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Nel cuore pulsante del calcio italiano, due club come Monza e Pescara rappresentano storie di riscatto e passione, nate da province che hanno sempre sognato la ribalta nazionale. Il Monza, con il suo stadio ex Brianteo, ora U-Power, che echeggia di tradizioni lombarde, e il Pescara, affacciato sul mar Adriatico con il suo Cornacchia-Adriatico che profuma di salsedine, incarnano l'essenza di un movimento che mescola sudore, sud e ambizione nordica. Sono realtà che, nonostante distanze geografiche e contesti diversi, condividono un destino intrecciato da generazioni di talenti e visionari. In un'era dominata da colossi metropolitani, queste squadre ricordano come il calcio sia prima di tutto un affare di comunità, di sogni condivisi e di eredità che legano il passato al presente.

Ma cosa accomuna davvero queste due realtà? Oltre alle classiche rivalità di campo, emergono connessioni profonde, anche in panchina, radicate in carriere che attraversano decenni di Serie A, B e C. 

Intrecci tra allenatori: da Monza a Pescara e viceversa

Gli allenatori comuni tra Monza e Pescara sono il primo filo conduttore di questa trama calcistica. Giorgio Rumignani, per esempio, ha guidato il Pescara nel 1993-1994 in Serie B, dove ha contribuito a stabilizzare una squadra in lotta per la salvezza, per poi approdare nel Monza nella stagione 1996-1997 in Serie C1, portando grinta e tattica difensiva in un'annata di transizione.

Non da meno Giovanni Stroppa, icona moderna: dal 2018 al 2022 ha trasformato il Monza da outsider di Serie B a protagonista in Serie A, vincendo promozioni storiche con un gioco spumeggiante; al Pescara, invece, ci era già stato nel 2012-2013, allenando in Serie A una rosa giovane e talentuosa, lasciando un'impronta di intensità che ancora oggi ispira. Questi percorsi non sono casuali: rivelano come i due club, spesso alla ricerca di tecnici con esperienza nelle categorie inferiori, si affidino a figure capaci di navigare promozioni e retrocessioni, creando un ponte tra Lombardia e Abruzzo che va oltre le mappe.

Questi legami non si fermano alle panchine, ma si estendono a carriere ibride, dove il ruolo di allenatore si intreccia con un passato da calciatore nei ranghi avversari, amplificando il fascino di una rivalità "familiare".

Ex giocatori del Monza: le radici negli allenatori del Pescara

Qui emerge il vero colpo di scena: numerosi ex giocatori del Monza hanno poi calcato le panchine del Pescara, trasformando vecchie maglie biancorosse in strategie abruzzesi. Prendete Vincenzo Vivarini, attuale timoniere del Delfino in Serie B, che da attaccante ha militato nel Monza nella stagione 1990-1991, vincendo la Coppa Italia Serie C con un goal-scoring da 58 reti complessive in carriera. O Massimo Oddo, leggenda del Pescara come allenatore (guidandolo alla promozione in Serie A nel 2012), che nei primi passi da terzino ha indossato la casacca del Monza in Serie C tra il 1996 e il 1998, collezionando esperienze formative prima del salto con Milan e Lazio. Alberto Colombo, altro artefice di un Pescara combattivo nel 2022-2023 in Serie C, ha esordito da centrocampista proprio al Monza in Serie B negli anni '90, prima di un curriculum che lo ha portato a oltre 300 presenze tra i professionisti. E non dimentichiamo Gaetano Auteri, che ha allenato il Pescara in epoche di transizione, dopo aver festeggiato con il Monza il titolo di Serie C1 e la coppa di categoria negli anni '80 come bomber prolifico.

Vincenzo Vivarini
Vincenzo Vivarini / Foto YouTube

Questi intrecci non sono mera aneddotica: testimoniano come il Monza, fucina di talenti lombardi, e il Pescara, terra di sogni adriatici, condividano un DNA calcistico fatto di resilienza e promozione. In un ipotetico articolo curioso, si potrebbe esplorare come queste figure abbiano influenzato moduli e filosofie, dal 4-3-3 offensivo di Auteri al pragmatismo di Oddo, creando un "ponte invisibile" che rende ogni scontro tra le due squadre un derby di destini incrociati.