Supermercati e città che cambiano: in Brianza è boom di nuove aperture
Tra nuove costruzioni e rigenerazione urbana, la grande distribuzione sta riscrivendo il volto dei quartieri brianzoli

Brianza e supermercati: nuove aperture e rigenerazione urbana
In pochi mesi, la Brianza ha visto un fiorire di nuovi progetti legati alla grande distribuzione. Uno dei più rilevanti è quello in corso ad Agrate Brianza, dove sta sorgendo una nuova Esselunga da 2.500 metri quadri. Il progetto non si limita alla struttura commerciale: prevede la creazione di un bosco urbano, una rampa stradale per migliorare la viabilità e ben 2 milioni di euro in opere pubbliche, con manutenzione garantita per trent’anni. Un intervento che ambisce a trasformare una zona trafficata in un nodo più fluido e vivibile.
Ma non è certo l’unico caso: a Monza è in apertura un Penny Market in via Rota, mentre a Concorezzo ha fatto il suo debutto l’insegna MD. E poi c’è il progetto del Rondò dei Pini, dove l’ex Colombo rinascerà grazie a un mix innovativo: supermercato Iperal, teatro, piste ciclabili e spazi verdi. A Arcore, infine, il vuoto lasciato dall’ex Unes sarà riempito da un Carrefour di quartiere, un formato di vicinato in crescita.

Modernizzazione o saturazione? L’effetto dei supermercati sul territorio
Se da un lato questi interventi offrono nuove opportunità di lavoro e riqualificazione urbana, dall’altro la densità di punti vendita nella stessa area solleva dubbi sulla reale necessità. La Brianza è già ampiamente coperta da supermercati, discount e ipermercati, e ogni nuova apertura rischia di spostare semplicemente i flussi, più che ampliarli.
Tuttavia, il fenomeno va letto anche alla luce della rigenerazione urbana. In molti casi, i supermercati si insediano in aree dismesse, dando nuova vita a spazi dimenticati. E spesso, come dimostrano i casi di Agrate o del Rondò dei Pini, portano con sé anche servizi per la collettività: verde pubblico, piste ciclabili, teatri, viabilità migliorata. Forse, quindi, il supermercato non è più solo il luogo della spesa, ma uno strumento di trasformazione urbana.
Resta aperta la domanda: questo modello sarà davvero sostenibile nel lungo periodo, o porterà a un eccesso di offerta e consumo?
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Alessandro Sangalli