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In base all’avversario di turno cerco di dividere i miei ricordi tra ‘casa’ e ‘trasferta’. Con la Reggina non ci riesco. Per me Reggina vuol dire solo e sempre ultima panchina della vita di Gigi Radice. Perché da quel pomeriggio il più grande mister della storia biancorossa ha iniziato a spegnersi. Lentamente ma inesorabilmente perché il colpo fu moralmente durissimo. 28 Settembre 1997: sono passati pochi mesi dal vittorioso spareggio di Ferrara (Monza-Carpi 3-2) e dal ritorno in serie B. Una primavera magica, quella del 1997: Radice era subentrato all'improponibile Rumignani e in poco più di due mesi aveva rivitalizzato la squadra portandola al trionfo. Che per lui era il secondo sulla panchina del Monza a trent'anni esatti dal primo .... Romanticismo puro … Sono i tempi del cosidetto Milonza, cioè del Monza 'targato' Milan, da quando l’accorata richiesta di aiuto del presidente Giambelli era stata accolta dalle alte sfere rossonere. Che avevano spedito a Monzello in qualità di d.s. Rubén Buriani. Festeggiata la promozione, Gigi parte per le ferie rassicurato dalle promesse di via Turati (allora sede del Milan) sulla costruzione di una squadra competitiva ed in grado di non soffrire nel durissimo campionato cadetto. La realtà sarà peggio del peggior incubo: per mere ragioni di cassetta il Milan presta i suoi giovani migliori ad altri lidi e spedisce quelli più acerbi (leggasi brocchi con la b minuscola) in Brianza. Radice capisce che dovrà sputar sangue, lavora tanto sul campo, si incazza, manda giù bocconi amarissimi e, per amore del "suo" Monza, accetta di tutto. Persino un centravanti di colore raccomandato da Weah, tal Zizi Roberts, fisico impressionante, fondamentali assenti (quasi) totalmente. I biancorossi raccolgono 4 punti nelle prime 3 giornate (pareggio interno col Pescara, sconfitta dignitosa a Verona, successo al Brianteo sul Venezia) poi buscano di brutto (3-0) a Treviso. 28 settembre 1997, dunque: seconda trasferta consecutiva. Reggio Calabria, stadio Granillo. L'ottima disposizione tattica consente al Monza di tenere bene il campo fino a metà ripresa. Fino al gol, casualissimo nello sviluppo, di Pinciarelli. Palla al centro e D'Aversa (l'ex allenatore del Parma) si fa cacciare dal permalosissimo arbitro. L'inferiorità numerica immediatamente successiva allo svantaggio impedisce qualsivoglia reazione ospite. Sipario. Negli spogliatoi piomba il presidente Giambelli. Che, da sempre paladino dell'educazione e del rispetto, si infuria con D'Aversa "perché ti sei fatto buttar fuori? In undici avremmo potuto pareggiare ... " Radice lo prende per un braccio e lo porta fuori dallo spogliatoio: "Presidente, il ragazzo ha capito di aver sbagliato. Martedì alla ripresa glielo farò notare di nuovo. Adesso a caldo non va bene" ... Ma quello è un fiume in piena e torna dentro cercando ancora D'Aversa: "Lo sai che non voglio espulsioni così!! Dovevi stare zitto! " il tutto condito da intercalare dialettali. Radice interviene ancora e lo riporta fuori "Basta, presidente ... non è il caso. Ormai è andata così... " Giambelli si placa per qualche secondo poi - fuori dallo spogliatoio - riprende le litanie: "Senza l'espulsione non avremmo perso!" e Gigi annuisce .... "Non si può farsi cacciare così" e Gigi annuisce ... "Gli diamo una bella multa!" e Gigi annuisce .... "Adesso torno dentro e gliene dico quattro!" e gli occhi di ghiaccio di Gigi si fanno di fuoco. Si frappone tra Giambelli e la porta dello spogliatoio e booooom " Adesso basta. D'Aversa ha sbagliato e merita la multa ma, cazzo, presidente il problema non è D'Aversa! Il problema sono i cifoni (letterale) che ci hanno mandato i suoi amici del Milan! Lo vuole capire o no ???" Sono le ultime parole pronunciate da Radice allenatore. Parole di verità. Parole di chi – come solo i grandi sanno fare – non si nasconde dietro le solite frasi di circostanza. Parole che chi di dovere riporterà fedelmente ai piani alti di via Turati e meno di 24 ore dopo arriverà l'esonero. Da allora Gigi non volle più saperne di allenare. Tra pochi giorni (7 Dicembre) saranno due anni dalla sua scomparsa e noi lo ricordiamo commossi in una foto ed in una frase. La foto è quella dei suoi ragazzi (quanti ex biancorossi !!) in granata che lo portano in trionfo nel giorno dell’ultimo scudetto del Toro, la frase è quella al microfono del mio amico Alberto D’Aguanno (anche per lui in questi giorni ricorre il triste anniversario) pochi minuti dopo la vittoria nello spareggio di Ferrara: “Il Monza è il mio Real Madrid !” . Brividi. Allora quando la sentimmo da pochi passi. Oggi mentre la riscriviamo qui.

Fiorenzo Dosso