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Una vicenda drammatica e surreale scuote la Brianza, riportando al centro il tema della salute mentale e dei confini tra fede, paura e follia.
In un piccolo comune brianzolo, un uomo ha vissuto per anni nella convinzione che il figlio non fosse malato, ma “posseduto dal demonio”.
Da qui una serie di gesti estremi, nati — secondo la sua versione — dal desiderio di proteggerlo.
La giustizia ora si prepara a fare chiarezza su una storia che intreccia disagio psichico, isolamento e fanatismo religioso.

Padre 69enne accusato di sequestro di persona a Besana Brianza

tribunale

Il protagonista è un uomo di 69 anni di Besana Brianza, rinviato a giudizio dal gup di Monza Angela Colella con l’accusa di sequestro di persona.
L’imputato avrebbe tenuto “al guinzaglio” il figlio 40enne, affetto da disturbi psichici, legandolo con corde da alpinismo.
Secondo l’accusa, il padre lo costringeva così per impedirgli gesti autolesionistici o danni agli arredi domestici.
L’ipotesi di maltrattamenti è invece stata archiviata, come richiesto dalla procura, al termine di un’indagine complessa e contraddittoria.

Il ritrovamento del figlio e l’intervento dei carabinieri

A giugno 2024, i carabinieri trovarono il quarantenne seduto in un prato, con una fune chiusa a moschettone intorno alla vita.
Il padre, presente accanto a lui, spiegò con naturalezza che si trattava di “una precauzione” per evitare che “facesse del male a sé o ad altri”.
Il giovane, descritto come mite ma disorientato, aveva un aspetto trasandato e uno sguardo assente.
L’uomo venne arrestato e posto ai domiciliari dopo l’intervento dei militari.

L’indagine e la convinzione del “demonio”

Dagli accertamenti è emerso che il padre si opponeva a ogni forma di cura psichiatrica, sostenendo che il problema del figlio fosse “di natura spirituale”.
A suo dire, il quarantenne era posseduto da un demone, e la guarigione doveva avvenire solo tramite preghiere ed esorcismi.
Nella casa, accanto alle corde usate per legarlo, i carabinieri hanno trovato numerosi testi religiosi e riferimenti alla Comunità Nostra Signora di Lourdes, gruppo guidato da Pino da Missaglia (Pino Sciarrino), totalmente estraneo all’inchiesta.
Secondo la procura, i fatti contestati si riferiscono a un periodo limitato — tre giorni — ma sufficienti per configurare l’ipotesi di sequestro.

Processo a Monza in arrivo

Il processo si aprirà nella primavera del 2026 davanti al Tribunale di Monza.
L’imputato dovrà rispondere dell’accusa di sequestro di persona, mentre l’archiviazione per maltrattamenti resta confermata.
Una vicenda che solleva interrogativi profondi sul rapporto tra malattia mentale, religione e responsabilità familiare, e che mette a nudo quanto fragile possa essere il confine tra protezione e privazione della libertà.