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La provocazione di Trump

Le parole di Donald Trump sono una bomba a orologeria per la Nato. L'ex presidente americano, in corsa per la rielezione nel 2024, ha lanciato una sfida agli alleati europei durante un comizio a Conway, nel South Carolina. Trump ha ribadito la necessità che i membri dell'Alleanza atlantica spendano il 2% del loro Pil per la difesa, come stabilito dal Patto, e ha dichiarato che non esiterebbe a incoraggiare la Russia ad attaccare i Paesi che non rispettano quest'obbligo, definendoli "delinquenti".

Una dichiarazione forte, che fa tremare i polsi agli alleati Nato, soprattutto quelli dell'Est, più esposti alla minaccia russa. Trump ha infatti accusato i Paesi europei di approfittarsi della protezione americana, senza contribuire in modo adeguato alla sicurezza comune. "Noi paghiamo una fortuna per difendere la Nato, e loro non pagano nulla. E poi ci dicono che siamo cattivi, che dobbiamo essere più gentili con la Russia. Ma se la Russia li attacca, io cosa faccio? Li difendo? No, li lascio fare. Sono dei delinquenti, non meritano il nostro aiuto", ha detto Trump, scatenando gli applausi dei suoi sostenitori.

L'articolo 5: un vincolo ambiguo

La provocazione di Trump, però, si scontra con l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, il documento fondante della Nato. Questo articolo stabilisce che "le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti". In altre parole, se Mosca dovesse intraprendere un'azione bellica ai danni di una nazione europea parte dell'Alleanza, anche gli Stati Uniti si troverebbero coinvolti e dovrebbero aprire le ostilità con Vladimir Putin.

Ma l'articolo 5 non è così chiaro e vincolante come sembra. Nel resto del testo, infatti, si legge che "ciascuna di esse (gli Stati facenti parte della Nato, ndr) assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale".

Non vi sono, dunque, obblighi espliciti a intervenire militarmente. Ogni Paese può stabilire liberamente quali percorsi intraprendere per risolvere la crisi, senza la necessità di coordinarsi con gli altri. Ponendo il caso di una vittoria di Trump alle elezioni di novembre e di un attacco russo all'Alleanza durante la sua presidenza, gli Stati Uniti non sarebbero tecnicamente obbligati a rispondere con la forza. Per questa sua fumosità e natura interpretabile, l'articolo 5 è stato spesso criticato in passato.

Le reazioni degli alleati

Jens Stoltenberg
Jens Stoltenberg

La minaccia di Trump ha suscitato preoccupazione e indignazione tra gli alleati Nato, che hanno ribadito il loro impegno a rispettare il Patto atlantico e a difendersi a vicenda in caso di aggressione. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è intervenuto sottolineando che "qualunque affermazione secondo cui gli alleati non si difenderanno a vicenda mina tutta la nostra sicurezza, compresa quella degli Stati Uniti" e augurandosi che "indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali, gli Stati Uniti restino un alleato della Nato forte e impegnato".

L'Europa si prepara al peggio

Le parole di Trump, però, hanno anche rivelato la fragilità della Nato e la necessità per l'Europa di pensare alla sua sicurezza, priva dello scudo americano. Nel corso degli ultimi mesi, generali e ministri di diverse nazioni dei 27 hanno espresso la necessità di potenziare l'industria della difesa e gli eserciti, in modo da renderli pronti a reagire in caso di guerra con la Russia senza aspettare un intervento da oltre oceano.

L'Europa, infatti, è consapevole che Trump non è un caso isolato, ma il sintomo di un cambiamento profondo nella politica estera americana, sempre più orientata verso il Pacifico e meno interessata agli affari del Vecchio continente. Anche il presidente Joe Biden, pur essendo un sostenitore della Nato, ha fatto capire che gli Stati Uniti non possono essere i gendarmi del mondo e che l'Europa deve fare la sua parte. In questo scenario, la Nato resta un'organizzazione fondamentale, ma non sufficiente, per garantire la pace e la stabilità in Europa.
 

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