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Una lettera come tante, almeno all’apparenza. Recapitata in Comune, indirizzata alla sindaca. Ma questa volta il contenuto non riguardava strade da asfaltare, lampioni fuori uso o contestazioni su multe e parcheggi. Era qualcosa di diverso.
Dentro quei fogli c’erano le parole di un gruppo di ragazzi che, dopo aver commesso un atto di vandalismo, hanno deciso di assumersi la responsabilità e chiedere scusa alla comunità. Un gesto raro, difficile, che ha colpito la prima cittadina di Lesmo, Sara Dossola, che ha scelto di raccontarlo sui social.

Baby vandali pentiti: la lettera che spiazza la sindaca

Gli autori della missiva sono quattro giovanissimi che, qualche giorno fa, avevano danneggiato un bene pubblico. La vicenda proseguirà sul piano giudiziario, come previsto. Ma i ragazzi hanno scelto di fare qualcosa in più: mettere nero su bianco le loro scuse, rivolgendosi non solo al sindaco, ma a tutta la cittadinanza.

carabinieri

Nel suo post, Dossola mantiene la massima riservatezza su identità e dettagli dell’episodio, ma sottolinea la complessità del gesto:
«Chiedere scusa significa riconoscere un errore e prendersene il peso. Ma vuol dire anche capire che nessun segno è definitivo se si ha il coraggio di ripararlo».

“Il coraggio di riparare”: il racconto della prima cittadina

La sindaca ha scelto di incontrare i quattro ragazzi, accompagnati da un genitore che ha contribuito alla stesura della lettera.
«Ho provato rispetto e responsabilità – scrive – perché questi giovani hanno scelto la strada più difficile: non l’indifferenza, ma la consapevolezza».

Dossola insiste su un punto: gli adolescenti hanno bisogno di adulti credibili, presenti, capaci di guardare oltre lo sbaglio.
«Educare significa introdurre al mondo senza abbandonare – aggiunge – e questi ragazzi, oggi, hanno dimostrato di voler capire e ricominciare».

Il ruolo delle famiglie e il messaggio alla comunità

La presenza di un genitore, che ha poi lasciato i figli da soli ad assumersi le responsabilità, viene definita dalla sindaca “un gesto prezioso”.
«Restare vicino a un figlio quando inciampa – scrive – è una delle forme più profonde di umanità. Ma lo è anche lasciarlo andare e affrontare ciò che ha provocato».

Il confronto ha lasciato in Dossola una sensazione chiara: questi ragazzi hanno ancora voglia di rialzarsi, e la comunità deve avere il coraggio di sostenerli.
«Credo in una città che non pretende perfezione, ma verità – conclude – e che guarda ai giovani per ciò che possono diventare. Quando trovano adulti pronti a camminare con loro, i ragazzi sanno rialzarsi. Sempre».