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Grazie Argentina! No, non sono un fan della nazionale albiceleste. E neppure mi condizionano più di tanto i toni di grande entusiasmo che qualche commentatore RAI utilizza quando giocano Messi e compagni. Il ringraziamento alla squadra di Scaloni è dovuto al fatto di aver evitato che la finale mondiale fosse la stessa di quattro anni fa. Nulla contro la Croazia, ma le stesse finaliste dell’edizione precedente ci avrebbero dato la sensazione che il calcio è molto più statico di un mondo che cambia a ritmi forsennati. Tra il precedente Mondiale in Russia e questo in Qatar ci sono infatti già molte analogie. In entrambi una storica protagonista come l’Italia è stata assente, la Germania non ha superato il girone eliminatorio, il Brasile se n’è andato con largo anticipo rispetto alle attese. La squadra che mi ha più incuriosito è stata l’Olanda. Sì, gli orange di quell’istrione che è Louis Van Gaal. Mi sarebbe piaciuto vedere i suoi ragazzi andare avanti, se non altro per poter avere la conferma di un’impressione che mi ha molto stuzzicato la fantasia…Ho visto l’Olanda giocare come il Monza di Palladino! Ben inteso, non sto pensando che Van Gaal si ispiri a Palladino. Se non altro per una questione anagrafica, perché l’olandese era già allenatore quando il mister biancorosso indossava ancora il grembiule dell’asilo. Sto solo dicendo che tra le due squadre mi sembra ci sia molto in comune. Anzitutto in difesa, dove i tre giocatori hanno movimenti simili, soprattutto in chi ricopre la posizione di mezzo ed è portato a mettere uno dei due centrali di centrocampo nella miglior condizione per costruire l’azione. Poi la profondità dell’azione degli esterni, con uno dei due (Dumfries negli orange, Carlos Augusto nel Monza) più portato alla fase offensiva dell’altro esterno. E con un De Jong che ricorda Rovella sia nella parte tecnico-tattica che nell’aspetto fisico. In avanti, l’Olanda si schiera con due attaccanti ed un rifinitore, ma spesso una delle punte arretra per creare superiorità a centrocampo e creare gli spazi per gli inserimenti in verticale di chi viene da dietro e mandare in rete chi attaccante non è. Palladino ci ha sempre detto che i suoi maestri sono stati Gasperini e Juric. Ne prendo atto, ma mi piaceva pensare che anche Van Gaal, direttamente o tramite i due tecnici appena menzionati, possa avergli dato qualche ispirazione. Lascio al mister biancorosso, se ha tempo e voglia, darci un riscontro.   Paolo Corbetta