Brocchi e quell'intervista che ha fatto discutere ancora i tifosi del Monza: 'Io bravo e non lecchino, ma ora basta'
L'ex tecnico del Monza dice basta alla panchina a soli 49 anni, nell'intervista parole per Berlusconi e Galliani

Monza e Brocchi: un'esperienza mancata nel calcio brianzolo
Il passaggio di Christian Brocchi sulla panchina del Monza è stato molto meno brillante di quanto si racconti oggi. Nonostante la promozione in Serie B, l'esperienza brianzola è stata costellata da critiche e da un gioco poco convincente. I risultati parlano sì di una promozione a tavolino dalla C alla B (con la squadra comunque prima in classifica), ma anche di sconfitte dolorose: la finale di Coppa Italia persa contro la modesta Viterbese, di un playoff in C perso contro la ‘piccola’ Imolese e di un playoff in B perso contro il Cittadella. Non solo gioie insomma, raccontano le cronache e ricordano (giustamente) i tifosi In un’intervista recente, lo stesso Brocchi ha sottolineato che il club sarebbe potuto salire in Serie A già con lui, se Galliani non si fosse ammalato di Covid: un’uscita che non ha convinto tutti e che suona come una giustificazione tardiva.
Il progetto tecnico dell’ex centrocampista, basato sul possesso e su un calcio molto elaborato, non ha mai trovato piena concretezza. Le scelte tattiche sono state spesso contestate dai tifosi e i risultati non hanno rispecchiato l’enorme investimento fatto dalla società. La squadra, nonostante una rosa importante, ha mancato l’obiettivo della promozione diretta, lasciando dietro di sé più rimpianti che applausi.
Brocchi dice basta: un addio tra luci spente e nuove direzioni
Oggi, a 49 anni, Christian Brocchi ha deciso di dire addio alla carriera da allenatore. Lo fa annunciando di voler cambiare strada, dopo anni vissuti nel mondo del calcio tra grandi aspettative e risultati altalenanti. Le sue ultime parole non lasciano spazio a dubbi:
Il mio futuro? Ho tanto da trasmettere, da insegnare. Ma non in panchina: non allenerò più. Questo è un mondo in cui umanamente do troppo di più, rispetto a quello che ricevo. Io ho dimostrato di essere bravo e me lo dico da solo proprio perché ho voltato pagina. Non ho più voglia di buttarmi in situazioni disperate. Pochi mesi fa c’era stata una possibilità in Serie A e ho sentito un fuoco dentro incredibile. Ma non si è concretizzata”.
Il rappprto con Berlusconi? Se c’è una cosa che mi ha fatto male, è sentirmi definire come il suo lecchino. Credo che il presidente apprezzasse di me l’esatto contrario: non ho mai cercato di sfruttare la stima che aveva nei miei confronti. Berlusconi vedeva in me quello che avrebbe voluto vedere in ogni ragazzo del settore giovanile: umiltà e voglia di raggiungere gli obiettivi. Io sono stato formato dal Milan: se ho questa mentalità vincente, lo devo al club. Al mondo ci sono più brocchi che Messi o Ronaldo. Non è semplice arrivare al vertice
Ora guarda a nuovi progetti, tra cui la Kings League in Spagna, dove ha trovato una realtà che definisce “divertente e meritocratica”.
Un epilogo che arriva senza clamore, quasi in sordina, proprio come molte delle sue esperienze in panchina. Il nome di Brocchi, legato a doppio filo al Milan e al progetto Monza, resta quello di un tecnico che ha avuto molto, ma che ha raccolto meno di quanto ci si aspettasse. Anche in Brianza, dove il ricordo della sua gestione è spesso accompagnato da critiche e occasioni perse.
Lunedì torna Monza una città da serie A
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