x

x

Il doppio ex di Milan e Monza Cristian Brocchi ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport, offrendo la sua opinione e le sue sensazioni alla vigilia del match del 'Meazza'. Ecco alcuni frammenti dei suoi pensieri: "Il Milan è stato un grande amore, ma il Monza ha un posto speciale nel cuore. La partita penso che me la guarderò a casa. Voglio vedermela da solo, gustarmela intimamente. Emozione il primo pensiero sui rossoneri. Sto rivedendo un Milan come ai miei tempi, con una società ben gestita. Il modo in cui stanno gestendo la situazione Maldini, Massara e Pioli è il sogno di ciò che vorrei riuscire a vivere io nella mia prossima esperienza da tecnico. L’intesa fra le due aree, quella sportiva e quella tecnica, è un passo in più, un valore aggiunto, ed è tutt'altro che scontato. Succedono casi in cui ci si dà contro, anche se magari all’esterno filtra poco o nulla". “Sogno è la parola che associo ai brianzoli. Quello che mi ha portato lì quando mi chiamò Galliani con la squadra in C. Qualche giorno fa ho accompagnato mio figlio a Monzello per un allenamento, e vedere com'è diventato il centro sportivo mi ha fatto molto effetto. Quando sono arrivato era lontano anni luce da com'è ora, tante cose le ho chieste e ottenute io. Adesso è un quartier generale imponente e con una struttura così a fine stagione hai dei punti in più in classifica. Cade qualsiasi tipo di alibi, aiuta a formare una mentalità vincente. Più in piccolo, ricorda Milanello". "Mio figlio Filippo è un 2006 ed è al Monza per motivi indipendenti dai miei trascorsi. È un centrocampista, ma con caratteristiche molto diverse da me. Quando ho iniziato il sogno, ma anche l’obiettivo, era proprio arrivare a sfidare il Milan a San Siro. Ho costruito le basi perchè ciò avvenisse, dando un contributo alla crescita del Monza, di cui resto tifoso. Là ho conosciuto persone meravigliose, anche se non sono stato amato da tutti perchè hanno influito anche altri fattori. Rapporto grandioso anche con i tifosi, ragazzi fantastici. Quindi non parlerei di rammarico o di rimpianti, è qualcosa che ha fatto parte della mia crescita e che ho elaborato bene. Certo, quel rigore della Salernitana a Pordenone ogni tanto mi viene ancora in mente… (nell’ambito dei playoff per la mancata promozione in A nel 2021, ndr)”. "Intanto sono felice che Berlusconi e Galliani abbiano vinto la scommessa col Monza. Per quanto riguarda Berlusconi, continua a farmi arrabbiare parecchio la nomea di 'cocco' da cui non riesco a staccarmi. Cioè non capisco perché solo io, fra tutti gli allenatori che lui ha messo in panchina. Col presidente c’è sempre stata solo stima reciproca, mai favoritismi o frequentazioni assidue. Semplicemente, lui mi stimava fin da quando giocavo, e poi quando ho iniziato ad allenare. Non c’è un rapporto così profondo come tutti dicono. Affetto sì, quello certo: da quando avevo 9 anni mi ha fatto crescere e diventare uomo, mi ha offerto possibilità importanti. La nomea di cocco è un cruccio che mi porterò sempre dietro. Entrambe le parti non si volevano lasciare, ma allo stesso tempo c'era il timore di continuare. Dopo la mancata promozione c'era l'incognita che non ci fosse quell'entusiasmo totale di cui io ho bisogno assoluto per lavorare. Avevamo tutti dei dubbi. Il fatto è che io sono onesto e in questo mondo ne pago le conseguenze. Ma sono coerente". "Nei due mesi e mezzo da allenatore del Milan mi era arrivato addosso qualcosa di molto grande. Io amo il Milan, ma ero passato dall'essere una sorta di astro nascente a ritrovarmi intorno persone che mi denigravano e massacravano. Sembrava che fossi stato io ad aver convinto Berlusconi. Esperienza difficile e formativa. Difficile perché la squadra era in grandissima difficoltà, con diversi uomini ai margini della rosa e un clima poco sereno. Tra l'altro c'erano giocatori molto legati a Sinisa e quindi poco felici che lui fosse stato esonerato quando mancava così poco alla fine della stagione. Formativa, invece, perchè ho allenato giocatori forti. E nella finale di Coppa Italia persa con la Juve ho fatto giocare la squadra come volevo io, con la mentalità che voglio per le mie squadre. C'era un po' di me in quella partita". "Diciamo che non faccio il nostalgico per la proprietà straniera milanista solo perchè c’è Maldini, che mi tiene ancorato alla storia e ai sentimenti. Quando vedo Paolo in quella veste sono felice, perché lo vedo riportare al Milan gli stessi concetti e valori che lui stesso ci aveva in parte insegnato in campo. E questo fa passare la malinconia. Lui fa bene il suo mestiere perché ha amore per ciò che fa". "La  stima per Pioli inizia ai tempi della Lazio, ora è troppo facile salire sul carro. Ricordo che chiesi a un amico il suo numero, cosa che non faccio mai, e lo chiamai per fargli i complimenti per i valori che aveva portato. Da quando è al Milan lo prendo come esempio per il mio lavoro. Perché ha fatto la gavetta, preso schiaffi, avuto poca considerazione rispetto a quanto vale. Ciò che sta vivendo è un premio per la sua perseveranza. Il mio sogno è fare ciò che è riuscito a fare lui, facendolo come lui". "Attualmente studio, osservo, analizzo, ovvero faccio ciò che deve fare un allenatore in stand by. Se dovesse arrivare una proposta con obiettivi chiari e un progetto interessante direi di sì, ma non voglio accettare qualcosa a tutti i costi. Cerco serietà. E, ripeto, vorrei una simbiosi come quella tra Maldini, Massara e Pioli, che è alla base dei successi". "Con la Gazzetta del giorno dopo siamo tutti bravi a capire il futuro. So solo che a Monza è stato un percorso bello, importante e difficile, le pressioni erano da Serie A. Un percorso di cui vado fiero perché un conto è arrivare con le cose già sistemate, un altro crearle da zero come ho fatto io. Boateng è stato meraviglioso, calato bene nella realtà, uno che ha sempre cercato di aiutare. E anche con Mario mai problemi di gestione, ci siamo sempre rispettati a vicenda. Chiaro, una difficoltà era che in B, con loro in squadra, in teoria tutti si aspettavano che vincessimo sempre… In realtà i veri problemi di gestione hanno riguardato altri giocatori, che non erano così importanti, ma si sentivano importanti come Balo e Boa". "Per sabato vorrei un pari, e non scontento nessuno. Anzi forse il Milan non ne sarebbe felicissimo. Non voglio scegliere: il Milan è stato un grande amore, ma il Monza ha un posto speciale nel cuore. Il Monza non ha una squadra per la sola salvezza, la rosa è ben fatta e credo che a gennaio sarà migliorata ancora. Il Milan magari qualche difficoltà in più può averla, lo scudetto è stato qualcosa di straordinario perché sulla carta non aveva il parco giocatori migliore. Se la dovrà vedere con Inter e Napoli. Diciamo che se entrambi gli scenari si concretizzassero, per me sarebbe un altro sogno che si realizza. La stagione perfetta”. foto Sportitalia