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Mi rendo conto di andare contro ogni logica matematica. Perché una vittoria ed una sconfitta avrebbero portato in classifica un punto in più rispetto a due pareggi. Ma continuo a pensare che essere usciti imbattuti dalla trasferta di Firenze e dal match casalingo con l’Inter sia una situazione che genera convinzione nei propri mezzi, autostima e tanto morale. E che, a lungo termine, porti maggiori benefici del punto in più che sarebbe arrivato vincendo una gara e perdendo l’altra.

Il Monza che ha raggiunto il pareggio in extremis coi nerazzurri si è confermato squadra tosta, in grado di non mollare mai e di riprendersi dalla scoppola mentale subita per via di quella macroscopica disattenzione capitata a Pablo Marì, proprio a colui che festeggiava il suo ritorno in campo dal primo minuto dopo il coinvolgimento nella tragica follia di Assago dello scorso ottobre. Accusato inizialmente il colpo, i biancorossi si sono gradualmente ripresi mentalmente, mostrando nel secondo tempo tonicità e determinazione ed evidenziando quella personalità che consente loro di non temere alcun ostacolo. 

Come già a Firenze, un piccolo accorgimento tattico difensivo nell’intervallo (fuori Marlon, inserendo Caldirola a sinistra e dirottando Izzo a destra) ha consentito a Palladino di avere quella moderna ma, a mio avviso, troppo abusata costruzione dell’azione dal basso più fluida e lineare che ha portato Pessina e compagni quasi costantemente nella metà campo avversaria. Il mister monzese ha così reindirizzato la gara, vincendo nettamente il confronto con un Simone Inzaghi capace soltanto a fine partita di lamentarsi giustamente per l’errore arbitrale sulla punizione che aveva portato in gol Acerbi, ma senza mai domandarsi perché la sua Inter della ripresa aveva incontrato così tante difficoltà.

E poi, lasciatemelo dire, il risultato finale ha premiato il confronto sugli spalti tra il tifo biancorosso e quello nerazzurro, vinto nettamente dal primo. La curva Pieri, che non ha fatto mai mancare il supporto alla propria squadra con canti e sventolii di bandiere, ci ha creduto fino all’ultimo; non proprio come i sostenitori opposti, che soprattutto nel secondo tempo hanno rallentato il ritmo esattamente come la loro squadra in campo, forse presagendo il finale. “Sentivamo che l’ambiente era positivo – le parole di Palladino a fine gara – c’era nell’aria un’atmosfera che ci ha dato una grossa mano”. Disinvolto e a proprio agio il tecnico del Monza. Ma siamo sicuri che sia entrato nel calcio che conta solo da pochi mesi?      

 

Paolo Corbetta