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La Procura della Repubblica di Monza ha presentato una richiesta di fallimento nei confronti del nostro giornale. È una notizia che fa rumore. È vero. Ed è anche una notizia che merita rispetto, com’è giusto che sia in uno Stato di diritto. Ma c’è una cosa che vogliamo dire subito, senza giri di parole e con la consapevolezza di chi conosce a fondo la storia che rappresenta: non è la fine. Il Cittadino è un giornale con una lunga storia. E come ogni storia che si rispetti, ha avuto stagioni facili e altre più dure, periodi in cui si cresce e altri in cui si resiste. Questo è uno di quei momenti in cui si stringono i denti. Ma non si è mai tirato indietro e non inizierà a farlo ora. Siamo ancora qui. Operativi, vivi, presenti. Nonostante tutto. Il nostro giornale è fatto di inchiostro, pagine, ma soprattutto di persone. Di professionisti che ogni giorno si impegnano per informare in modo onesto e puntuale. Di collaboratori che credono nel valore del racconto locale. Di lettori che da decenni ci seguono, ci sostengono, ci criticano anche e lo fanno perché sanno che questo giornale è una voce di Monza e della Brianza e come tutte le voci libere, a volte può essere scomoda. Il punto è questo: siamo una voce. Una realtà che ha attraversato guerre, crisi economiche, cambi generazionali e trasformazioni epocali nel mondo dell’informazione e che non si spegne per un’istanza in Tribunale. L’impegno è stato duro, infatti, come quello di riportare la società in equilibrio. Tra tagli e sacrifici. Come persone abbiamo ricostruito e investito. Soprattutto in relazioni. Abbiamo scelto di fare un passo indietro per prepararne due in avanti. Abbiamo commesso errori? Certamente. Ma mai in malafede. E sempre con un unico obiettivo: tenere in vita questo giornale, rendendolo sostenibile. Ora qualcuno potrebbe pensare che una richiesta di fallimento sia un punto di non ritorno. Noi il contrario: è solo un’altra curva da affrontare. Magari stretta, magari in salita. Ma siamo ancora in sella. La Procura ha fatto il suo lavoro, ma noi non siamo gente che si arrende facilmente. Se qualcuno in città pensa che Il Cittadino sia sull’orlo del baratro, che si metta comodo. A chi pensa che tutto sia perduto, diciamo solo una cosa: noi andiamo avanti. Non siamo il tipo di gente che si arrende davanti ad una richiesta di fallimento. Noi siamo quelli che si rimettono in piedi, che si rialzano con un sorriso storto e continuano a tirare dritto. Come Fausto Coppi sulla salita del Poggio alla Milano-Sanremo. Testa bassa e cuore in strada. E se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni, è che chi non molla, alla fine, vince. Quindi, preparatevi: il nostro giro sta solo continuando così come altre volte in 126 anni di storia. Perché se c’è un tratto che ci definisce, è la testardaggine di chi crede ancora nella carta stampata, nella memoria del territorio, nelle storie vere. E nella possibilità che anche un’impresa storica possa avere un futuro, nonostante gli ostacoli. La richiesta della Procura è una tappa, non un traguardo. E noi sappiamo come si fa a ripartire. Non ci manca il fiato, non ci manca il coraggio. Soprattutto, non ci manca il pubblico, che continua a leggerci, sostenerci, credere in quello che facciamo. Tiriamo dritto. Con fatica, con coraggio. E con la forza tranquilla di chi sa che, anche nei momenti più difficili, chi non molla ha già cominciato a vincere.