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Una situazione strana, surreale, al limite tra realtà e finzione. La Brianza, del pallone e non solo, in questi giorni, come il resto dell’Italia, è congelata, immobile. È difficile vedere le città pietrificate ed è scontato ripetere che sia necessario per il bene di tutti restare a casa. In un periodo così difficile è inevitabile, appunto, lo stop di ogni attività sportiva e così tutto l’AC Monza è fermo ai box. Per voi lettori di Monza News abbiamo raggiunto telefonicamente Riccardo Monguzzi, tecnico della Berretti, per sapere come lui e i suoi ragazzi stanno vivendo questo momento difficile, che accomuna tutti gli italiani.

In che modo sta trascorrendo questi giorni lontano dal campo?

«Cade oggi il termine della terza settimana in cui non ci vediamo più, purtroppo, né coi collaboratori né coi ragazzi, dalla partita col Lecco, in cui abbiamo vinto 5-2 [qui l'approfondimento] infatti, non ci siamo potuti più vedere. Devo dire che la sto vivendo come tutti, inizialmente incuriosito dalla situazione iniziale perché ancora non si sapeva cosa sarebbe potuto succedere, mentre poi preoccupato per le condizioni in cui versiamo oggi, per cui non posso nascondere il mio dispiacere. A chi mi chiede quando ricominceremo rispondo che dipende da tutti quanti».

Mantiene contatti con i suoi ragazzi e il suo staff? Ha lasciato dei programmi personalizzati?

«Seguendo le direttive societarie di Roberto Colacone abbiamo fermato ogni attività e dato qualche programma personalizzato che rispetti il decreto ministeriale, dunque qualche programma di posture. Stiamo facendo, invece, delle cose interessante a livello di staff, ossia delle videoconferenze con gli altri allenatori, ma stiamo anche cercando di coinvolgere i ragazzi con dei video inerenti a momenti delle nostre partite o quelle di top club. L’obiettivo non è tanto quello di migliorare tatticamente quanto quello di coinvolgere tutti i componenti della squadra in un momento di solitudine come questo con contatti virtuali vista l’impossibilità di contatti diretti. Abbiamo inoltre in mente un programma per la settimana prossima, ossia una conference call con tutti quanti per sentirci più vicini».

Quali sono state le emozioni che avete vissuto nei giorni successivi alla vittoria sul Lecco?

«Eravamo contenti, è inutile nasconderlo, non sapevamo cosa ci aspettasse perché si erano verificati solo i primi casi nel lodigiano, poi è successo ciò che noi tutti oggi conosciamo».

Che effetto le fa vedere il mondo del calcio fermo?

«Adesso pensare al calcio e a come proseguiranno i vari campionati secondo me è inutile e superfluo: le priorità ora non sono gli Europei, la Champions League e la Serie A, il calcio è un aspetto secondario. I ragazzi sono giovani e avranno tutto il tempo per dimostrare il proprio valore, anche se questo campionato non verrà portato a termine. Diventa l’ultima delle mie preoccupazioni con tutte le povere persone ricoverate negli ospedali».

Un bilancio sulla stagione sino ad ora?

«Siamo contenti dell’aspetto tecnico ma soprattutto di quello umano, la squadra è cresciuta e a tre settimane fa era consapevole che ciò per cui stavamo lavorando stava cominciando a dare i frutti. Diventa difficile commentare ciò che abbiamo fatto con questa situazione, ci sarà tempo per i ragazzi e il loro futuro».

Un commento sul momento difficile che stiamo affrontando?

«Nessuno ha mai provato questa situazione ed è proprio per questo che forse ci sono paura e confusione. La cosa che più mi colpisce è che ci stiamo quasi abituando ai bollettini con i numeri degli ammalati giorno per giorno, quasi fosse comune la morte di alcune persone, invece è una vera tragedia. La situazione ci porta a rimboccare le maniche: dobbiamo fidarci e fare ciò che ci dicono sperando che passerà presto. Ogni nostro piccolo comportamento, con un po’ di senso civico, ci porterà a ridurre sicuramente questo arco temporale: è importante che tutti lo facciano perché saranno proprio i comportamenti individuali, di ognuno di noi, a risultare decisivi».

Simone Schillaci