Il paradosso del "braccino" e quelle finali maledette...
Il sogno del primo trofeo in biancorosso dell’era Berlusconi – Galliani si sbriciola a 180 secondi dal traguardo. La deviazione sottoporta del bulgaro Atanasov – numeri alla mano, meno di 10 reti in carriera in 200 gettoni da professionista – è una doccia gelata che taglia il respiro ai biancorossi presenti a Viterbo e ai tanti che hanno seguito la partita tra streaming e tv.
In gergo tennistico con il termine “braccino” si indica la paura che investe un giocatore quando è in vista di un traguardo, ovvero di un punto decisivo: senza apparente ragione l’atleta comincia a cambiare lo stile di gioco che l’aveva portato in condizione favorevole, preferendo uno stile conservativo e sperando nell’errore altrui. Non solo: in questa visione distorta i punti di forza dell’avversario vengono ingigantiti, e per cercare di evitarli si produce un ulteriore stravolgimento del proprio stile di gioco.
Non trovo altre metafore per spiegare l’occasione gettata al vento dal Monza contro la Viterbese: contro una squadra forte di aggressività, agonismo e determinazione – armi onorevoli ma non sempre efficaci – l’undici di Brocchi non è mai stato in grado di far valere il carisma, l’esperienza, ed il maggior tasso tecnico rispetto ai laziali. Lo stesso Monza ha portato quasi inconsapevolmente la partita sui binari più congeniali agli avversari: tra i diversi spunti scelgo la statistica sulle incursioni dalle parti di Valentini (una), le tantissime ripartenze sciupate e la chiusura di match con un baricentro bassissimo e una inedita linea a cinque difensori: il paradosso di “non provare a vincere” come miglior ricetta per vincere.
In una sorta di totale black-out i biancorossi hanno dimenticato la positiva prestazione di domenica in campionato e i 25’ ben giocati al Brianteo nel turno di andata, tornando ad essere quel gruppo timido e balbettante visto nel match casalingo di Coppa contro il Vicenza.
Ma allora, qual è il vero Monza? Quali sono i veri punti di forza di questo organico? Perché riescono ad emergere solo a tratti? Come si può gestire diversamente la pressione?
Alla viglia dell’ultimo scorcio di torneo sono tante le domande alle quali il criticatissimo mister Brocchi dovrà trovare una risposta: il tempo è poco – e lo sappiamo – ma la speranza è che la lezione subita ieri diventi subito un insegnamento. La posta in palio, oltre all’ultimo obiettivo indicato dalla società, potrebbe anche essere un pezzo di futuro biancorosso per tutto lo staff e la squadra. Forza Monza!
Luca Viscardi