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Milano. Siamo andati a trovare Marco Rigo, Campione Mondiale di Ping Pong che ci ha raccontato come si e’ avvicinato a questo interessantissimo sport, spesso poco considerato poiche’ in Italia si vive solo di calcio.

Marco, quando hai scoperto la passione per il ping pong?

“L’ho scoperto per caso al mare, avevo circa 15 anni e conobbi un ragazzo che giocava, a livelli regionali in Lombardia. Bravissimo. Da lì è iniziata la mia passione sui tavoli di cemento tipici dei villaggi vacanze.”

Chi è stato il tuo mentore?

“Ho avuto diversi allenatori dall’inizio, proprio a seguito dell’ incommensurabile voglia di migliorarsi. Nel cuore ho i seguenti: Wang, primo tra tutti. Infiniti viaggi fatti al vecchio Vigorelli di Milano, per poter avere lezioni, che è stato il primo allenatore. Stefan Stefanov, caro amico e coach, che mi ha sempre spronato e sostenuto a migliorarmi ed a non farmi smettere di giocare quando ormai pensavo di mollare tutto. Infine Fabio Mantegazza, un caro amico, con il quale ho scoperto strategie e tecnicismi che non pensavo nemmeno di poter immaginare. Questi sono i miei tre mentori che porterò sempre nel cuore“.

- Che altri sport hai praticato?

“Nuoto e calcio, principalmente.”

- Quando hai capito che avresti potuto sfondare in questo sport?

"Non ho mai pensato di sfondare. Quando inizi a giocare e vedi degli atleti giocare bene, tu vorresti perlomeno cercare di arrivare al loro livello. E' da lì che nascono le ambizioni, del tipo “mi piacerebbe tanto giocare come lui..” e da lì in poi l’ambizione cresce, una sfida costante con te stesso, gli avversari e la classifica individuale. Penso sia un po' come un runner, che vuole costantemente diminuire i suoi tempi di percorrenza durante una maratona."

Cosa si prova ad essere Campione Mondiale?

“Grazie ad ANED, l’associazione fondata da Franca Pellini, ho partecipato ai World Trasplant Game. Una festa dove i trapiantati di organo si incontrano per celebrare il significato del ritorno ad una vita normale grazie alla donazione degli organi ed essere speranza, per le persone che si trovano ancora in lista di attesa, di un nuovo ritorno alla vita, tramite lo sport. Beh la sensazione è indescrivibile. Più che altro ti rendi conto che tutti gli sforzi e sacrifici fatti portano ad un risultato. Se si vuole raggiungere un obbiettivo, bisogno darsi da fare e non arrendersi mai, qualsiasi siano le difficoltà che si trovano. Alla fine lo sport ci insegna a vivere. Ma alla fine, anche per un solo secondo, ti rendi conto, che in quello specifico momento, non esiste al mondo nessuno più forte di te".

- Cosa vuoi dire ai giovani che si affacciano al ping pong, quanto spirito di sacrificio ci vuole per raggiungere certi risultati?

“A mio avviso il tennis tavolo è uno sport tra i più tecnici che esistano. Il fattore mentale, tante ore di allenamento fino alla costruzione delle meccanica dei vari colpi, richiedono molto sacrificio, tantissime ore di sudore ma soprattutto molto tempo per imparare. All’inizio non è facile, si perde quasi sempre. Questo è lo spunto dal quale nasce la voglia di migliorarsi per poter affrontare meglio l’avversario. Questo un pò come dobbiamo fare nella vita e tutte le difficoltà che ci riserva ogni giorno".

- Cosa si puo’ fare per dare piu’ visibilita’ evidenza a questi sport “minori” perche’ fuori dallo show business come il calcio?

“Penso che sicuramente uno dei fattori principale siano la maggiore visibilità dei media, che come strumento di informazione, la tv, sui principali canali televisivi, e infine la maggior pratica nelle scuole, durante le ore di educazione fisica, nei progetti di centro avviamento allo sport.” Ti interessa il calcio, hai seguito l’avvento di Galliani e Berlusconi al Monza, cosa ne pensi? “Da giovane ho sempre supportato il Milan. Mi ricordo il famoso Milan di Berlusconi, Galliani con Gullit, Van Basten. Penso che con la loro esperienza e soprattutto passione, possano fare sicuramente del bene per far crescere la il Monza nella maniera più opportuna.”

- Cosa ne pensi delle nuove generazioni, che consiglio vuoi dare loro perche’ lo sport torni ad essere divertimento e voglia di socializzare come quando eravamo piccoli noi?

“Io penso che uno dei messaggi principali che lo sport voglia dare è socialità e rispetto. Io trovo cosi affascinante, ritrovarsi, fare tanti kilometri, anche per stare insieme ai propri compagni di squadra, amici, che al termine di una avvincente partita di campionato, a prescindere dal risultato, terminerà sempre con una serata in compagnia in un buon ristorante a confrontarsi.”

Gabriele Passoni