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Non sarei onesto con me stesso se dicessi che mi aspettavo un successo facile del Monza ai danni di un Verona penultimo in classifica e distanziato di ben 11 lunghezze. Anzitutto perché temevo le insidie di aver davanti una squadra affamata di punti, ben guidata in panchina e che affrontava la seconda trasferta consecutiva dopo che dalla prima (a Napoli) era tornata a mani vuote pur giocando bene. Temevo la gara coi gialloblu di Baroni, al punto che non avrei ritenuto assolutamente negativo un pareggio, utile a tenere a distanza in graduatoria la formazione veronese. E così è stato.

Detto questo, occorre ampliare un po’ il discorso ed effettuare qualche valutazione allargando gli orizzonti. Il Monza aveva disputato ad Empoli una ventina di giorni una gara da dimenticare, fornendo una prestazione tra le peggiori da quando ha raggiunto il paradiso della serie A.  Dopo un malessere tale, non era facile auspicare una pronta guarigione, che invece c’è stata a livello di risultati, un po’ meno sul piano del gioco. Nelle prime partite del 2024 (contro Frosinone, Inter ed Empoli) i biancorossi di Palladino avevano subito 10 reti, realizzandone 4 e portando in dote alla propria classifica 3 punti. Nel terzetto di gare più recenti il Monza è andato in gol una sola volta (con il diagonale vincente di Colpani col Sassuolo) ed è però riuscito a mantenere la propria porta imbattuta. Una mini-serie che ha fruttato 5 punti.

U-Power Stadium

Se dal lato estetico non si può certo essere particolarmente soddisfatti, dal lato pratico occorre fare di necessità virtù e prendere atto che per arrivare alla tanto desiderata quota salvezza servono i risultati e quindi i punti. E se non si subiscono gol, il punto è comunque il minimo garantito. Considerato che dalla teorica quota salvezza il Monza non è poi così lontano, questo tipo di marcia è decisamente producente. Non si può però negare che il calcio praticato dal Monza di questi ultimi tempi non è piacevole e divertente come quello di qualche mese fa. C’è un’involuzione sul piano del gioco, c’è qualcosa da rivedere a livello tattico e Palladino non potrà fare a meno di ripensare qualcosa. Perché ora che là davanti c’è un giocatore come Djiuric, abile nel gioco aereo, non è possibile che non ci sia un cross degno di questo nome dalle fasce laterali. 

Leggere dalle statistiche che nelle gare più recenti (con Sassuolo, Udinese e Verona) Pessina e compagni hanno avuto una media di possesso palla tra il 55% ed il 60%, a fronte di soli 4 tiri effettuati verso la porta avversaria, deve costituire un campanello d’allarme che non può essere trascurato. La posizione in classifica consente di avere la giusta serenità per poter lavorare con l’obiettivo di migliorare questi dati statistici poco lusinghieri.

Paolo Corbetta