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Come ricorda l'edizione online del Corriere della Sera, le partite del campionato libico si stanno disputando in Italia, negli stadi di Sesto San Giovanni, Milano e Meda, grazie a un accordo tra il Governo italiano e quello libico. Una formula che ha trasformato la fase finale del torneo in una vera e propria “soap opera” sportiva, tra questioni calcistiche e diplomatiche.

Domenica 10 agosto era in programma a Meda la gara decisiva per l’assegnazione dello scudetto tra al-Ahly di Tripoli (10 punti) e al-Hilal di Bengasi (8 punti). Tuttavia, il match è stato rinviato a martedì 12 agosto nel tardo pomeriggio per la mancanza della Var, elemento concordato tra le due federazioni.

Scontri, controlli e curiosità

L’assenza della tecnologia non è stata l’unica nota di colore. L’accesso allo stadio è stato rigidamente filtrato da steward, forze dell’ordine e liste nominali consegnate dagli organizzatori libici. “Questo è il nostro calcio”, ha commentato un tifoso libico, impeccabile nel suo completo elegante.

Come nelle precedenti gare, sugli spalti e a bordo campo non sono mancati momenti di tensione, con scontri fisici, interventi della polizia e dell’ambulanza per medicare ferite lievi. Sullo sfondo, anche questioni economiche: il Corriere riporta che nei giorni scorsi la Federazione italiana avrebbe bloccato l’attività per il mancato saldo delle spettanze agli arbitri, poi sbloccata dopo il pagamento tramite bonifico.

Campionato libico - scontri
Foto Corriere.it

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