A Monza un evento per esplorare la “generazione rabbia”: ecco cosa sapere
Un evento per adulti dedicato alla “generazione rabbia”, con riflessioni e testimonianze per un futuro più inclusivo.

Martina Sassoli ha aperto l’evento spiegando la scelta di non coinvolgere direttamente i ragazzi, una decisione che potrebbe sembrare insolita ma che risponde a una precisa intenzione. L’incontro non mirava a parlare dei giovani in loro assenza, ma a stimolare un dialogo tra adulti responsabili della loro crescita. Sassoli ha sottolineato che i ragazzi non hanno bisogno di parole vuote, ma di modelli concreti e di esempi che nascano dal confronto tra educatori. Questo approccio, ha spiegato, è il primo passo per costruire una rete educativa capace di rispondere ai bisogni reali delle nuove generazioni, offrendo loro ascolto e guida senza giudizi.
Il disagio giovanile al centro del dibattito

L’evento ha messo in luce il crescente disagio tra i giovani, che si manifesta attraverso comportamenti come la chiusura in sé stessi, l’autolesionismo, la violenza o l’incapacità di affrontare il fallimento. Tra gli interventi più toccanti, quello di don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore dell’associazione Kayròs, ha colpito per la sua umanità. Burgio ha ribadito che non esistono ragazzi “cattivi”, ma solo storie che chiedono di essere comprese. Dietro ogni gesto di rabbia, ha spiegato, si nasconde una richiesta d’amore non ascoltata. Le sue parole hanno aperto la strada a un confronto ricco di spunti, in cui i relatori hanno condiviso riflessioni su come accompagnare i giovani verso un futuro più sereno.
Voci autorevoli per un confronto costruttivo
L’incontro ha visto la partecipazione di figure di spicco, ciascuna delle quali ha portato un contributo unico al dibattito. Federica Picchi, sottosegretaria di Regione Lombardia con delega allo sport e ai giovani, ha offerto il suo punto di vista istituzionale, mentre Marco Negrini, presidente della Camera penale di Monza, ha approfondito gli aspetti legali legati al disagio giovanile. Don Alessio Albertini, autore del libro Coraggio e avanti, ha condiviso riflessioni ispirate alla sua esperienza, e l’avvocata penalista minorile Renata D’Amico ha analizzato le complessità del sistema giudiziario minorile. Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Cristina Lorusso e Alfredo Francavilla, genitori di due ragazzi vittime di un episodio di bullismo, che hanno portato la loro esperienza per sensibilizzare sul tema.
Un invito ad ascoltare e costruire
La serata ha visto una grande partecipazione del pubblico, segno di una comunità desiderosa di comprendere e affrontare le sfide dei giovani. L’evento ha sottolineato l’importanza di ascoltare di più e giudicare di meno, proponendo un modello di adultità che accolga senza prevaricare. La presenza attiva dei partecipanti ha dimostrato la volontà di costruire una rete educativa e sociale più vicina ai bisogni delle nuove generazioni. Gli organizzatori hanno ringraziato tutti i relatori e il pubblico per aver reso l’incontro un’occasione di crescita collettiva, un primo passo verso un dialogo continuo e costruttivo.
Un impegno per il futuro
L’evento di Monza rappresenta un invito a proseguire su questa strada, mettendo al centro l’ascolto e la responsabilità degli adulti. La “generazione rabbia” chiede di essere compresa, non solo attraverso parole, ma con azioni concrete che diano senso e direzione. La serata ha dimostrato che, attraverso il confronto e la condivisione, è possibile costruire un futuro in cui i giovani si sentano accolti e valorizzati, grazie a una comunità adulta capace di guidarli con empatia e determinazione.