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Ieri sera contro il Cosenza, dell'ex Marco Zaffaroni, si è palesato ineluttabilmente il miglior Monza della stagione, sino ad ora. Ottavo risultato utile consecutivo e sesta vittoria in casa su sette, un ruolino di marca casalingo invidiabile, un vero e proprio rullo compressore biancorosso.

I due eleven si sono affrontati con moduli speculari, il 3-5-2 canonico e marchio di fabbrica del tecnico di Mulazzano, utilizzato però anche dal trainer di Gerenzano in pianta stabile. I brianzoli sono scesi in campo per 10/11 con la medesima formazione iniziale di Ascoli, con l'unica modifica dell'equato-guineano Machin, in luogo di Valoti, come mezzala; i silani rispondono con l'ex Chievo Rigione al centro a dirigere le operazione del trio difensivo, Situm e Florenzi a giostrare da quinti di mediana, la geometria mancina di Carraro nel centro destra ed il duo di prospettiva Gori-Millico in avanti a completarsi come caratteristiche.

Il Monza ha approcciato grandemente bene alle ostilità, col pilota automatico. Ritmi elevati, aggressività e pressing notevole, distanze tra reparti corrette, linee compatte, manovra fluida e transizioni positive immediate ed efficaci; tutto questo a narcotizzare e confondere i Lupi che sono apparsi in totale difficoltà sin dalle prime battute. Lo stantuffo capitolino D'Alessandro decisivo sull'out sinistro, è stato una vera e propria spina nel fianco per il dirimpettaio Florenzi (con propensioni e caratteristiche tendenzialmente da mediano), devastante in ampiezza con velocità propulsiva ed abile a creare la superiorità numerica in uno contro uno, rifinendo anche la prima marcatura. I brianzoli hanno verticalizzato concretamente e continuativamente, cercando spesso l'imbucata, ma lavorando e sollecitando intensamente, inoltre, con gli incursori intermedi nello spazio; costringendo quindi i mediani rossoblù a rimanere sovente schiacciati e a doversi preoccupare maggiormente dell'interdizione.

Mota è stato oceanico, come la forza dell'Atlantico sulle coste lusitane di Cabo Roca nelle giornate di maggior tempesta e sfogo ventoso. Estro, frequenza di gamba, potenza, reattività, sterzata e finalizzazione chirurgica; con la perla balistica in occasione del secondo gol rimarchevole, una facilità di calcio, anche mancino, impressionante. Il Torello portoghese, ma nativo di Niederkorn, ha spaccato il match, allungando costantemente la malcapitata fase difensiva calabrese, spaziando intensamente sul fronte offensivo, lavorando di tanto in tanto tra le linee avversarie negli half spaces. Il 1912 ha sbrigato la pratica in poco più di venti minuti, gestendo poi nella ripresa senza particolari patemi e permettendo anche a Gytkjær di tornare al gol.

Ancora note liete da Machin, premiato legittimamente con la titolarità, protagonista di una buona prova in costruzione e rottura. Il mediano di Bata, come detto, si è districato bene in ambo le fasi, anche quella difensiva, con il giusto atteggiamento, caratterizzato da applicazione e sacrificio lodevole; allietando poi il pubblico presente con qualche giocata high quality palla al piede, che fa rammentare quel player visto a Pescara, precedentemente al primo trasferimento in Brianza. La retroguardia, priva dell'esperto centrale difensivo di Longchamps Paletta, ha ridimensionato ottimamente i potenzialmente pericolosi avanti cosentini, con l'unica sbavatura, a difesa schierata, nel gol di Carraro da palla inattiva, su schema; rete che è valsa una piccola gioia, ed un temporaneo sentimento di speranza, ai numerosi e chiassosi supporter rossoblu.

Questo Monza fa ben sperare, tra le mura amiche ha perso solamente due punti (al 95' con la Ternana) tra i disponibili (19 su 21) e, proprio nelle ultime uscite interne, ha cominciato a concretizzare anche la produzione offensiva con più facilità. Ora, per dare ulteriore linfa e slancio a questa ascesa, ci si dovrebbe sbloccare in trasferta con una vittoria il prima possibile. I biancorossi, visti contro il Cosenza e nel primo tempo del derby, sono in grado di poter fare male a chiunque, anche ad avversari ben più temibili.