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Ci vogliono far bere le promesse che ci fanno quando in realtà non c’è più niente da bere

Si parte con Adriano Galliani: Proveremo subito a tornare in Serie A, due anni di B sarebbero durissimi, sia sportivamente che economicamente”, fino a: “La cessione può succedere, possono entrare soci, ma se non succederà c’è Fininvest, che ha sempre supportato il Monza e lo ha portato in A per la prima volta dopo 110 anni. Tre anni di Serie A, ora faremo la B che mancava da 20 anni.”

Parole rassicuranti, quelle di Adriano Galliani, che lasciano intendere che la retrocessione sia solo un passo falso e che Fininvest sia pronta a sostenere ancora il club con l’obiettivo del ritorno immediato in A. Addirittura sembra quasi infastidito dalle contestazioni dei tifosi visto che la Serie A è merito suo, così come la Serie B arrivata dopo 19 anni e che uno con la sua esperienza sicuramente potrà riportare il Monza subito in Serie A. Ma la realtà racconta tutt’altro.

Monza, una stagione nata male

Già dal mercato estivo si poteva intuire che qualcosa non stesse funzionando. A maggio Palladino saluta e va a Firenze. Galliani, su indicazione di Modesto e Franco, affida la panchina ad Alessandro Nesta, nella speranza di mantenere continuità con il gioco del predecessore e di avere dei valori umani importanti all’interno dello spogliatoio.

Nel frattempo, partono due pilastri: Colpani e Di Gregorio, due addii pesanti in due ruoli chiave. In porta si prova il colpaccio: prima Szczesny svincolato dalla Juventus, poi Keylor Navas e infine Gollini. Tre nomi importanti ma nessuno concretizzato. Dalla Serie B arriva Pizzignacco, ex Feralpi Salò, titolare nelle prime due gare contro Empoli e Genoa ma sarà il secondo dietro Stefano Turati. Sarà l’ex Frosinone e Reggina a raccogliere l’eredità di Di Gregorio.

A centrocampo torna Sensi (che però gioca pochissimo). Arrivano Forson (adattamento lento) e Bianco, voluto da Nesta, dopo una lunga trattativa con la Fiorentina sul gong finale del calciomercato. Il colpo ad effetto è il riscatto di Maldini dal Milan.

Già a luglio il primo scivolone a Ponte di Legno, con la presentazione della squadra rimandata all’ultimo. Poi, le parole di Dionisi dopo l’amichevole col Palermo: sembra che abbia preferito un progetto in Serie B piuttosto che il Monza in Serie A.


Promesse disattese, risultati deludenti

Nonostante un mercato criticato, le basi per la salvezza sembravano esserci, ma i risultati non arrivano. Contro l’Inter, Dumfries punisce una dormita difensiva di Caldirola e Pablo Mari; a Firenze, dopo il doppio vantaggio Maldini-Djuric, Kean e Gosens pareggiano al 96’. Dopo un 3-0 illusorio a Verona, arrivano le sconfitte con Atalanta, Milan e Juventus. L’esonero di Nesta è inevitabile.

Lo sostituisce Salvatore Bocchetti, alla sua prima esperienza da tecnico in A. Perde con Parma e Cagliari prima della vittoria casalinga contro la Fiorentina e successivamente colleziona sconfitte contro Genoa, Bologna, Verona, e Lazio. Torna Nesta, tra voci di frizioni con Galliani e lo spogliatoio.


Una rivoluzione senza frutti

Nel mezzo il fallimentare mercato invernale… A gennaio Galliani dichiara: “Chi non ci mette cuore e anima, si faccia chiamare dal procuratore.” E infatti salutano Djuric, Pablo Marí, Bondo, Maldini e Maric. Al loro posto: Lekovic, Brorsson, Palacios, Castrovilli, Urbaski, Akpa Akpro, Zeroli, Ganvoula. Una rivoluzione senza frutti. Arriva anche Keita Baldé tra gli svincolati. Ma ormai è troppo tardi.


Monza e quelle dichiarazioni inopportune

A dicembre, Pier Silvio Berlusconi è chiaro: “Il nostro lavoro è un altro. Il calcio è impazzito. Cerchiamo qualcuno che possa occuparsi del Monza.” Parole che lasciano presagire un disimpegno.

E se i giocatori non credono nel progetto, come si può pretendere che diano tutto? Intanto, la squadra affonda: 4-0 a Roma, sconfitte casalinghe con Torino, Como, Venezia, Napoli, Juventus. In mezzo, solo illusioni come il 2-0 a San Siro con l’Inter, poi rimontato. Il verdetto arriva con la sconfitta interna contro l’Atalanta: retrocessione certificata.

Monza e un futuro incerto

In conferenza stampa, Bianchessi prova a riaccendere la speranza: “Da domani lavoreremo con Galliani per costruire una squadra forte per vincere la B.” Ma il clima è sfiduciato. L’ultima vittoria a Udine serve solo a evitare il record negativo di punti. Molti pensano già al futuro altrove. Su capitan Pessina si moltiplicano le voci. Le cose cambiano rapidamente: se prima venire a Monza era un’opportunità, oggi sembra una condanna. L’aria è quella di un lento ritorno ai tempi bui. 

E stasera ora arriva il derby Berlusconi: Milan-Monza. Da una parte i rossoneri, delusi dal nono posto e dalla sconfitta in Coppa Italia. Dall’altra, una squadra retrocessa, schiacciata da confusione societaria e indifferenza

Monza, i tifosi meritano di più

Forse, prima di parlare di ritorno di Serie A, sarebbe il momento di parlare chiaro. I tifosi che hanno seguito il Monza dalla C2, che erano a Bolzano in Serie D, meritano qualcosa di semplice: trasparenza e rispetto. “Galliani quest’anno le ha provate tutte. Tutte… Anche cose che voi non potete immaginare.” sanno di grandissima presa per i fondelli. 

Se “averle provate tutte” significa farsi sorprendere al telefono con Ausilio mentre è sul treno per trattare il prestito di Palacios, forse è davvero meglio non immaginare il resto. A noi basta averlo visto a Roma, a dire “Forza Milan” durante la finale di Coppa Italia, pochi giorni dopo che la sua—pardon, la nostra—squadra è retrocessa in Serie B.

Le ha provate tutte, sì, ma non ha provato a dire come stavano davvero le cose. Non ha parlato di obiettivi ridimensionati, non ha cercato di gettare acqua sul fuoco dopo le uscite di Berlusconi Jr. a dicembre. Le ha provate tutte, ma non ha provato a metterci la faccia dopo le troppe figuracce di questa stagione. Bastava davvero poco. A voi le conclusioni… Antonio Scirtò