Le leggende oscure della Brianza: fantasmi, santi e contadini che non dormono mai
Dalle ville infestate ai campanili che suonano da soli: quando la Brianza si racconta al buio
 
C’è chi la chiama la terra dei capannoni e delle fabbriche, ma di notte la Brianza è un’altra cosa. Quando la nebbia scende dai colli e i lampioni si spengono uno dopo l’altro, riaffiorano storie che nessun registro comunale ha mai scritto. Fantasmi, santi testardi e contadini che, a quanto pare, non hanno mai smesso di vegliare sui loro campi.
Il fantasma di Monza e la suora senza volto
Nel cuore della città, la leggenda più nota è quella della Monaca di Monza, che nei corridoi del convento di Santa Margherita non avrebbe mai trovato pace. Si dice che, in certe notti d’ottobre, un’ombra vestita di bianco attraversi il chiostro, senza volto, diretta verso la cella che fu la sua prigione. Qualcuno giura di aver sentito il rosario muoversi da solo, altri parlano di passi lievi sul pavimento di pietra. Le telecamere, naturalmente, non riprendono mai nulla.
Le streghe del Monte Barro e i fuochi di Imbersago

Più a nord, tra Galbiate e Lecco, il Monte Barro è da secoli teatro di racconti di stregoneria. Si dice che le donne dei villaggi salissero in cima la notte del 31 ottobre per evocare i venti d’inverno e proteggere i raccolti. I contadini del posto, ancora oggi, evitano di accendere falò in quelle notti “cariche di vento”, perché “porta male disturbare chi c’era prima”.
E a Imbersago, lungo l’Adda, ogni tanto qualcuno parla ancora dei fuochi vaganti che si muovono sull’acqua: luci basse e lente, come lanterne, che scompaiono appena ci si avvicina. “Sono le anime dei barcaioli morti in piena corrente”, mormorano gli anziani al bar, “ma solo chi non ha paura li vede davvero”.
Il santo che sfida il diavolo a Carate
Anche i santi, qui, non hanno sempre avuto vita tranquilla. A Carate Brianza si racconta che un vecchio campanile suonasse da solo, di notte, come se qualcuno volesse sfidare il demonio. La leggenda parla di un prete che, per proteggere il paese, lanciò l’acqua benedetta verso l’altare e sparì all’istante. Da allora, ogni tanto, le campane tornano a vibrare senza vento. I tecnici dell’Enel non hanno mai trovato guasti.
La Brianza che non dorme mai
Halloween, qui, non è solo zucche e costumi. È memoria collettiva, superstizione e ironia lombarda. Ogni paese ha il suo racconto da brivido, da ascoltare dopo la cassoeula e prima del dolce. E forse è proprio questo il segreto: la Brianza non ha bisogno di inventare storie da paura — le ha già tutte sotto casa.




