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Leclerc in azione a Jeddah lo scorso anno
Leclerc in azione a Jeddah lo scorso anno

Per il terzo anno di fila la Formula 1 gareggia in Arabia Saudita ad una trentina di chilometri dalla storica città di Jeddah. Secondo i tecnici Brembo il Jeddah Corniche Circuit rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4. 

Da esportatore di idrocarburi liquidi, l’Arabia Saudita punta a catturare 44 milioni di tonnellate di carbonio all’anno entro il 2035. L’obiettivo principale resta il raggiungimento delle zero emissioni per il 2060 e anche il GP F1 va in questa direzione con i biglietti elettronici, le insegne a energia solare e 43.000 mq di verde.

I due templi della velocità

Privo di curve a 90 gradi, il Jeddah Cornich Circuit è il circuito cittadino più lungo e veloce del Mondiale: in ogni giro i piloti sono chiamati a servirsi dei freni 8 volte, ma ciò nonostante la velocità media sul giro sfiora i 254 km/h, anche perché dalla curva 8 alla curva 12 comprese i piloti non hanno mai bisogno di rallentare. 

In un giro i freni sono impiegati per poco meno di 11 secondi, equivalenti al 13 per cento della gara: soltanto Monza presenta valori assoluti e percentuali più bassi. Malgrado la presenza di 6 frenate al giro in cui è richiesto un carico sul pedale di almeno 140 kg, il valore complessivo dalla partenza all’arrivo è sotto le 52 tonnellate.

Meno 206 km/h in 2 secondi e mezzo

Delle 8 frenate del GP Arabia Saudita 4 sono considerate altamente impegnative per i freni, 2 sono di media difficoltà e le 2 restanti sono light. 

La più dura per l’impianto frenante è l’ultima curva perché le monoposto vi arrivano dopo aver frenato per l’ultima volta alla curva 22. Alla staccata della curva 27 le auto toccano i 319 km/h prima di utilizzare i freni per 2 secondi e mezzo necessari a scendere a 113 km/h. Nel frattempo percorrono 123 metri con i piloti soggetti a 4,9 g di decelerazione.