuro a fiumi e laghi della Brianza.