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Quando invece racconta i suoi giorni con Zeman dice: "Bisogna conoscerlo. Non e' così, come lo vedete. Spassosissimo. Ci stuzzicavamo, lui stava al gioco con la sua ironia e le sue battute sferzanti. Una volta, a Genova, stavamo andando in pullman allo stadio (era il 12 dicembre 1993 n.d.r.). Lui, dietro, giocava a carte con l'allenatore in seconda e i massaggiatori. Io, davanti, metto su il nastro con una canzone dello Zecchino d'oro, quella del coccodrillo. E tutti, o quasi, ci mettiamo a cantare. Arriva silenzioso, serio e dice: "Ma tu sai che devi giocare?". Certo, dico io. Anche gli altri. Mister, non sente che cantano tutti? Lui fa: ah! E torna indietro. Quel giorno vinciamo quattro a zero (col Genoa, Stroppa siglò una doppietta n.d.r.). La cassetta l'ho messa su un sacco di volte. Poi un giorno, mi dimentico e facciamo il solito tragitto albergo - stadio senza. Si presenta davanti e sussurra: "Perché musica finita?". Parla del suo Zeman e dice che con lui si trovava alla perfezione: "Semplicemente straordinario. Voleva certe cose, dovevi entrare nel suo modo di pensare il calcio. Ci prendeva, mi prendeva per i fondelli, ma con lui sono arrivato in nazionale".  Nel 1994 fa ritorno al Milan rivoluto da Capello, che pochi anni prima lo ha “lanciato” in Primavera, per una stagione non brillantissima, sia per lui che per la squadra rossonera, con 3 gol in 19 presenze in campionato. Stroppa lascia per l’ultima volta da calciatore Milano: la sua ultima partita con la maglia del Milan, quasi per un segno del destino, la gioca contro il Foggia, il 7 maggio 1995 (3-0).

Nel 1995 Stroppa si trasferisce all'Udinese: vivrà due anni condizionati da seri infortuni. Il primo avviene fuori dai campi di calcio: un grave incidente d'auto a Teor quando a bordo di una Bmw non rispetta una precedenza e lo scontro con un' altra auto, lo porta ad un ricovero in ospedale con trauma cranico e trenta punti di sutura: “siamo già salvi”, commenterà con ironia dopo le dimissioni dall’ospedale.. Poi il 7 settembre 1996 alla prima di campionato contro l’Inter, in un brutto contrasto con Fresi al 13’ minuto, Stroppa si frattura il perone della gamba sinistra  in uno scontro di gioco con l’interista Salvatore Fresi che viene anche denunciato dal legale dell' Udinese per aver causato il danno, ma la cosa non ha seguito. L’infortunio lo costringe a saltare quasi tutta la stagione 1996/97.    

A Udine stringe una grande amicizia con Stefano Borgonovo, già suo compagno di squadra al Milan nella stagione 1989-1990: i due diventano compagni di scherzi. Un giorno Stroppa lo va a prendere a casa: “Ste, tieniti forte. Ti porto nello spogliatoio con la mia Cinquecento”. I due poi si recano in auto all’interno dell’ufficio di Zaccheroni: “La macchina però passava appena nel corridoio. Mancavano un centimetro a destra e uno a sinistra. Ma ci arrivammo. Ce lo siamo trovato davanti e gli ho detto: "Scusi, mister, vado bene per il campo?" Lui si e' messo a ridere". Ricordo che lui era lì, con Stefano Agresti alle sue spalle che rideva come un matto. Il problema poi era tornare indietro. Anche lì un successo, nemmeno un graffio!”. E ancora su Zaccheroni: "C'e' stata anche qualche incomprensione, ma mi ha sempre difeso. Mi ha portato a Udine, mi ha aiutato quando avevo molta gente contro. Ci si divertiva anche con Zac. E lui stava allo scherzo”. Racconta ancora: "Sa cosa abbiamo fatto una sera a Udine? Siamo andati in diversi, si', tutti giocatori, davanti a casa sua, alla sua finestra e ci siamo messi a fare i cori. Anche un po' forti. Lui era a letto con la febbre, ha aperto la finestra ci ha salutato come il Papa. Poi all'improvviso e' arrivata la polizia, chiamata dai vicini, e siamo scappati. Ci avevano scambiato per ultras di un'altra squadra". E squote la testa…

A Udine conosce Alessandra, cognata del compagno di squadra Stefano Desideri e che successivamente diventerà la sua futura moglie e madre dei due figli Andrea e Angelica. E poi c’era anche il gatto… Alessandra, confidò a qualcuno che suo marito aveva paura dei gatti e che sicuramente sarebbe stato difficile che tra i due ci fosse simpatia. Mai previsione fu così sbagliata. In casa stroppa Duca e Giovanni diventarono quasi inseparabili. 

Quando torna dall’infortunio, a dicembre, comincia a trovare meno spazio, complice la scelta di Zaccheroni di passare al 3-4-3. Nonostante ciò trova qualche gioia, come il gol su punizione al “suo” Milan il giorno dell’Immacolata.

Giulio Artesani